27 Marzo 2008, h. 17:56
Confartigianato a confronto con il leader del Pdl Silvio Berlusconi. Il Presidente Guerrini: “Vogliamo un Paese ‘a misura’ di piccola impresa”.
“Vogliamo un Paese ‘su misura’ per 4.223.639 micro e piccole aziende, vale a dire il 98,2% della realtà imprenditoriale italiana, che danno lavoro al 59,3% degli addetti, realizzano il 43,9% del valore aggiunto e il 39,4% degli investimenti”.
Lo ha sollecitato il Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini al leader del Popolo della Libertà Silvio Berlusconi durante l’incontro svoltosi oggi a Roma nella sede della Confederazione.
Il Presidente Guerrini ha indicato a Berlusconi le priorità della Confederazione che sono sintetizzate in un documento dal titolo “Più impresa. Per crescere”: ridurre la spesa pubblica, eliminare gli sprechi, diminuire la pressione fiscale su imprese e famiglie, liberare le imprese dai costi della burocrazia, garantire la governabilità, valorizzare il ruolo della micro e piccola impresa.
“Alla politica – ha detto il Presidente Guerrini – chiediamo di ascoltare le nostre imprese. Perché sono quelle che trainano l’occupazione del Paese: hanno creato 517.000 posti di lavoro in un anno, mentre le grandi aziende ne hanno persi 117.000. La loro crescita significa quindi crescita sociale ed economica di tutto il Paese”.
“Ma proprio su queste imprese – ha fatto rilevare Guerrini – oggi si scarica un peso fiscale eccessivo insieme ai costi più alti dei ritardi e delle inefficienze del Paese. Soltanto in adempimenti burocratici ogni anno le imprese italiane ‘bruciano’ 15 miliardi e sprecano altri 2,3 miliardi a causa dei tempi lunghi della giustizia civile”.
“Per restituire fiducia a cittadini e imprenditori, per far crescere il Paese”, Guerrini ha quindi sollecitato a Berlusconi “nuove scelte economiche e culturali che pongano la piccola impresa al centro degli interventi per rilanciare la competitività”. Il tutto con la garanzia di riforme strutturali, “a cominciare dalla riforma elettorale che restituisca agli elettori la possibilità di scegliere chi li rappresenta in Parlamento”.
Confartigianato chiede quindi agli schieramenti politici impegni precisi su una serie di scelte:
Sì ai fatti, no alla prassi degli annunci;
Sì al pragmatismo, no alle ideologie;
Sì a interventi ‘su misura’ per la realtà imprenditoriale italiana composta per il 98% da piccole aziende, no a interventi per un modello di impresa ‘a taglia unica’;
Sì alla libera iniziativa imprenditoriale, no all’abitudine al posto di lavoro pubblico garantito a vita;
Sì all’assunzione del rischio e all’innovazione, no all’assistenzialismo;
Sì alla flessibilità, no alle rigidità del mercato del lavoro;
Sì alle liberalizzazioni e alla concorrenza che abbatte i costi a carico di imprese e famiglie, no ai mercati protetti e alle loro tariffe, no alle rendite di posizione;
Sì al coraggio del rinnovamento e del cambiamento tanto necessario al Paese, no all’autolesionismo e alle tesi del declino.
“Su queste scelte – ha sottolineato Guerrini – valuteremo la capacità della politica di recuperare la fiducia degli elettori, di uscire da un orizzonte autoreferenziale, di imparare a guardare ed ascoltare la realtà sociale e produttiva del Paese.
Ecco, nel dettaglio, le proposte contenute nelle linee-guida indicate da Confartigianato.
1. valorizzare il ruolo della micro e piccola impresa
Introduzione dell’obbligo della valutazione d’impatto sulle MPI (Micro e Piccole Imprese) di ogni nuova normativa.
Creazione di un’Agenzia per le MPI (Micro e Piccole Imprese) presso la Presidenza del Consiglio, operante in stretto collegamento con il Ministero dell’Economia e con il Ministero dello Sviluppo Economico e con il compito di elaborare proposte, di concerto con le parti sociali, finalizzate a favorire lo sviluppo delle imprese con meno di 20 dipendenti.
Elaborazione di un Rapporto annuale sulle MPI del Presidente del Consiglio, che faccia il punto sullo stato delle Micro e Piccole Imprese.
2. ‘liberare’ l’impresa da costi e vincoli sui fronti del fisco, della burocrazia, delle liberalizzazioni e della giustizia:
Fisco: – Ridurre la pressione fiscale sulle imprese e le famiglie; – Semplificare gli adempimenti contabili; – Intensificare l’utilizzo del contrasto di interesse, che ha dato ottimi risultati nelle ristrutturazioni in edilizia, per allargare la base imponibile e combattere l’evasione; – Riequilibrare il carico fiscale, incentrando la tassazione personale sulla famiglia; – Rispettare lo Statuto del contribuente, evitando il ricorso a norme di carattere retroattivo.
Burocrazia: – Eliminare i controlli preventivi da parte della Pubblica amministrazione a favore di rigorosi controlli pubblici successivi mirati a verificare il rispetto da parte delle imprese delle norme a tutela degli interessi pubblici; – Privatizzare e liberalizzare l’istruttoria amministrativa, consentendo alle piccole imprese di accedere alla Pa attraverso le Agenzie per le imprese, soggetti privati operanti sul mercato dei servizi all’impresa; – Rafforzare il centro unico di governance a livello nazionale della strategia di semplificazione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese, con un forte coordinamento delle autonomie locali laddove interessate.
Liberalizzazioni: – Liberare cittadini e imprese dai pesanti costi derivanti dai mercati protetti e dalle rendite di posizione, liberalizzando i settori a bassa concorrenza: banche, assicurazioni, servizi pubblici, energia, utilities, professioni. In Italia la spesa media di un conto corrente bancario è di 182 euro l’anno, più che doppia rispetto alla media dei Paesi Ue. Tra il 1995 e il 2007 i premi assicurativi in Italia sono aumentati del 131,3% – vale a dire più di quattro volte l’inflazione (31,8%) – a fronte di un aumento medio del 30,8% nell’area Euro.
Giustizia: – Risolvere i problemi all’origine dei ritardi del nostro sistema giudiziario che impediscono agli imprenditori di esercitare i propri diritti e sottraggono loro 2,3 miliardi di euro l’anno. La durata media dei procedimenti civili, tra il I e II grado, è di quasi 5 anni. Quella dei fallimenti è di oltre 8 anni. Un procedimento in materia di lavoro, tra primo grado e appello, dura in media oltre 4 anni, al pari di una controversia in materia di fisco.
3. valorizzare il lavoro indipendente ed offrire nuove opportunità di occupazione.
Scuola e Formazione: Innalzare la qualità della formazione professionale e prevedere efficaci forme di alternanza scuola-lavoro, potenziando un contratto di lavoro a contenuto formativo quale l’apprendistato.
Relazioni sindacali: No al sistema contrattuale ‘a taglia unica’, sì al federalismo contrattuale, un modello più adatto a rispondere alle aspettative di sviluppo delle imprese e dei lavoratori nel territorio. A questo proposito, la prima e più innovativa esperienza è stata realizzata proprio nell’artigianato con la riforma del sistema contrattuale siglata 2 anni fa dalle Confederazioni artigiane e dai Sindacati, che valorizza la contrattazione a livello regionale perché è quello il luogo in cui si realizza e si distribuisce la produttività nelle Micro e Piccole Imprese.
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