12 Maggio 2008, h. 17:42

OCCUPAZIONE Nelle imprese artigiane c’è posto per 162.000 dipendenti. Ma 71.000 sono introvabili. Le maggiori difficoltà nel Nord Est. Confartigianato lancia sos manodopera: cercasi parrucchieri, idraulici, addetti alla robotica, falegnami, sarti, fornai

Nell’artigianato le opportunità di lavoro non mancano: tanto che, soltanto nel 2007, il fabbisogno occupazionale delle aziende era di 162.550 persone.

Ma quasi la metà di questi potenziali dipendenti, ben 71.359, risultano introvabili.

A lanciare l’sos manodopera nelle piccole imprese è Confartigianato.

L’Ufficio studi della Confederazione ha infatti stilato una classifica delle figure professionali di cui gli imprenditori lamentano le maggiori difficoltà di reperimento.

Ai primi posti per il numero più elevato di professionalità richieste e non disponibili vi sono parrucchieri ed estetisti: ne servirebbero 7.970, ne mancano all’appello 4.718. Seguono a breve distanza gli idraulici: le aziende ne cercano 7.710, ma non se ne trovano 4.025.

Ma i più difficili da reperire sono gli addetti alla robotica: è arduo reclutarne 1.043 a fronte di un fabbisogno complessivo di 1.400. Stessa sorte per i falegnami: le imprese dovranno rinunciare ad assumerne 2.679 su un fabbisogno totale di 3.670.

Problemi per realizzare oltre la metà delle assunzioni previste dalle imprese anche per quanto riguarda i carpentieri (ne servono 2.890), i meccanici e gli autoriparatori (il fabbisogno delle imprese è di 2.800 addetti), sarti, modellisti e cappellai (potrebbero trovare lavoro 2.460 persone), fornai e pastai (2.310 gli addetti necessari).

A livello territoriale le maggiori difficoltà a trovare manodopera si registrano nel Nord Est, dove più della metà delle posizioni da assumere (51,2%) è di difficile reperibilità, seguito dal Centro (45,1%), dal Nord Ovest (44,1%) e dal Mezzogiorno (38,1%). La classifica delle regioni in cui gli artigiani faticano a reperire personale vede ai primi 5 posti Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Umbria, Veneto, Marche.

A livello provinciale l’emergenza manodopera è più grave a Ravenna, Ancona, Ferrara, Trieste, Chieti.

Eppure l’artigianato rappresenta un serbatoio di occupazione stabile e duratura soprattutto per i giovani, come dimostrano altri dati forniti da Confartigianato: nelle piccole imprese fino a 20 addetti la quota di lavoratori a tempo indeterminato è del 90,7%, contro la media nazionale delle imprese dell’86,4%.

E, specularmente, la quota di lavoratori a termine nelle piccole imprese è del 7,7% a fronte della media italiana del 12,2%.

Senza dimenticare poi che gli artigiani investono molto tempo e molto denaro per formare i neo assunti: per insegnare il mestiere ai nuovi dipendenti ogni anno dedicano 103 milioni di ore e spendono 1,6 miliardi, vale a dire il doppio rispetto agli 875 milioni di euro spesi in formazione dei dipendenti da parte delle grandi imprese.

In particolare, l’apprendistato rappresenta un fondamentale contratto a contenuto formativo e un canale privilegiato per l’assunzione a tempo indeterminato. Secondo un’indagine condotta da Confartigianato su un campione di circa 1.600 imprese con meno di 20 addetti, artigiane e non, il 70,1% degli apprendisti attualmente in azienda verrà assunto. Un dato confermato anche da quanto avvenuto in passato: concluso il periodo di formazione, il 71,4% degli imprenditori ha proposto agli apprendisti di continuare a lavorare in azienda e nel 54,5% dei casi l’apprendista ha accettato.

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