27 Dicembre 2016, h. 12:06
STUDI – 8% piccole imprese gestiscono big data. Trend crescente con sviluppo Internet delle cose del 20,4% all’anno.
Lo sviluppo dell’Internet delle cose genera una forte crescita dei flussi di “big data” o grandi quantità di dati, generati mediante le attività elettroniche che avvengono tra macchine informatiche senza l’intervento umano, come quelli ottenuti dalle attività svolte sui social media, dai processi di produzione o dagli impianti installati. I big data sono caratterizzati da volumi significativi, dalla varietà di formato (testo, video, immagini, voce, documenti, dati estratti da sensori, i registri o log delle attività, dei clic effettuati sulle pagine web, dati di geo localizzazione, ecc.) e dall’elevata velocità con cui sono generati e modificati nel tempo.
Lo sviluppo della capacità da parte delle imprese di elaborare e analizzare mediante strumenti software queste enormi moli di dati – analitycs – può generare vantaggi competitivi e innovazione che può essere di processo, organizzativa, di marketing e di prodotto. Big data e analitycs sono una delle tecnologie abilitanti previste dal Piano nazionale Industria 4.0.
L’analisi dei dati pubblicati dell’Istat la scorsa settimana sulle tecnologie dell’informazione nelle imprese evidenzia che nel 2016 il 9,0% delle imprese ha analizzato big data nel corso dell’anno precedente, il 7,9% attraverso personale interno all’impresa o al gruppo di appartenenza e il 2,9% ricorrendo a competenze esterne.
Per le piccole imprese l’analisi dei big data è rilevata nel 7,7% dei casi, mentre sale al 29,8% per le imprese di grande dimensione. In questa prima fase di sviluppo il mercato dei big data è maggiormente presidiato da grandi imprese che integrano le tecnologie proprietarie che generano connessioni tra macchine con l’analisi dei relativi flussi di dati, mentre nelle fasi successive il fabbisogno di analisi di enormi moli di dati si estenderà alle imprese che installano e gestiscono gli impianti o che ne sono semplici utenti, segmenti maggiormente presidiati dalle piccole imprese. Nella prima fase predomina l’utilizzo delle competenze interne alle imprese, nelle fasi successive crescerà l’uso di competenze in outsourcing.
La tipologia di dati più utilizzati per l’analisi sono quelli di geo localizzazione derivanti dall’utilizzo di dispositivi portatili (3,2%), seguiti da quelli interni all’impresa e prodotti da dispositivi intelligenti o sensori (3,0%) e quelli generati dai social media (2,6%).
In chiave settoriale il maggiore utilizzo di analisi di big data lo riscontriamo nella Produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore (35,0% con 13,6% relativo a dati provenienti da social media), seguite dai Servizi postali e attività di corriere (28,3% con 23,0% relativo a dati di geo localizzazione), Telecomunicazioni (28,1%), Attività editoriali (24,3% con 16,0% relativo a dati da social media), Agenzie di viaggio, dei tour operator e servizi di prenotazione e attività connesse (18,2%), Energia elettrica, gas, acqua e attività di gestione dei rifiuti (18,0%) e Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi (15,8%). In generale nel settore ICT riscontriamo attività di big data nel 16,1% delle imprese.
Tutta la filiera della casa sarà fortemente interessata dalla connettività tra oggetti e dallo sviluppo di big data per la gestione degli edifici. Nell’ambito dello Smart builiding si determineranno modifiche profonde nella costruzione e manutenzione degli edifici in relazione all’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili, alla gestione degli impianti di riscaldamento e dell’aria condizionata, all’illuminazione, alla gestione degli accessi e – in relazione agli autoveicoli – alla gestione dei parcheggi e delle stazioni di carico dei veicoli a trazione elettrica. Segmenti sempre più rilevanti del mercato edilizio utilizzeranno queste nuove tecnologie – fino al 2020 i ricavi da internet delle cose in Italia saliranno al ritmo del 20,4% all’anno – determinando una forte selezione per le imprese e ampliando il divario tra ‘vincenti’ e ‘perdenti’. Per le sfide di Edilizia 4.0 il fattore competitivo chiave diventa il capitale umano che dovrà essere ad alta scolarizzazione, con una conoscenza evoluta delle tecnologie digitali, orientato all’innovazione e con competenze per il lavoro di team. Una analisi di Edilizia 4.0 nel report “Check point fine 2016 per il settore Edilizia” presentato nel corso dell’Assemblea di ANAEPA-Confartigianato. Clicca qui per scaricarlo.
I settori con maggiore utilizzo ed analisi di Big data
(2016 – % imprese con almeno 10 addetti che, nel corso dell’anno precedente, hanno analizzato big data- Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)
I settori con maggiore utilizzo ed analisi di Big data per tipologia fonte big data
(2016 – % imprese con almeno 10 addetti che, nel corso dell’anno precedente, hanno analizzato big data – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)
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