17 Giugno 2008, h. 00:00
Autotrasporto: approdano alla Ue le trattative per scongiurare il fermo
Tempi stretti per il Governo per varare il pacchetto di misure richiesto dalle Associazioni dell’autotrasporto per affrontare la difficile crisi che sta coinvolgendo il settore. “La più grave degli ultimi 20 anni “, sottolinea il Presidente di Confartigianato Trasporti Francesco del Boca. Scadono il 30 giugno i termini per la chiusura della vertenza. Oltre quella data il fermo dei mezzi, annunciato ai primi del mese, sarà inevitabile. Ma i giorni a disposizione del Governo per scongiurare il fermo potrebbero essere ancora meno: le Associazioni di categoria, infatti, attendono risultati concreti entro il 24 giugno. Intanto il sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino ha annunciato che il tavolo tra Governo e autotrasporto si farà, e anche a breve. Forse in settimana. Giachino ha precisato che il “tavolo deve essere il luogo per affrontare i problemi che in questi anni sono rimasti irrisolti”. “Il paese – ha dichiarato il sottosegretario –non può permettersi un altro blocco dei Tir”. La complessa partita da giorni si è spostata anche sul tavolo dell’Unione Europea. I problemi denunciati dagli autotrasportatori italiani, sono comuni, infatti, a quelli dei colleghi di più nazioni. Una prova evidente è rappresentata dalle agitazioni che nelle ultime settimane hanno fatto procedere a singhiozzo l’autotrasporto pesante di Francia, Belgio e Gran Bretagna, e che hanno fatto dire al ministro sloveno e Presidente di turno della Ue Radovan Zerjav che al problema “dovrà essere trovata una soluzione”. Una volta per tutte, auspicano gli autotrasportatori. Anche il Ministro dei Trasporti Altero Matteoli è convinto che la soluzione al problema del comparto passi attraverso Bruxelles. Soprattutto per quanto riguarda il caro-gasolio per il quale “bisogna individuare una soluzione condivisa da tutti i Paesi Ue, per permettere agli autotrasportatori di continuare a lavorare”. Della necessità di un intervento forte nella questione da parte dell’Unione Europea è convinto anche il Commissario europeo ai trasporti Antonio Tajani, investito del problema da Matteoli. Quest’ultimo ha tenuto comunque a sottolineare che l’allargamento della vicenda alla Ue non toglie che “l’Italia farà la sua parte”. Intanto il 13 giugno il Presidente di Confartigianato Trasporti Francesco del Boca è stato eletto per acclamazione Presidente di UETR, l’Unione europea degli autotrasportatori di merci che riunisce otto federazioni nazionali delle imprese dell’autotrasporto di Italia, Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Slovenia e Ungheria e che ha per obiettivo la rappresentanza, difesa e promozione degli interessi dei trasportatori a livello comunitario. Il primo atto di Del Boca è stato quello di predisporre una proposta di interventi per affrontare i problemi congiunturali e strutturali condivisi “in tutta la loro gravità e urgenza dalle imprese di autotrasporto di tutti i paesi europei”. Le proposte si sono condensate in un documento che sarà consegnato il 19 giugno alla presidenza dell’Unione Europea. “Le richieste che avanziamo alla Ue –spiega Del Boca – sono simili a quelle che abbiamo già sottoposto il 10 giugno al Ministro Matteoli. Sul tavolo non c’è solo la questione del caro-gasolio. Abbiamo chiesto la predisposizione di misure antidumping per bloccare il fenomeno della concorrenza sleale; l’istituzione di un Osservatorio sui costi che, prendendo in esame diversi parametri, indichi all’autotrasportatore il costo minimo a chilometro al di sotto del quale va in perdita. Legato a questo, abbiamo sollecitato un meccanismo che permetta l’adeguamento automatico della tariffa agganciandola al costo del carburante. Un’altra misura mira a far scendere a 30 giorni il termine di pagamento delle fatture, che oggi è intorno a 90/180 giorni. Poi la questione dei controlli. Chiediamo una politica dei controlli seria ed efficace, non come quella che si ostinano a fare in Italia sulla lampadina bruciata o sul battistrada con qualche millimetro in meno. Chiediamo un controllo sulla legalità. In Italia circolano migliaia di veicoli stranieri che fanno dei trasporti all’interno del nostro territorio, pur non avendone alcuna autorizzazione”. In sostanza abusivi. “Sì, abusivi. Sarebbe facile spezzare questa catena che sottrae agli autotrasportatori una cospicua quota di mercato. Sono sufficienti controlli seri. Basta verificare le bolle”. Tutte le misure elencate da Del Boca, presentate a livello nazionale a Matteoli e da questi rilanciate alla Commissione europea trasporti guidata da Tajani, facevano già parte del pacchetto di proposte concordate con il precedente Governo lo scorso dicembre. “Sì. Le misure sono quelle. Poi non se ne è fatto più niente. Capisco, hanno avuto i loro problemi. Ma adesso i problemi sono tutti nostri. La situazione non è più quella dello scorso dicembre. Da dicembre a oggi il gasolio è aumentato del 35%. Allora c’erano ancora i margini per trovare una soluzione, anche se minimi. Ora tali margini non ci sono più. La situazione è tragica, ci sono ormai i primi blocchi spontanei. Le bisarche si sono già fermate, lo stesso i porta container a la Spezia. Bisogna fare presto”. Fare presto, sì, ma le misure richieste, almeno quelle avanzate al Governo Italiano potrebbero infrangersi sul doppio scoglio rappresentato dai costi e dai tempi ormai stretti. “La questione potrebbe essere risolta velocemente e senza maggiori costi per lo Stato”. Come? “Mettendoli a carico dei committenti – spiega Del Boca -. In effetti questo è il problema. Tolte le misure che abbiamo chiesto al Governo per ripianare i maggiori costi che negli ultimi sei mesi abbiamo dovuto sopportare per le fluttuazioni del greggio, abbiano chiesto, per il futuro, di poter trasferire gli eventuali aumenti del gasolio direttamente sulle tariffe, con una sorta di automatismo, vigilato da un Osservatorio che ne stabilisca di mese in mese l’entità. Una clausola che andrebbe a pesare sui committenti. Quelli grandi, penso ai complessi industriali, ad esempio, non sono chiaramente d’accordo a pagare di più. Guardano ai loro interessi, che sono poi quelli di tenere i nostri prezzi al minimo. In sostanza preferiscono che sia lo Stato a ripianare i conti. Una strada che non intendiamo perseguire. E’ una vecchia trappola. Così siamo sempre costretti a chiedere, mentre noi chiediamo adeguamenti automatici”.
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