11 Febbraio 2025, h. 14:43 Studi

STUDI – Le 20 ‘good news’ del 32° report di Confartigianato

Il 2025 si è aperto all’insegna dell’incertezza. Da un lato si delineano i benefici del consolidamento della crescita, della riduzione dell’inflazione e dell’allentamento monetario e dell’altro pesano le tensioni geopolitiche, i rischi dei dazi USA che potrebbero ritardare la ripresa commercio mondiale e la stagnazione della Germania. Le tensioni sui prezzi dell’energia amplificano gli impulsi recessivi sul sistema manifatturiero. Nonostante queste prospettive mantengano l’economia in bilico, nell’ ultimo rapporto congiunturale dell’Ufficio Studi di Confartigianato – sono emersi diffusi segnali positivi, che mettono in luce la reattività del sistema imprenditoriale italiano in una fase delicata del ciclo economico. Ricapitoliamo questi segnali in 20 good news.

  1. Prosegue la crescita dell’occupazione: A dicembre 2024 l’occupazione sale su base annua dell’1,2%, pari a 274mila occupati in più. La crescita è la combinazione dell’aumento dei dipendenti permanenti (+687mila) e del calo dei dipendenti a termine (-402mila) e degli autonomi (-11mila).
  2. Più lavoro per donne e dipendenti stabili – Nei primi tre trimestri del 2024 trainano la crescita dell’occupazione (+1,8%, superiore al +1,1% della media Ue) i segmenti del mercato del lavoro delle donne (+2,3%), dei dipendenti a tempo indeterminato (+3,3%), dei laureati (+4,8%) e degli stranieri (+6,6%).
  3. Previsioni di assunzione sostenute da micro e piccole imprese – Le previsioni di assunzione delle imprese nel primo trimestre del 2025 segnano un leggera flessione (-0,2%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma persiste una domanda tonica delle micro e piccole imprese, che prevedono assunzioni in aumento dell’1,7%.
  4. Calano gli infortuni nell’artigianato – Nei primi dieci mesi del 2024 le denunce di infortunio nell’artigianato scendono del 4,1% su base annua, con un calo anche di quelli con esito mortale.
  5. Un tasso di inflazione tra i più bassi in Europa – A gennaio 2025 il tasso di inflazione in Italia è dell’1,7%, di 0,8 punti inferiore alla media dell’Eurozona e, insieme con quelli di Irlanda (1,5%) e Finlandia (1,6%), è tra i più bassi nell’Ue a 27.
  6. La locomotiva del Mezzogiorno – I conti territoriali pubblicati dall’Istat evidenziano che nel 2023 il PIL in volume è aumentato dell’1,5% nel Mezzogiorno, a fronte del +0,5% del Centro-Nord. Nei primi tre trimestri del 2024 l’occupazione nel Mezzogiorno sale del 2,4% a fronte del +1,8% della media nazionale. La Sicilia è la regione italiana con la maggiore crescita dell’occupazione, come evidenziato in un focus sul 32° report pubblicato nei giorni scorsi dall’Osservatorio MPI di Confartigianato Sicilia. Nel Mezzogiorno è più dinamica anche la spesa pubblica per investimenti dei Comuni.
  7. Conti pubblici in ordine – Con l’ultima manovra di bilancio si delinea un miglioramento del saldo strutturale, con il rapporto deficit/PIL che scenderà al 2,8% nel 2026 e con una riduzione del debito pubblico sul PIL a partire dal 2027.
  8. Il maggiore avanzo primario in Ue – Nel 2025 l’Italia segnerà un avanzo primario di mezzo punto di PIL a fronte del disavanzo di quasi un punto (-0,9%) dell’Eurozona. In segno negativo anche i saldi di bilancio, al netto della spesa per interessi, di Germania (-0,9%) e Francia (-2,7%).
  9. Lo spread in calo – La sostenibilità della finanza pubblica è confermata dalla discesa dello spread – il differenziale di rendimento tra titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi – che a gennaio 2025 è pari a 119 punti base, sui minimi degli ultimi tre anni, e in dodici mesi è calato di 34 punti base, mentre nello stesso periodo lo spread dei titoli di stato francesi è salito di 26 punti base.
  10. Sostegno al consumo e alle famiglie – Nei primi tre trimestri del 2024 il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato dello 2,8% su base annua, e nel terzo trimestre 2024 supera il massimo del terzo trimestre del 2021, precedente alla fiammata inflazionistica innescata dalla crisi energetica conseguente all’invasione dell’Ucraina. La manovra di bilancio per il 2025 prevede benefici per le famiglie per un totale di 15,2 miliardi di euro, sostenendo la domanda per consumi. Nel 2025 tornano a salire i consumi privati (+1,0%), dopo la stagnazione del 2024.
  11. Cresce la spesa per investimenti dei Comuni: nei primi nove mesi del 2024 la spesa per investimenti dei Comuni italiani sale del 31,9%, consolidando la crescita del 40,3% registrata nel 2023.  Nell’ultimo trimestre dell’anno si delinea qualche segnale di rallentamento.
  12. La tenuta dell’edilizia – Gli investimenti pubblici, sostenuti dall’attuazione del PNRR mantengono il sostegno all’edilizia nell’era del post-Superbonus. Nei primi tre trimestri del 2024 le costruzioni segnano un aumento del valore aggiunto dell’1,5% mentre la produzione nei primi 10 mesi del 2024 sale del 5,8%. Mentre nei primi tre trimestri del 2024 ristagnano (-0,8%) gli investimenti in abitazioni, salgono con tasso a doppia cifra (+10,4%) quelli in fabbricati non residenziali e altre opere.
  13. Segno positivo per l’export nei settori di MPI – All’interno di una fase di debolezza del commercio internazionale, caratterizzata da diffuse tensioni geopolitiche, nei primi nove mesi del 2024 sale del 2,2% l’export nei settori di micro e piccola impresa – alimentare, moda, legno-arredo, prodotti in metallo, gioielleria e occhialeria – migliorando il +2,0% del 2023.
  14. 1Sale il turismo degli stranieri – Nei primi undici mesi del 2024 la domanda turistica è sostenuta dalle presenze stranieri che salgono del 3,7% e mantengono in territorio positivo (+0,1%) la dinamica delle presenze turistiche totali.
  15.  Nelle tempeste globali, i territori in cui aumenta l’export – Nei primi nove mesi del 2024 il trend dell’export è sceso in territorio negativo (-0,8%), ma cinque regioni – Toscana, Sardegna, Lazio, Campania e Trentino-Alto Adige – e quattordici province registrano un aumento dell’export con tassi superiori all’incremento dei prezzi all’export.
  16. I settori della manifattura in controtendenze – All’interno della crisi della manifattura, in tredici comparti – nei quali si concentra il 33,8% dell’occupazione dell’artigianato manifatturiero, pari a 289mila addetti – nei primi dieci mesi del 2024 si registra un aumento della produzione: si tratta di cluster produttivi dell’alimentare, della manutenzione di macchinari e della carta, e di alcuni segmenti dei prodotti per l’edilizia e delle apparecchiature e componentistica elettronica.
  17. Crescono i servizi a vocazione artigiana – Nei primi tre trimestri del 2024 il volume del fatturato dei servizi cresce del 3,5%, con una maggiore accentuazione per alcuni servizi a vocazione artigiana quale autoriparazione (+8,6%) e servizi per gli edifici, tra cui quelli di pulizia (+3,9%).
  18. Recessione in Germania, ma in tre regioni crescono le vendite sul mercato tedesco – L’economia tedesca è in recessione da due anni e nei primi tre trimestri del 2024 si registra un calo del 5,4% della domanda del made in Italy. Le vendite delle imprese in Germania rimangono in crescita per tre regioni italiane: Toscana, Trentino-Alto Adige e Puglia. In segno positivo le province di Firenze, Piacenza, Novara, Bolzano, Arezzo, Cremona, Cuneo, Mantova e Monza-Brianza.
  19. Peso della bolletta energetica scende sotto ai livelli del 2021 – Prosegue la discesa della bolletta energetica che nel 2024, ultimi dodici mesi a novembre, scende a 49,5 miliardi di euro, in calo di 15,6 miliardi rispetto il 2023, pari ad una diminuzione del 24,0%. In percentuale del PIL la bolletta energetica scende al 2,3%, un livello inferiore di 0,3 punti al 2,6% del 2021, anno precedente allo scoppio della crisi energetica
  20. Sole e idro trainano la crescita dell’elettricità green – Dall’analisi del bilancio annuale di Terna si evidenzia che nel 2024 la produzione di energia elettrica sale del 2,7%, combinazione di un aumento del 13,4% da fonti di energia rinnovabile (FER) e un calo del 3,9% da termica. La spinta delle FER arriva da idrico rinnovabile, che sale del 30,4%, e dal fotovoltaico, che sale del 19,3%.
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