29 Ottobre 2024, h. 08:00 Studi
STUDI – Italia 1a in Ue nella riparazione. I dati e la posizione di Confartigianato a Rai Parlamento
L’offerta dei servizi di riparazione di beni in Italia rappresenta una parte fondamentale dell’economia, con oltre 316 mila imprese e 904 mila occupati. Il comparto presenta una elevata vocazione artigiana: sono 237 mila le imprese artigiane della riparazione, pari al 75,0% del settore. In chiave settoriale, il mondo della riparazione in Italia è composto, in percentuale degli occupati, per il 57,0% dall’installazione di impianti elettrici e termoidraulici, per il 25,2% dall’autoriparazione e per il 4,9% dalla riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa.
Nel confronto internazionale, il peso dell’occupazione nelle imprese della riparazione sul totale dell’economia in Italia è pari al 5,0%, di un punto superiore al 4,0% della media Ue, collocando l’Italia al primo posto in Ue per peso della riparazione sull’economia nazionale. Tra le maggiori economie europee il peso della riparazione in Italia è superiore a quello di Francia (4,4%), Spagna (4,0%) e Germania (3,7%).
Il sistema delle imprese settore, che genera un fatturato di 113 miliardi di euro, potrebbe espandersi ulteriormente se venissero rimosse le barriere che ostacolano il libero accesso a ricambi, strumenti e informazioni tecniche da parte dei riparatori indipendenti. La posizione di Confartigianato è chiara: garantire ai riparatori indipendenti libero accesso a tutti i pezzi di ricambio, agli strumenti ed alle informazioni tecniche fornite dai produttori, eliminando le disparità che limitano la loro attività e quella di migliaia di piccole imprese. Il quadro del settore e le valutazioni sulle luci e ombre della direttiva europea sul diritto alla riparazione sono contenute nell’intervento di Guido Radoani, Responsabile del Sistema Imprese di Confartigianato nella trasmissione Punto Europa di Rai Parlamento di sabato scorso, 26 ottobre (il servizio dal minuto 20:56).
Luci e ombre della direttiva europea sulla riparazione – Tra gli aspetti positivi l’introduzione di una normativa quadro europea sul diritto alla riparazione e la creazione di una piattaforma europea online per la riparazione che aiuterà i consumatori a trovare facilmente imprese specializzate. Inoltre, i produttori non potranno più rifiutarsi di riparare un prodotto solo perché è stato già riparato da terzi.
La nuova direttiva presenta alcune criticità. La direttiva si applica ad un numero limitato di prodotti (elettrodomestici, smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici), lasciando fuori molti beni di uso quotidiano come veicoli, capi di abbigliamento e orologi. Inoltre, non è stato introdotto un obbligo chiaro per i produttori di rendere disponibili i pezzi di ricambio per i riparatori indipendenti. Rimane incerto anche se l’uso della piattaforma europea o del modulo di riparazione comporterà costi aggiuntivi per le imprese.
A queste lacune si aggiunge l’assenza di agevolazioni fiscali per rendere la riparazione una scelta più attrattiva per i consumatori. Nonostante l’importanza della lotta all’obsolescenza programmata, non sono state previste misure concrete per contrastare questa pratica diffusa nel settore dei prodotti elettronici.
Il mercato della riparazione potrà crescere solo se potranno coesistere, in modo equilibrato, i principi della durabilità, qualità e sostenibilità con il diritto alla riparazione e i diritti delle imprese della riparazione.
Riparazione, pilastro dell’economia circolare – Grazie alla riduzione della produzione di rifiuti e la riduzione dei costi di sostituzione dei prodotti a carico dei consumatori, il comparto della riparazione è un settore fondamentale per una economia sostenibile, fornendo un apporto determinante all’offerta dei servizi dell’economia circolare, come esaminato nel Rapporto ‘Energia e sostenibilità al centro della transizione green delle micro e piccole imprese’ presentato nell’ambito della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità 2024.
Peso delle imprese della riparazione nei paesi Ue
2022, % su totale economia – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
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