31 Gennaio 2019, h. 17:24
STUDI – Nell’occhio del ciclone – I cambiamenti dell’economia globale e il posizionamento dei territori nella crescita: migliorano la posizione relativa Basilicata, Abruzzo, Trento e Bolzano. I dati delle tendenze di settore in chiave glocal esaminati nella Convention Categorie 2019
Le ultime stime preliminari sul PIL pubblicate stamane indicano che l’Italia è entrata in recessione tecnica: il PIL trimestrale – in volume destagionalizzato e corretto per gli effetti di calendario – registra, infatti, due flessioni congiunturali consecutive nel III e nel IV trimestre del 2018, pari rispettivamente al -0,1% ed al -0,2% che si confronta con la crescita del +0,2% dell’Eurozona. L’ultima successione di due trimestri in negativo si registrò nel III trimestre 2013, quasi 6 anni fa. Le stime del Fondo Monetario Internazionale indicano che l’Italia è nel 2018 è terz’ultima tra le maggiori economie mondiali per tasso di crescita del PIL annuale – con un +1,0% davanti a Giappone e Sud Africa, a fronte del +2,3% delle economie avanzate e si colloca all’ultimo posto nel 2019 con un +0,6% vs. +2,0% delle economie avanzate.
Le tendenze dell’economia globale e dei sistemi locali è stata al centro del report presentato dall’Ufficio Studi in occasione della Convention Categorie 2019 iniziata oggi. In chiave locale è stato esaminato il differente posizionamento dei territori nelle due fasi di inizio secolo divise della Grande recessione, 2000-2007 e 2008-2017. Se nel periodo pre crisi crescevano tutte le regioni tranne la Basilicata, negli ultimi 10 anni risultano in crescita solo la Provincia Autonoma di Bolzano (+9,0%), la Lombardia (+1,7%) e la Provincia Autonoma di Trento (+0,6%). Inoltre la dinamica rispetto al periodo pre crisi vede profonde modifiche delle posizioni relative delle regioni con i miglioramenti della Basilicata che sale dal 21° al 4° posto (+17 posizioni), dell’Abruzzo dal 18° al 8° posto (+10 posizioni), della Provincia Autonoma di Trento dal 12° al 3° posto (+9 posizioni) e della Provincia Autonoma di Bolzano dal 5° al 1° posto (+5 posizioni); all’opposto peggiorano le Marche che scendono dal 2° al 16° posto (-14 posizioni), il Lazio dal 1° al 9° posto (-8 posizioni), la Valle d’Aosta dal 9° al 17° posto (-8 posizioni) e l’Umbria dal 13° al 20° posto (-7 posizioni).
In chiave strutturale va ricordato che la piccola impresa rappresenta il tessuto connettivo del territorio, con una maggiore presenza al decrescere della dimensione dei comune di residenza dell’attività: mediamente gli occupati nelle unità locali fino a 49 addetti rappresentano circa i tre quarti (73,2%) degli occupati ed il massimo dell’86,6% si osserva nei comuni con meno di 1.000 abitanti per arrivare, con un profilo decrescente, al minimo del 61,8% registrato nei comuni sopra i 250.000 abitanti, pari ad un gap di ben 24,8 punti percentuali.
Le imprese artigiane esprimono il valore dell’attività e le elevate competenze in molteplici settori che Confartigianato rappresenta tramite l’attività di 12 Federazioni di categoria e 67 Mestieri; questa struttura imprenditoriale è presentata nel Rapporto “Laboratorio federazioni e mestieri 2019. Il quadro statistico delle imprese artigiane” presentato in occasione della Convention Categorie 2019. Clicca qui per scaricarlo.
PIL reale: dinamica congiunturale
IV trim. 2008-IV trim. 2018. Var. % di valori concatenati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario (anno di riferim. 2010) – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica PIL tra 2000 e 2007 e tra 2007 e 2017 per regione
Anni 2000-2007 e 2007-2017. Variazione percentuali cumulate nel periodo – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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