15 Maggio 2017, h. 15:29
STUDI – Ristagno produttività: dal 2000 solo +0,6% in Italia vs. +15,8% in Eurozona, ma cresce nel manifatturiero (+18,6%) mentre cala (-3,1%) nei servizi
Le previsioni della Commissione europea pubblicate giovedì scorso collocano l’Italia all’ultimo posto per tasso di crescita previsto nel 2017, pari allo 0,9% valore dimezzato rispetto all’1,9% dell’UE a 28. Nel biennio 2017-2018 l’economia italiana mostra il tasso di crescita più basso tra i 28 Paesi dell’Unione europea. Perché cresciamo così poco? L’analisi dell’algebra della contabilità nazionale mette in evidenza che i fattori sono diversi. Il PIL è dato dal PIL pro capite per la popolazione. Su quest’ultimo fattore pesano fattori demografici quali natalità e immigrazione. A tal proposito va ricordato che nel 2016 la quota di anziani con 65 anni ed oltre è salita al 22,0% della popolazione, il valore più alto nell’Unione Europea, e in parallelo è salita al 10,7% la quota di occupati stranieri. A sua volta il PIL pro capite è dato dal prodotto tra tasso di occupazione, ore lavorate per occupato e valore aggiunto per ora lavorata. Mentre il tasso di occupazione sintetizza le spinte della domanda e dell’offerta di lavoro, le ore lavorate per occupato sono tendenzialmente regolate da contratti di lavoro assume un ruolo specifico la terza variabile – assimilabile alla potenza del motore della crescita – data dal PIL per ora lavorata, la tanto discussa produttività del lavoro, che nell’economia italiana ristagna da molti anni. Elaborando i recenti conti nazionali pubblicati dall’Istat osserviamo che nel 2016 il valore aggiunto per ora lavorata è pressoché uguale a quello del 2000, variando di un ridotto 0,6% in sedici anni; nello stesso arco di tempo la produttività nell’eurozona è salita del 15,8%. Inoltre la produttività presenta evoluzioni fortemente differenziate tra comparti. Mentre il settore manifatturiero – esposto alla concorrenza internazionale – ha registrato una crescita del valore aggiunto per ora lavorata del 18,6% nel periodo in esame, quello dei servizi ha registrato una flessione del 3,1% e – rappresentando quasi i tre quarti (74,5%) del valore aggiunto – ha determinato la stagnazione della produttività dell’intera economia italiana per oltre tre lustri.
L’analisi settoriale proposta evidenzia che gli interventi per supportare l’accumulazione di capitale contenuti nel Piano Industria 4.0 – che in prima battuta appaiono maggiormente adatti ad imprese di produzione di beni – sono maggiormente necessari per i settori concentrati sul mercato interno quali costruzioni e servizi le cui imprese, intensificando gli investimenti digitali, potranno ridisegnare i processi produttivi in modo più efficiente.
L’analisi del trend della produttività nel settore energetico nella rubrica ‘Imprese ed Energia” di QE-Quotidiano Energia.
Approfondimenti sull’intreccio tra dinamica della produttività, investimenti e interventi del Piano Industria 4.0 nell’analisi del contesto del report “Industria 4.0, Alternanza scuola-lavoro e Welfare’, presentato alla Convention #agiroma17 dei Giovani Imprenditori tenuta a Roma venerdì e sabato scorso. Clicca qui per scaricarlo.
Previsioni della dinamica del PIL 2017
Var.% rispetto al 2016 del PIL a prezzi costanti – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
Dinamica produttività per macro settore: 2000-2016
Valore aggiunto per ora lavorata – 2000-2016 – Indice 2000=100 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica produttività in Italia ed Eurozona
2000-2016 – valore aggiunto per ora lavorata nel 2016, valutato a prezzi costanti 2010; indice 2000=100 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea
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