12 Maggio 2009, h. 23:04

Giustizia sempre più lenta: i ritardi costano alle imprese 2,3 miliardi. Per le cause civili quasi 5 anni d’attesa; per i fallimenti 8 anni e 3 mesi.

Gli imprenditori italiani, per avere giustizia in una causa civile, devono attendere in media 1.695 giorni (pari a 4 anni 7 mesi e 25 giorni) tra primo e secondo grado di giudizio. Per una procedura fallimentare l’attesa arriva in media a 3.035 giorni (pari a 8 anni 3 mesi e 25 giorni).

Tali ritardi costano alle imprese ben 2.269 milioni di euro.

Tempi e oneri della giustizia-lumaca sono calcolati in una rilevazione dell’Ufficio studi di Confartigianato che mette in luce un netto peggioramento della situazione: infatti tra il 2005 e il 2006 la durata media di un processo civile di primo grado è aumentata di 54 giorni, pari al 6,2%. Addirittura, tra il 1997-2007, la durata media di un procedimento di fallimento si è allungata di 2 anni, 4 mesi e 7 giorni, con un aumento del 39,3%.

Nel dettaglio, il costo del ritardo per la riscossione di crediti è di 1.198 milioni di euro, mentre il costo indotto dagli ingenti ritardi nelle procedure concorsuali obbliga le imprese a sostenere maggiori oneri finanziari per 1.071 milioni di euro, incrementando in tal modo del 14,5% le perdite dei fallimenti che sono già enormi e ammontano a 7.400 Milioni di euro. Complessivamente quindi i fallimenti determinano un perdita sul sistema economico di 8.471 milioni di euro, pari allo 0,6% del Pil.

Numeri tanto negativi da collocare l’Italia al 169° posto nella classifica dei 181 Paesi monitorati dalla Banca Mondiale per la maggior durata dei procedimenti civili.

A livello regionale, i maggiori costi per le imprese si riscontrano in Lombardia, (20,0% del costo totale dei ritardi), seguita dal Lazio con il 13,4%, dalla Campania con il 10,7%, %, dall’Emilia Romagna con il 8,8%, dalla Toscana con il 7,1% dalla Puglia con il 7,0%.

I tempi più lunghi delle procedure civili appartengono invece alla Liguria con 2.660 giorni (equivalenti a 7 anni 3 mesi e 15giorni), la Puglia con 2.550 giorni (6 anni e 12 mesi), le Marche con 2.317 giorni (6 anni, 4 mesi e 7 giorni), l’Umbria con 2.207 giorni (6 anni e 17 giorni), la Basilicata con 2.067 giorni (5 anni, 8 mesi e 2 giorni) e l’Emilia-Romagna con 2.044 giorni (5 anni, 7 mesi e 9 giorni).

I tempi dei procedimenti civili sono relativamente più contenuti a Bolzano con 1.164 giorni (3 anni,2 mesi e 9 giorni), Piemonte con 1.088 giorni (2 anni, 11 mesi e 28 giorni), Trento con 830 giorni (2 anni, 3 mesi e 10 giorni).

In pratica, un procedimento civile in Liguria dura 3,2 volte quello svolto in provincia di Trento.

Per quanto riguarda i fallimenti, Confartigianato ha rilevato le situazioni più critiche si registrano in Calabria con 4.512 giorni (12 anni, 4 mesi e 12 giorni), Sicilia con 4.152 giorni (11 anni, 4 mesi e 17 giorni), Basilicata con 4.150 giorni (11 anni, 4 mesi e 15 giorni), Molise con 3.907 giorni (10 anni 8 mesi e 17 giorni) e Marche con 3.660 giorni (10 anni e 10 giorni).

Tempi relativamente meno lunghi per una procedura fallimentare si riscontrano in Lombardia con 2.479 giorni (6 anni, 9 mesi e 19 giorni), Lazio con 2.407 giorni (6 anni, 7 mesi e 7 giorni), Valle d’Aosta con 2.217 giorni (6 anni e 27 giorni), Trento con 1.937 giorni (5 anni, 3 mesi e 22 giorni) e Bolzano con 1.796 giorni (4 anni, 11 mesi e 6 giorni).

La chiusura di un fallimento Calabria dura 2,5 volte quella effettuata in provincia di Bolzano.

Confartigianato ha rilevato anche i dati per circondario (in Italia sono presenti 165 circondari, appartenenti a 29 distretti di corte d’appello) dei procedimenti civili. Risultato: i circondari con processi civili di I grado più lunghi sono Enna con 2.529 giorni (6 anni, 11 mesi e 9 giorni), seguita da Bari con 2.425 giorni, Lamezia Terme con 1.944 giorni, Lecce con 1.899 giorni, Vallo della Lucania con 1.740
NOTA PER LA STAMPA
Roma, 12 maggio 2009
giorni, Catanzaro con 1.736 giorni, Lagonegro con 1.584 giorni, Sala Consilina con 1.562 giorni, Mistretta con 1.559 giorni, Potenza con 1.541 giorni, Messina con 1.537 giorni, Barcellona Pozzo di Gotto con 1.536 giorni, Cosenza con 1.511 giorni, Agrigento con 1.480 giorni e Spoleto con 1.461 giorni.

I distretti con le procedure civili di I grado sono più rapide sono quelli di Novara con 471 giorni (1 anno, 3 mesi e 16 giorni), Verbania con 469 giorni, Como con 461 giorni, Monza con 458 giorni, Torino con 448 giorni, Tortona con 435 giorni, Busto Arsizio con 433 giorni, Chiavari con 389 giorni.

Il circondario più virtuoso è quello di Vercelli, dove la durata di un procedimento civile scende sotto l’anno: 205 giorni, pari a 6 mesi e 25 giorni.

La durata di un procedimento civile di I grado a Enna è 12,3 volte quella di Vercelli.

Per quanto riguarda la durata dei fallimenti vi sono ben 15 province in cui un fallimento dura più di 12 anni: ad Enna una procedura di fallimento dura 5.687 giorni (una enormità: 15 anni, 7 mesi e 2 giorni), a Nuoro 5.469 giorni, a Reggio di Calabria 5.027 giorni, a Terni 4.959 giorni, a Potenza 4.780 giorni, a Messina 4.682 giorni, a Catanzaro 4.587 giorni, ad Ascoli Piceno 4.531 giorni, a Catania 4.530 giorni, a Crotone 4468 giorni, a Lodi 4.433 giorni, a Isernia 4.416 giorni, a Vercelli con 4.383 giorni e a Siracusa con 4.381 giorni.

E’ relativamente più breve la procedura fallimentare a Bolzano, in cui servono comunque 1.796 giorni (equivalenti a 4 anni, 11 mesi e 6 giorni), Como con 1.788 giorni, Rimini con 1.770 giorni, Trieste con 1.494 giorni e Olbia-Tempio 1.340.

Il tempo necessario per chiudere un fallimento a Enna è 4,2 volte quello che occorre a Olbia-Tempio.

Una delle cause della eccessiva lunghezza dei procedimenti della giustizia italiana è certamente determinata dalla elevata litigiosità. La litigiosità civile, misurata data dal rapporto tra procedimenti civili pendenti (procedimenti di cognizione ordinaria) e popolazione, è pari a 1.732 procedimenti ogni 100.000 abitanti ed è notevolmente differenziata sul territorio. In particolare si osserva che sono tutte meridionali le regioni con la conflittualità più elevata: in Basilicata si registrano 3.541 cause di I e II grado pendenti ogni 100.000 abitanti, in Calabria sono 3.209, in Campania 2.653, nel Lazio 2.526, nel Molise 2.135, in Sicilia 1.984, in Abruzzo 1.962 e in Puglia 1739.

In Basilicata riscontriamo un numero di cause civili pendenti ogni 100.000 abitanti che è circa sei volte (5,9) quelle della provincia di Trento.

Nel complesso nel Mezzogiorno la conflittualità civile è più che doppia (2,1 volte) rispetto a quella del Nord Ovest.

Il fenomeno dei tempi lunghi della giustizia civile convive con un’offerta decisamente sovrabbondante di avvocati, la cui clientela è rappresentata per il 41,7% da imprese. In Italia vi sono 175.620 avvocati, con una incidenza sulla popolazione quasi doppia rispetto agli altri paesi europei:. Nel nostro Paese l’incidenza degli avvocati sulla popolazione è superiore dell’80,7% rispetto alla media dei principali paesi UE: gli avvocati ogni 100.000 abitanti in Italia sono 290, in Spagna sono 266, in Germania 168, in Francia 76 e 20 nel Regno Unito.

Ma esaminando i dati per Regione, Confartigianato rileva che l’incidenza del numero di avvocati sulla popolazione mostra un’ampia differenza: si va dai 95 avvocati per 100.000 abitanti del Trentino Alto Adige ai 489 della Puglia. Gli avvocati per abitante del Mezzogiorno (377) sono quasi il doppio di quelli del Nord Est (195).

Gli avvocati di Lazio e Campania (49.343) sono superiori a quelli di tutta la Francia (47.765).

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