27 Febbraio 2009, h. 00:00
Controlli sanitari, proposte contro la tassa per le micro imprese
Dopo aver protestato contro i contenuti del decreto legislativo 194/2008, la normativa con cui l’Italia ha accolto le direttive europee sulle “modalità di finanziamento dei controlli sanitari alimentari”, i tecnici di Confartigianato Imprese hanno preparato una proposta di emendamento per limarne le pesanti novità, soprattutto quelle che, a detta di tutti gli operatori del settore, “rischiano realmente di far crollare l’intera filiera”. Nell’occhio del ciclone sono finite le tariffe, innalzate anche di sessanta volte rispetto al passato, e la loro estensione a tutte le imprese del comparto alimentare. Una scelta, questa, assolutamente discrezionale e non voluta dall’Unione europea. Le tariffe per un servizio alle imprese, il controllo sanitario ufficiale, sono così diventate una tassa per tutte le imprese, senza la minima differenziazione tra dimensione aziendale e relativo volume d’affari. Indicazioni che Bruxelles aveva espresso chiaramente, aggiungendo come gli Stati membri avrebbero dovuto tener conto della “tipologia d’impresa ed i relativi fattori di rischio”, ma, soprattutto, “degli interessi delle aziende del settore a bassa capacità produttiva”. Indicazioni rimaste inascoltate, che ora rischiano di bloccare la filiera. Per scongiurare un pericolo tanto serio quanto reale, Confartigianato ha proposto due modifiche al testo normativo che dovrebbero semplificare le nuove procedure, alleggerirne la portata economica e garantire il giusto equilibro tra qualità ed efficienza dei controlli sanitari sui prodotti che finiscono sulle tavole degli italiani. La prima modifica punta l’indice contro l’articolo 10 della normativa italiana. In particolare, contro i commi 4 e 6, che fissano la scadenza di pagamento al “31 gennaio dell’anno di riferimento”e l’estensione delle procedure per la riscossione coattiva “anche nel caso di violazione del comma 4”. Con la seconda modifica, invece, i tecnici di Confartigianato hanno voluto adeguare la normativa italiana alle preferenze espresse da Bruxelles sull’attenzione nei confronti delle micro e piccole imprese del settore. Secondo la più rappresentativa organizzazione dell’artigianato italiano, infatti, “le imprese rientranti nella fascia produttiva annua A della tabella, con una capacità produttiva fino al 25% dei valori limite indicati per tutte le tipologie di stabilimenti previsti, sono esonerate dal pagamento della tariffa forfettaria annua prevista”. Una correzione che punta a salvare le micro imprese del settore, costrette a pagare tanto quanto quelle di dimensioni industriali. Un prezzo decisamente troppo alto per chi non ha quella portato aziendale.
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