17 Gennaio 2025, h. 10:00 Studi

STUDI – Dazi e made in Italy negli USA. Granelli: ‘Puntare su eccellenza manifatturiera’

Lunedì prossimo, 20 gennaio, si inaugura il quadriennio della Presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump. La nuova amministrazione USA potrebbe caratterizzarsi, tra l’altro, per un inasprimento della guerra commerciale con la Cina, che potrebbe estendersi anche alle esportazioni dell’Unione europea.  Un inasprimento dei dazi USA sui prodotti esportati dall’UE rallenterebbe la ripresa del commercio internazionale, penalizzando le esportazioni negli Stati Uniti, il secondo mercato delle made in Italy dietro alla Germania, con esportazioni che nel 2024 (ultimi dodici mesi a settembre) ammontano a 66,4 miliardi di euro, pari al 10,7% del totale delle vendite all’estero dell’Italia.

L’analisi del commercio Italia-USA è proposta nell’Elaborazione Flash ‘Made in Italy in USA e i rischi dei dazi. Il grado di esposizione dei territori sul mercato statunitense’ pubblicata oggi dall’Ufficio Studi. Qui per scaricarla. Il lavoro è aperto dall’articolo ‘Dazi USA, maneggiare con cautela’, di Giulio Sapelli in cui si esamina il ruolo delle piccole imprese nelle trasformazioni globali e le cautele con cui vanno applicati i dazi, con una prospettiva storica che esamina le tariffe statunitensi varate negli anni Trenta del secolo scorso e che delinea la necessita di innovare le politiche economiche globali, per affrontare i problemi strutturali delle economie europee, aggravati dalle crisi energetiche e dagli effetti sui salari delle politiche export lead. Inoltre, il lavoro contiene una approfondita analisi territoriale dei flussi di export negli USA predisposta in collaborazione con l’Ufficio Studi di Confartigianato Vicenza.

I dazi USA – Secondo le stime dal National Board of Trade Sweden – agenzia governativa svedese per il commercio internazionale – una applicazione di dazi addizionali tra il 10% e il 20% sulle importazioni degli USA causerebbe un calo dell’export totale dell’Italia verso gli Stati Uniti, rispettivamente, del -4,3% e del -16,8%. Nel report di Confartigianato si esamina il recente dibattito sulle evoluzioni delle politica commerciale degli USA, nel quale si è delineato sia nell’intervento del neo eletto Trump che nell’intervista al Financial Times della Presidente della Bce Lagarde, un possibile scambio tra minori dazi per i prodotti UE e maggiori acquisti di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti, un mercato esaminato nell’ultima analisi dell’Ufficio Studi su QE-Quotidiano Energia.

Le tendenze del made in Italy negli USA – Una politica commerciale aggressiva da parte degli Stati Uniti peggiorerebbe ulteriormente il trend negativo del made in Italy negli USA. La debolezza del commercio internazionale sta pesando sulla dinamica dell’export manifatturiero negli USA che nei primi dieci mesi del 2024 diminuisce del 2,7% facendo peggio rispetto alla tenuta (-0,6%) del totale del made in Italy. In controtendenza, crescono (+3,9% nei primi nove mesi del 2024) le esportazioni negli USA nei settori a maggior presenza di micro e piccole imprese (MPI). Si tratta di prodotti alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture, soprattutto gioielleria ed occhialeria, settori in cui l’occupazione nelle imprese con meno di 50 addetti supera il 60%, che nel 2024 (ultimi dodici mesi a settembre) ammonta a 17,9 miliardi di euro, rappresenta oltre un quarto (27,1%) delle esportazioni manifatturiere nel paese in esame.

“La politica dei dazi – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – può forse pagare nel breve periodo, ma l’esperienza insegna che le sfide commerciali si vincono garantendo la libera circolazione delle merci. Per le nostre imprese si apre una sfida da affrontare intensificando gli sforzi per assicurare l’alta qualità della manifattura made in Italy, arma vincente e distintiva che i mercati sanno riconoscere ed apprezzare. Ma è anche fondamentale muoversi come Sistema Paese, con un impegno deciso da parte del Governo e delle istituzioni a sostegno delle aziende e della competitività dei nostri prodotti”.

Nell’analisi settoriale sono esaminate le interazioni tra la domanda USA e la crisi della moda e meccanica, che evidenziano una tenuta per l’abbigliamento mentre crolla la domanda di autoveicoli. Inoltre, gli USA rappresentano il primo mercato per 43 prodotti del made in Italy, una ampia gamma che comprende medicinali e preparati farmaceutici, navi e imbarcazioni da diporto e sportive, prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, strumenti e forniture mediche e dentistiche (per circa i tre quarti costituito dell’occhialeria), vini da uve, oggetti di gioielleria e oreficeria. Inoltre, gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione dei macchinari made in Italy.

L’analisi territoriale evidenzia che le maggiori regioni esportatrici negli USA sono Lombardia con 13.510 milioni di euro (20,5% del totale) nel 2024 (ultimi dodici mesi a settembre), Emilia-Romagna con 10.754 milioni (16,3%), Toscana con 10.251 milioni (15,6%), Veneto con 7.174 milioni (10,9%), Piemonte con 5.189 milioni (7,9%) e Lazio con 3.344 milioni (5,1%).

Il grado di esposizione sul mercato statunitense, misurato come rapporto tra le esportazioni nel periodo sul valore aggiunto del 2021, è pari al 4,0%, con valori sopra alla media in Toscana con il 9,6%, Emilia-Romagna con il 7,1%, Friuli-Venezia Giulia con 6,2%, Abruzzo con 5,8%, Veneto con 4,8%, Marche con 4,7% e Piemonte con 4,2%.

Per quanto riguarda la dinamica dell’export manifatturiero verso gli USA nei primi nove mesi del 2024, a fronte del calo tendenziale dell’1,5%, tra le prime sei regioni esportatrici sono in controtendenza, con crescite a doppia cifra, il Lazio con il +40,5% e la Toscana con il +18,5% mentre è più contenuto l’aumento dell’Emilia-Romagna che si attesta sul +4,9%.

Gli altri temi del report – Inoltre, il lavoro esamina la recente dinamica del cambio euro/dollaro, il posizionamento dell’UE e dell’Italia rispetto agli acquisti di GNL dagli Stati Uniti e propone una appendice nella quale, in relazione agli orientamenti della nuova Amministrazione USA, si esamina la spesa pubblica per la difesa dei paesi Nato e la struttura di offerta della filiera dell’aero-spazio e difesa, che include l’insieme delle attività che compongono l’intera catena del valore, dalla progettazione alla vendita, per aeromobili, elicotteri, cingolati, droni, armamenti, satelliti, razzi, arredamento per aeromobili, sistemi per la sicurezza cibernetica, macchine e attrezzature dedicate alla filiera.

 

Grado di esposizione sul mercato statunitense per regione

Ultimi 12 mesi a settembre 2024. % export manifatturiero su valore aggiunto 2021 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

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