2 Settembre 2009, h. 20:37

Le Confederazioni dell’artigianato contrarie al congelamento della legge che tutela il made in Italy In una lettera al Sottosegretario Letta e al Ministro Scajola, i Presidenti Guerrini, Malavasi e Basso esprimono preoccupazione per i danni ad imprese e consumatori da un dietrofront sul provvedimento

Preoccupazione per l’ipotesi di congelamento della legge a tutela del made in Italy viene espressa dai Presidenti di Confartigianato Giorgio Guerrini, di Cna Ivan Malavasi, di Casartigiani Giacomo Basso in una lettera inviata oggi al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e al Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola.

Secondo i Presidenti delle tre Confederazioni la disposizione in materia di “etichettatura di origine dei prodotti”, contenuta nella legge n. 99 del 23 luglio 2009 ed entrata in vigore il 15 agosto, consente di “assicurare una corretta informazione al consumatore ed evitare che prodotti interamente realizzati all’estero, da aziende italiane che hanno delocalizzato in toto od in gran parte le loro produzioni, potessero essere messi illecitamente in commercio, ai sensi delle vigenti norme nazionali e comunitarie, con l’indicazione “Made in Italy”.

“Sarebbe difficilmente comprensibile per migliaia di imprenditori – fanno rilevare – il passo indietro del Governo rispetto ad un provvedimento che consente allo Stato di rafforzare il proprio ruolo all’interno di un quadro di regole già esistenti, ma deboli, che tutelano e responsabilizzano il mercato e i soggetti economici che vi operano. La legge non può essere modificata senza un’approfondita valutazione che tenga nella giusta considerazione i legittimi interessi di tutte le parti in causa”.

I Presidenti Guerrini, Malavasi e Basso aggiungono che “il sistema produttivo italiano è per la gran parte costituito da piccole e medie imprese: le imprese manifatturiere fino a 20 addetti interessate dalla legge sul made in Italy sono 450.000, rappresentano il 93% del totale delle aziende manifatturiere italiane e realizzano un valore aggiunto di 58 miliardi di euro, il più alto in Europa. Questo sistema produttivo deve poter competere in un contesto normativo che garantisca trasparenza e non può e non deve essere ulteriormente penalizzato da chi pretende di avvalersi della mancanza di norme certe a tutela della corretta informazione al consumatore. Riteniamo che con l’atto in questione, il Parlamento italiano, abbia lanciato un segnale importante al contesto internazionale ribadendo la necessità di rivedere le regole del confronto economico sulla base di trasparenza, etica e responsabilità sociale d’impresa, così come anche emerso durante i lavori del recente summit de L’Aquila”.

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