2 Marzo 2015, h. 18:27
Niente proroga per la nuova classificazione dei rifiuti. Le imprese sollecitano l’intervento del Governo
Le imprese stanno sperimentando sulla loro pelle lo scollamento sempre più evidente tra Governo e Parlamento, una mancanza di dialogo palese, che spalanca le porte a provvedimenti scoordinati che producono effetti paradossali. E tra incudine e martello finiscono proprio le imprese.
E’ il caso delle nuove norme in materia di classificazione dei rifiuti in vigore dal 18 febbraio.
Questa nuova disciplina, che dilata a dismisura il perimetro dei rifiuti considerati pericolosi, decuplicando i costi di gestione e smaltimento degli stessi, a rigor di logica non sarebbe mai dovuta uscire dai cassetti del Ministero dell’Ambiente, considerato che, a giugno, queste regole verranno nuovamente soppiantate dalle nuove direttive in materia imposte dall’Unione Europea.
Quindi, che senso ha cambiare la normativa, poiché, entro pochi mesi bisognerà modificarla nuovamente? Nessuno è ovvio, eppure è accaduto l’esatto contrario.
Il problema è esploso nei giorni scorsi in sede di conversione in legge del “Decreto Competitività” che ha dato attuazione al nuovo sistema di classificazione.
Nonostante le pressioni di Confartigianato, Rete Imprese Italia e in generale di tutto il mondo della rappresentanza, Governo e Parlamento non sono intervenuti in tempo per bloccare l’entrata in vigore delle nuove norme. Pure l’occasione del Milleproroghe è andata sprecata. Per risolvere la vicenda, infatti, bastava concedere uno slittamento dei termini così da far coincidere la data di entrata in vigore del sistema con quella di debutto delle nuove norme europee, che detto per inciso, sono praticamente sovrapponibili a quelle già vigenti da tempo in Italia.
In questo modo, le imprese non avrebbero ricevuto questo nuovo schiaffo, la tutela dell’ambiente non ne avrebbe risentito minimamente, Governo e Parlamento avrebbero salvato la faccia. Tutto a posto, dunque.
Macché niente di tutto questo.
Al Ministero dell’Ambiente stanno cercando una soluzione, forse un decreto ad hoc, più facilmente una proroga da inserire in qualche norma in itinere.
E quanto sia doveroso questo intervento lo conferma l’impatto che questa normativa ha su settori come l’edilizia. Materiali di scarto come i calcinacci, finora destinati alle discariche comunali, oggi sono assimilati a rifiuti pericolosi e come tali devono essere trattati, perché l’assunto della norma è che se non si può dimostrare, attraverso analisi accurate, che un rifiuto è innocuo, automaticamente viene considerato a rischio.
Tra Sistri e gas Fluorurati, solo per citare due tra le svariate iniziative in ambito ambientale che stanno causando non pochi problemi alle attività produttive, le imprese ne hanno viste di tutti i colori, ma questa davvero non la mandano giù. E mandano a dire al Governo: “intervieni e soprattutto fallo subito”.
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