22 Ottobre 2013, h. 09:43

CONVENTION DONNE IMPRESA – ‘Capitane coraggiose’ sfidano la crisi: 1.719.000 le attività indipendenti guidate da donne.

Cinque anni di crisi hanno lasciato il segno sugli imprenditori italiani: tra il 2008 e il 2013 sono diminuiti di 511.000 unità, pari all’8,4% in meno.  Ma le imprenditrici hanno resistito meglio dei colleghi maschi ai colpi della congiuntura negativa. Negli ultimi 5 anni, il numero delle lavoratrici indipendenti italiane (imprenditrici, lavoratrici autonome, libere professioniste) è diminuito di 123.000 unità, pari al 6,7% in meno. Un calo inferiore a quello registrato dalla componente maschile del lavoro indipendente che, dal 2008 al 2013, è diminuita del 9,1%, con una perdita di 387.900 unità. A reagire alle difficoltà di questi anni sono state soprattutto le donne alla guida di aziende con dipendenti che, tra il 2008 e il 2013, sono addirittura aumentate di 28.900 unità, pari all’8% in più. Le ‘capitane coraggiose’ dell’economia italiana sono ‘fotografate’ dall’Osservatorio sull’imprenditoria femminile realizzato dall’Ufficio studi di Confartigianato e presentato oggi alla Convention di Donne Impresa Confartigianato. Le donne che lavorano in proprio nel nostro Paese sono 1.719.000, rappresentano il 30,8% del totale dei lavoratori indipendenti attivi in Italia e il 18,4% del totale dell’occupazione femminile. E tra le fila dell’esercito delle attività autonome ‘rosa’ spiccano 364.942 imprenditrici alla guida di imprese artigiane. La propensione imprenditoriale delle italiane fa guadagnare al nostro Paese il primato in Europa per il maggior numero di attività autonome guidate da donne. Ci seguono la Germania, con 1.373.400 imprenditrici, e il Regno Unito (1.264.400). A livello regionale, il record per il maggior numero di lavoratrici indipendenti, pari a 305.720, appartiene alla Lombardia. Secondo posto al Lazio (172.459) e terza posizione per la Toscana (154.152). “I dati del nostro Osservatorio – sottolinea Edgarda Fiorini, Presidente di Donne Impresa Confartigianato – dimostrano che fare impresa è sempre più un mestiere da donne. Siamo in presenza di una imprenditoria femminile che va incoraggiata. Al pari dei nostri colleghi abbiamo bisogno di interventi che ci liberino dai troppi vincoli e costi che soffocano le iniziative imprenditoriali. E vogliamo contare su un welfare che permetta alle donne di conciliare lavoro e famiglia e di esprimere nell’impresa le nostre potenzialità”. A questo proposito, la Presidente Fiorini ha sollecitato la riattivazione, da parte del Governo, del Tavolo dell’Imprenditoria Femminile con la rappresentanza delle associazioni imprenditoriali. Ed ha chiesto di rendere finalmente fruibili i 20 milioni di euro destinati con un decreto dello scorso marzo alla sezione speciale del Fondo centrale di garanzia dedicato alle imprese femminili. “Quei 20 milioni – ha detto – sono importanti per le donne che vogliono fare impresa e che hanno maggiori difficoltà di accesso al credito rispetto ai colleghi maschi”. La Presidente di Donne Impresa Confartigianato ha poi proposto una nuova edizione della legge 215 per l’imprenditoria femminile che ha consentito la nascita di oltre 70.000 aziende guidate da donne e ha permesso un incremento occupazionale di oltre 90.000 unità.

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