12 Ottobre 2007, h. 12:06
625.224 giovani alla guida delle piccole imprese italiane I risultati del 2° Osservatorio sull’imprenditoria giovanile artigiana presentati all’Assemblea dei Giovani Imprenditori di Confartigianato
Il futuro dell’artigianato e delle piccole imprese è nelle mani di 625.224 giovani imprenditori con meno di 40 anni.
Nel 2006 le nuove leve delle Pmi sono aumentate dell’8,1% rispetto all’anno precedente. Maggiori problemi per gli imprenditori con meno di 30 anni, diminuiti del 4,7% tra il 2005 e il 2006.
I giovani artigiani sono concentrati in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, operano prevalentemente nei settori delle costruzioni e manifatturiero e, nel 50% dei casi, hanno scelto di continuare la tradizione imprenditoriale della propria famiglia. Appassionati del proprio lavoro e dell’autonomia e creatività garantiti dal mettersi in proprio, puntano soprattutto sull’innovazione per assicurare il successo dell’azienda.
Questo l’identikit dei giovani ‘capitani’ delle piccole imprese italiane che emerge dal 2° Osservatorio sull’imprenditoria giovanile artigiana presentato all’Assemblea dei Giovani Imprenditori di Confartigianato organizzata a Firenze il 12 e 13 ottobre.
Ecco nel dettaglio i risultati della ricerca.
Chi sono
I giovani artigiani con meno di 40 anni sono 625.224. Nel 2006 sono aumentati dell’8,1% rispetto al 2005.
Dove sono
La maggior parte è localizzata nel Nord, in particolare in Lombardia (18,2%), in Emilia Romagna (10,5%) e in Veneto (10,5%).
Cosa fanno
Il 48,4% delle attività dei giovani artigiani si concentra nel settore delle costruzioni. Seguono il comparto manifatturiero (21,1%), i servizi alle persone (12,7%) e i servizi alle imprese (4,3%).
Come sono diventati imprenditori
Il percorso principale per diventare imprenditori è la successione d’azienda: infatti il 50% dei giovani imprenditori è subentrato ad un familiare nella gestione dell’impresa. Per contro, il 21,7% ha fondato la propria impresa, il 19,8% è entrato come socio e l’8,5% ha acquistato una azienda già esistente.
I fattori di successo
Al primo posto tra i fattori di successo indicati dai giovani imprenditori vi è l’innovazione. Poi la crescita dell’azienda e la flessibilità degli apparati produttivi e gestionali. Seguono un buon rapporto interpersonale con i dipendenti fondato su fiducia e collaborazione per condividere il know how aziendale, la capacità di rischio e di creare un forte spirito di squadra.
Nonostante le difficoltà che incontrano ogni giorno nella gestione dell’azienda (dal carico di burocrazia alla pressione fiscale, alla congiuntura economica “lenta”) i giovani imprenditori artigiani sono piuttosto soddisfatti della propria attività. Due terzi di loro non si pentono della scelta effettuata e, se potessero tornare indietro, sarebbero disposti ad avviare nuovamente un’attività imprenditoriale. A conferma della soddisfazione della scelta effettuata, ma con qualche preoccupazione per il futuro, tra il 45% e il 60% degli imprenditori, suggerirebbe ai propri figli o familiari la medesima scelta.
Sono proprio la passione e la soddisfazione personale il motore principale che spinge i giovani ad impegnarsi nella propria azienda, insieme al bisogno di autonomia e creatività, giudicate molto importanti. Mentre l’elevata redditività influenza la scelta in maniera più marginale. Sebbene una parte consistente dei giovani sia subentrata ad un proprio familiare nella conduzione dell’impresa, la tradizione familiare risulta rilevante solo per il 3,4% degli intervistati. Il fatto di essere eredi di un’azienda già avviata da altri evidentemente non significa subire passivamente “qualcosa” che passa di padre in figlio, ma cogliere una opportunità.
I punti di forza superano i punti di debolezza. Ma continuano ad avere una forte valenza negativa sull’essere imprenditore i rischi di natura economica e di natura ambientale, come racket e microcriminalità, e le difficoltà di tipo gestionale.
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