30 Ottobre 2007, h. 00:00

“Made in”, la legge europea è sempre più vicina

La proposta per l’adozione del “Made in”, l’etichetta di origine obbligatoria per alcuni prodotti che entrano nel mercato comunitario, ha convinto 399 europarlamentari, il numero necessario per trasformare la “dichiarazione scritta” in una risoluzione dell’Assemblea di Strasburgo. La decisione per la definitiva approvazione spetta ora al Consiglio europeo. La battaglia di Confartigianato ha così messo a segno la mossa decisiva. Una mossa che potrebbe mettere in scacco l’infinita quantità di merci prive di indicazione d’origine che varca i confini nazionali, invadendo il mercato europeo e mettendo in pericolo il “Made in Italy”. I motivi dell’azione italiana per il “Made in” sono state spiegate nei giorni scorsi da Emma Bonino, ministro del Commercio Internazionale e delle politiche europee. “L’Italia è impegnata in prima linea in questa campagna che potrebbe segnare una rivoluzione commerciale a favore delle imprese europee e dei cittadini – consumatori”. “L’obbligo dell’etichettatura sulle merci extraeuropee – ha poi aggiunto la Bonino – è prima di tutto una misura di trasparenza per chi acquista un prodotto. Serve inoltre a ristabilire reciprocità nelle condizioni di accesso ai mercati poiché grandi paesi come USA, Giappone o Cina già impongono questo obbligo ai prodotti d’importazione”. Oggi infatti, l’azienda italiana che vuole esportare in questi paesi deve apporre sui propri prodotti il marchio d’origine, obbligo a cui non sono chiamati gli esportatori di quei paesi. In più, a convincere gli europarlamentari sulla proposta che restava ferma sui banchi di Bruxelles dal 2005, è stato il vertiginoso aumento di casi di indicazioni fuorvianti e fraudolente sull’origine delle merci importate nei mercati europei. In tal senso, è emblematico il rapporto diffuso di recente dalle dogane europee e da cui emerge che, dei 250 milioni di prodotti contraffatti sequestrati lo scorso anno, l’86% proviene dalla Cina, con un incremento rispetto all’anno precedente del 286%. Un dato significativo per giudicare insoddisfacente la garanzia offerta ai consumatori e alle imprese del Vecchio Continente. E’ ancora la Bonino a parlare: “E’ noto che il nostro Paese è impegnato da tempo nel sostenere l’approvazione di questa misura che renderebbe obbligatorio il marchio d’origine su sette categorie di prodotti: tessile e abbigliamento, calzature, ceramica e oggetti di vetro, lavorazioni in cuoio e pelle, gioielleria, arredamento e illuminazione, accessori moda”. Tutti protagonisti del miglior Made in Italy, fatto di qualità ed eccellenza che ha bisogno di garanzie, per le imprese e per rendere i cittadini consapevoli della provenienza e della qualità dei prodotti che comprano. Un diritto sollecitato anche da chi ha promosso il riconoscimento del marchio “Made in”. “E’ da tempo che siamo impegnati perché l’Europa adotti il nuovo regolamento sul marchio di origine – ha dichiarato Stefano Acerbi, presidente di Confartigianato Moda – uno strumento importante per i consumatori, perché li aiuta a orientarsi tra i prodotti e a scegliere consapevolmente”.

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