28 Settembre 2015, h. 12:39

Studi – I pesanti effetti della Grande crisi: l’economia finanziaria (+7,3%) cresce più velocemente di quella reale (-9,4%)

Mentre l’autunno inizia con una intensificazione dei segnali congiunturali positivi – stamane gli indici del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese relativi a settembre consolidano la crescita e permangono entrambi ai livelli massimi osservati dal 2009 – va evidenziato che i pesanti effetti derivanti da due cicli recessivi ravvicinati richiedono un cambio di velocità dei processi di crescita economica; il ritocco al rialzo delle previsioni del tasso di crescita pubblicate nella Nota di aggiornamento del DEF – per il 2015 dal +0,7% al +0,9% e per il 2016 dall’1,4% all’1,6% – è di buon auspicio a fronte dei dati di consuntivo dei conti nazionali pubblicati dall’Istat mercoledì scorso e che danno conto degli effetti della crisi economica sui diversi settori, particolarmente pesante nei settori dove si addensano le imprese artigiane.

Nel 2014 la variazione del valore aggiunto a prezzi costanti è pari a -0,4% rispetto al 2013, in linea con il calo registrato dal Pil. Ampiamente differenziato il trend del valore aggiunto per settori: il comparto Manifatturiero segna una calo dello 0,8%, le Costruzioni registrano una caduta del 3,3% mentre si registra una tenuta dei Servizi (+0,1%). Il valore aggiunto settoriale, lo ricordiamo, è dato dalla differenza fra il valore della produzione e il costo dei beni e servizi intermedi acquistati e rappresenta il contributo del settore al Prodotto interno lordo.

Approfondendo l’analisi settoriale – sono disponibili i dati per 37 settori – si osserva che nei dieci comparti dove è maggiore la presenza di occupati delle imprese artigiane (sommano l’86,6% degli addetti dell’artigianato) la flessione del valore aggiunto nel 2014 è più accentuata (-0,6%).

L’analisi di lungo periodo sottolinea come la Grande crisi ha innescato effetti a catena sul sistema economico di portata storica che hanno colpito più duramente l’artigianato: tra il 2007 e il 2014 la perdita di valore aggiunto nei 10 settori dove è maggiore la presenza di occupati delle imprese artigiane è risultata pari al -14,7% mentre il Resto dell’economia ha limitato la perdita al 4,3% e il totale economia segna una flessione dell’8,2%. Nel dettaglio i settori con maggiore presenza di artigianato con i cali più pesanti sono le Costruzioni (-30,7%), Mobili; altre industrie manifatturiere; riparazione (-28,8%), Legno e carta (-21,7%) e Metallurgia e prodotti in metallo (-20,8%); si registra, invece, una maggiore tenuta per Alimentari e bevande (-4,5%), Alloggio e ristorazione (-2,4%) e Altre attività di servizi (-0,7%).

Concludiamo l’analisi sull’evoluzione di lungo periodo del valore aggiunto per settori evidenziando come la Grande crisi e la successione di due ravvicinati cicli recessivi – benché innescata e propagata da strumenti finanziari negoziati sui mercati internazionali – ha determinato una forte contrazione dell’economia reale a fronte di una crescita dell’economia finanziaria: nel dettaglio si osserva che tra il 2007 e il 2014 si è registrata una riduzione cumulata del 9,4% del valore aggiunto dell’economia reale privata a fronte di un incremento del 7,3% di quello prodotto da Finanza e assicurazioni.

 

Variazioni percentuali 2007-2014 del valore aggiunto per comparto

(Var. % tra 2007 e 2014 – a valori 2010 Manifatturiero al netto C19; Energia: D e C19; Economia reale privata: al netto di K e O – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)

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Dinamica valore aggiunto nei 10 settori con maggiore presenza di artigianato: 2007-2014

(Milioni di euro a prezzi 2010 – anno 2013 per addetti imprese artigiane – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat)
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