21 Aprile 2015, h. 18:49
Più “autostrade del mare” per superare l’emergenza infrastrutturale siciliana
Per tamponare l’incredibile emergenza che si è venuta a creare in Sicilia a seguito del cedimento di un pilone del viadotto Himera – che ha determinato la chiusura dell’autostrada Palermo-Catania e di fatto spezzato in due l’isola – Confartigianato Trasporti ha proposto il potenziamento delle “Autostrade del mare”.
Secondo stime prudenziali ci vorranno tra i 18 e i 24 mesi per ripristinare i circa 300 metri di ponte dissestati e per tutto questo periodo le merci in transito dal sud al nord dell’isola dovranno effettuare un tortuoso giro dell’oca. Prima di raggiungere i mercati di destinazione, infatti, gli autotreni dovranno percorrere una deviazione di 100 chilometri sui tornati delle statali di montagna, strade già insicure e ingolfate dal traffico. Una situazione definita insostenibile dagli autotrasportatori, che per andare da Palermo a Catania impiegheranno dalle 3 alle 5 ore in più, e dai produttori ortofrutticoli delle province del sud dell’isola che denunciano il rischio di deperimento dei prodotti e l’inevitabile incremento di costi.
Confartigianato Trasporti, e le altre organizzazioni del comparto, in un incontro a margine della visita del Ministro delle Infrastrutture Del Rio al ponte Himera, hanno proposto di aggirare l’ostacolo agevolando l’utilizzo delle “Autostrade del mare”, cioè deviando il traffico merci dalle strade alle navi.
Secondo il presidente di Confartigianato Trasporti Amedeo Genedani “il combinato gomma-mare è la soluzione ideale per risolvere il problema di questa infrastruttura”.
“Si potrebbe pensare – prosegue – di incanalare il traffico commerciale verso i porti situati situati nella parte meridionale della Sicilia, ossia Catania, Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle e Trapani. Ciò permetterebbe di smaltire celermente la quasi totalità dei prodotti ortofrutticoli che certo non possono aspettare giorni o addirittura settimane per arrivare ai mercati di destinazione. Condizione necessaria è il ripristino dell’Ecobonus, la misura agevolativa che è stata utilizzata fino alla fine del 2013 in Italia, che permetterebbe agli autotrasportatori di imbarcare i mezzi con forti sconti sulle tariffe di navigazione”.
Con gli automezzi trasportati sui traghetti, diretti verso i porti di Napoli e Genova, si aggirerebbe pure lo scoglio della Salerno-Reggio Calabria, il prototipo di tutte le tutte le grandi infrastrutture italiane fallite, un serpentone di asfalto perennemente ingolfato dal traffico e minato da crolli e chiusure. È solo di pochi giorni fa l’ultimo stop alla circolazione.
Come sottolineato dal Presidente di Confartigianato Trasporti, per spostare le merci dalla gomma al mare è indispensabile ripristinare l’Ecobonus, l’agevolazione per l’imbarco dei TIR, finanziata dall’Europa e ora scaduta, che tra il 2009 e il 2013 ha fatto aumentare l’utilizzo di questa modalità di trasporto combinata di quasi il 40%.
Intanto è emergenza anche in Sardegna, dove gli autotrasportatori rappresentati da Confartigianato, hanno lanciato l’allarme sui costi proibitivi degli imbarchi e sugli scarsi collegamenti con il continente che stanno facendo strage di imprese. Il bilancio degli ultimi 5 anni è disastroso: il 21,4% delle aziende del settore ha chiuso i battenti.
Se per la Sicilia il ricorso alle “Autostrade del mare” rappresenta un’opzione, per la Sardegna è invece una necessità. In questo caso non c’è Ecobonus o agevolazione che tenga, le imprese sollecitano l’estensione ai trasporti della continuità territoriale oggi garantita ai residenti sull’isola,
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