19 Febbraio 2025, h. 11:33 Studi
STUDI – Germania gigante addormentato d’Europa. Nel 2024 persi 10 milioni € al giorno di vendite del made in Italy
La governance dell’Unione europea sta affrontando una complessa fase di cambiamento nelle relazioni internazionali, innescata dalla nuova presidenza degli Stati Uniti. Sullo sfondo le posizioni critiche dei due maggiori paesi dell’Unione: una crisi di governabilità in Francia e le incertezze sugli scenari in Germania dopo le elezioni di domenica prossima, 23 febbraio. Le elezioni federali per il rinnovo del Bundestag si tengono dopo due anni di recessione, mentre le previsioni di ripresa per quest’anno sono state riviste al ribasso. Le scelte di politica fiscale del prossimo Governo tedesco e l’evoluzione dell’economia della Germania sono determinanti per l’intera Unione europea e per l’Italia, il principale competitor della manifattura tedesca. Dopo la Brexit, l’economia tedesca ha consolidato la posizione di leadership europea, rappresentando oltre un quarto del PIL dell’Unione a 27.
L’analisi sull’economia della Germania e sull’export sul mercato tedesco è contenuta nella Elaborazione Flash ‘Made in Italy in Germania, il gigante addormentato d’Europa’ pubblicato oggi dall’Ufficio Studi. Qui per scaricarlo.
La crisi dell’economia tedesca – Il 2024 è stato il secondo anno consecutivo di recessione in Germania, con un calo del PIL dello 0,2%, dopo la flessione dello 0,3% registrata nel 2023. Era da oltre vent’anni (dal 2002-2003) che l’economia tedesca non registrava due anni consecutivi di recessione. Per il 2025 è prevista un ritorno ad una debole crescita (+0,3%), con le previsioni di gennaio 2025 del Fondo monetario internazionale che revisionano al ribasso la crescita di 0,5 punti rispetto alla previsione di ottobre 2024.
Tra il 2019 e il 2024 la Germania, dopo la Finlandia e l’Estonia, è il paese dell’Unione con la più bassa crescita del PIL (+0,4% in cinque anni). La politica economica non ha corretto questo trend, con la stretta monetaria più pesante della storia dell’euro accompagnata da una politica fiscale del Governo tedesco eccessivamente prudente. Tra i fattori di crisi dell’economia tedesca una bassa accumulazione di capitale privato e pubblico che influenza negativamente innovazione, twin transition (digitale e green) ed efficienza della Pubblica amministrazione. In Germania si è registrato un maggiore impatto dello shock energetico innescato dall’invasione dell’Ucraina, con una elevata dipendenza dal gas russo (65,4% dell’import nel 2021 vs 40,9% della media Ue). Pesa il più basso profilo crescita della Cina: dalla Germania il 42,4% dell’export europeo sul mercato cinese e nel 2024 si delinea un calo dell’export tedesco in Cina del 6,9% dopo la caduta dell’8,9% del 2023. Con la crisi demografica si acuisce la carenza di competenze, più elevata rispetto agli altri maggiori paesi europei.
La recessione nell’automotive – Nel 2024 la produzione della prima manifattura d’Europa perde il 4,8%, facendo peggio del calo del 2,5% della media Ue. Pesa il calo del 6,9% della produzione di autoveicoli, che in Germania rappresenta più della metà (52,9%) dell’occupazione europea del settore. Dal varo del Green Deal europeo, tra il 2019 e il 2024, la Germania ha perso il 18,1% della produzione di autoveicoli.
Il calo del made in Italy in Germania – Nel 2024 il mercato tedesco segna una flessione del 5,0% delle vendite del made in Italy a fronte della stabilità (+0,2%) nel resto del mondo: nell’ultimo anno le imprese italiane hanno perso oltre 10 milioni di euro al giorno di vendite sul mercato tedesco.
L’esposizione dei territori – Si osserva una maggiore esposizione sul mercato tedesco del Veneto, con esportazioni di prodotti manifatturieri in Germania che sono pari al 6,2% del valore aggiunto regionale, seguito da Piemonte con 6,1%, Emilia-Romagna con 6,0%, Trentino-Alto Adige con 5,9%, Friuli-Venezia Giulia con 5,5%, Abruzzo, prima regione del Mezzogiorno, con 1 5,2%, Lombardia con 4,6%, Umbria con 4,3% e Toscana con 4,1%. Le province più esposte, con peso delle esportazioni di prodotti manifatturieri in Germania sul valore aggiunto provinciale doppio rispetto alla media, sono: Chieti con 12,5%, Piacenza con 10,8%, Mantova con 9,5%, Reggio Emilia con 8,9%, Vercelli con 8,8%, Terni con 8,8%, Novara con 8,7%, Lecco con 8,6%, Bergamo con 8,6%, Frosinone con 8,5%, Cremona con 8,4%, Vicenza con 8,1%, Alessandria con 8%, Verona con 7,8%, Arezzo con 7,7%, Provincia Autonoma di Bolzano con 7,6% e Modena con 7,6%.
Il trend dell’export territoriale di macchinari in Germania – La domanda di beni di investimento nei paesi dell’Eurozona è penalizzata dalla stretta monetaria e nei territori specializzati nella produzione di macchinari si sta soffrendo la bassa domanda interna e il calo delle importazioni della Germania, di cui l’Italia e la prima fornitrice mondiale per questa tipologia di beni. Nei primi nove mesi del 2024, a fronte di un calo del 5,0% in media nazionale, le esportazioni di macchinari sul mercato tedesco scendono del 10,7% in Veneto e del 9,2% in Emilia-Romagna. Il calo è più contenuto (-2,9%) per la Lombardia, mentre si osserva una tenuta (+0,8%) in Piemonte. Tra le prime quindici province si registrano cali a doppia cifra per Reggio nell’Emilia con -18,5%, Padova con -18,2%, Verona con -15,9%, Modena con -11,4%, Brescia con -11,3% e Parma con -10,4%. A seguire, con cali più intensi della media, Bergamo con -9,7% e Vicenza con -6%, mentre flessioni più contenute si registrano a Varese con -2,5% e Milano con -0,6%. In controtendenza, aumento le esportazioni di macchinari in Germania a Treviso con +4,4%, Torino con +4,5%, Mantova con +5,1%, Bologna con +5,9% e Monza e Brianza con 8,3%.
Grado di esposizione sul mercato tedesco per regione
Ultimi 12 mesi a settembre 2024. % export manifatturiero su valore aggiunto 2022 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Trend export macchinari in Germania nelle maggiori regioni e province
Primi 9 mesi del 2024. Variazione % tendenziale (regioni e province con % sul totale Italia) – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat