13 Aprile 2010, h. 00:00
Lavanderie – Fuorilegge i servizi aggiuntivi nelle lavanderie a gettone
Basta una semplice ricerca in Internet per capire le reali proporzioni del fenomeno: pagine e pagine di lavanderie automatiche, quelle self service a gettoni che fino a ieri si incontravano solo in tv tra gag e film e che oggi si affacciano anche sui marciapiedi delle nostre città con porte aperte a tutte le ore. Un vero boom: in un solo anno il loro numero in Italia è cresciuto del 188%. Chi le sceglie ha un motivo preciso: lo fa per risparmiare sull’acquisto di una lavatrice e sui relativi costi di manutenzione, e anche perché ha del tempo libero per restare accanto al cestello, in attesa che il lavaggio dei panni sia terminato. Nessuna possibilità di confusione con le lavanderie tradizionali perché tra le due si erge un muro normativo che vieta alle lavanderie automatiche di offrire servizi aggiuntivi quali stiro, smacchiatura, ritiro e consegna dei panni. In sostanza quello che le lavanderie a gettone possono fare è solamente affittare a prestazione un elettrodomestico e niente più. L’esperienza e i servizi vanno cercati altrove. Questo almeno sulla carta, perché la realtà è più complessa. Si moltiplicano, infatti, i casi di imprenditori disinvolti che per far quadrare i conti offrono servizi aggiuntivi in barba a tutti i divieti di legge. La denuncia è di Confartigianato Anil, l’associazione che rappresenta le lavanderie tradizionali artigiane, che ha richiamato le pubbliche amministrazioni, in particolare i comuni, a una più attenta sorveglianza su un fenomeno fortemente lesivo della leale concorrenza. A gettare benzina sul fuoco ha contribuito anche un servizio del Tg5 andato in onda a fine marzo che ha certificato come il nuovo costume delle lavanderie a gettone a volte vada a braccetto con il malcostume segnalato da Confartigianato. Nel servizio c’è proprio tutto, dall’indicazione fuorilegge ‘stiro camicie’ in bella mostra proprio sulla porta di una lavanderia automatica alla candida confessione di un addetto ‘pizzicato’ dalla giornalista mentre carica la lavatrice: “Ma non è self service qua?” domanda la giornalista Maria Luisa Cocozza. “Si”, risponde il giovane. “E allora perché lei ha messo dentro il bucato che ha portato quel ragazzo?”. “Mah – replica l’addetto sorridendo – do una mano, aiuto il cliente…”
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