1 Agosto 2007, h. 00:00

Artigiani per contract

L’immagine agiografica del falegname tutto pialla e trucioli, alle prese con prodotti solidi, ma di dubbio design, che non mette piede fuori casa per cercare lavoro, se mai è stata reale, sicuramente oggi non lo è più. Parola del mercato e del Ministro per le Politiche europee e per il Commercio Internazionale Emma Bonino. Che chiama a raccolta gli artigiani del Paese e le loro associazioni, per fare grandi cose. Parola d’ordine: contract. Confartigianato attraverso l’Ufficio Internazionalizzazione raccoglie l’appello e diffonde tra gli associati un questionario per “selezionare un primo raggruppamento di imprese qualificate a partecipare al progetto”. Cos’è il contract? Sono le forniture per grandi spazi come quelli dei mega alberghi a cinque stelle, dei musei o dei complessi residenziali. Interior Contract, per essere precisi, che riguarda le aziende che producono arredamenti, complementi d’arredo e finiture. Pochi sono in grado di fornire un servizio chiavi in mano, dai parquet alle stoviglie, un numero maggiore quelli che possono intervenire alimentando la filiera. Il mercato di riferimento è quello estero, dove il made in Italy è sinonimo di innovazione e qualità. L’obiettivo dichiarato del Ministero è quello di creare un data base con le informazioni delle aziende piccole e artigiane che operano nel comparto. Solo quelle in possesso di alcuni requisiti base: “un’esperienza pregressa nel settore, prodotto o servizio adatto e conoscenza delle regole”. Una volta compilata la lista degli artigiani che “rappresentano l’avanguardia di eccellenza dell’offerta italiana del settore”, sarà compito degli uffici dell’Istituto Nazionale Commercio con l’Estero, selezionare le richieste di forniture che possono avvalersi dei prodotti italiani. Guardare aldilà dei confini nazionali è sicuramente una buona idea per un comparto, come quello del legno e dell’arredo, da tempo in crisi congiunturale: dal 2002 a oggi le imprese artigiane che hanno chiuso bottega sono state 8.499, pari all’8.6% del totale. E le previsioni a medio temine sono giudicate dall’Osservatorio Congiunturale della Confederazione “sotto tono, nonostante una buona tendenza all’investimento”. “La verità è che le imprese italiane del comparto hanno grandi chance sul mercato internazionale. Quella del contract è solo una delle formule possibili. Ma devono allearsi, creare intese, rendersi flessibili alle richieste dei clienti, garantire prodotti di qualità e tempi di consegna certi. L’ho ribadito tante volte, ma la scarsa propensione a fare sistema non aiuta. E’ un limite alla crescita, perché la risposta al mercato globale è un servizio globale, un servizio da fornire chiavi in mano, completo di tutto fino all’ultimo dettaglio. Quando si parla di maxi forniture, come quelle che servono per arredare un intero ministero, le cose da fare sono tante. Ci sarebbe lavoro per tutti”. Angelo Fantin è un imprenditore del legno che sa il fatto suo. Sul sito internet della falegnameria di famiglia (3.000 metri quadrati per 18 addetti) è tutto un brevetto e una tecnologia innovativa. E tanta passione per un mestiere che era già del suo bisnonno. E poi è il Presidente di Confartigianato Legno. “Il mercato del contract l’ho scoperto quasi per caso. Nel 2002 avevo inserito sulle pagine gialle di internet la mia azienda. Tra gli altri sono stato contattato da uno studio di engineering scozzese che operava su grandi commesse in Medio Oriente e Libia. Mi hanno richiesto una serie di preventivi. Sulle prime ho avuto l’impressione che i miei prezzi fossero per loro al limite, allora ho risposto che non ero particolarmente interessato alla commessa perché i nostri prodotti erano di fascia medio-alta. Ci siamo lasciati bene, con la promessa che mi avrebbero richiamato. Così è stato. Dopo qualche mese è arrivata una delegazione in visita alla mia azienda, composta da un architetto della società scozzese, da altri tecnici, e da un rappresentante del Governo libico. Questo primo incontro si è concluso così: “le invieremo i disegni delle cose da realizzare. Mi raccomando ai prezzi che non siano troppo esagerati”. L’hanno pure sottolineato”. Fantin, come imprenditore, ricorda che “si tratta di mercati molto esigenti e costosi da mantenere. Sono clienti che si fidelizzano, ma per tenerli è necessario accontentarli non solo sulla grande fornitura, ma anche sulle piccole richieste, che spesso sono antieconomiche”. Come Presidente di Confartigianato Legno, sottolinea che “nell’affrontare un mercato straniero, bisogna fare attenzione alla qualità. Quando è massima, scompare la concorrenza. Quando cala, e si attesta su livelli standard, la concorrenza diventa planetaria ed è difficile spuntarla”. Presidente, qual è il peso del contract e delle esportazioni nella sua azienda? “Attualmente l’estero pesa per il 12%. Abbiamo dovuto ridurre le esportazioni per continuare ad alimentare il mercato italiano. Il vero freno allo sviluppo è dato dalla manodopera. Che manca”.

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