23 Gennaio 2025, h. 15:12 Studi

STUDI –Toscana, Lombardia, Veneto, Campania, Marche ed Emilia-Romagna nella top 10 della moda europea. Il punto sulla crisi della moda

L’analisi degli ultimi dati statistici disponibili delinea una persistenza della grave crisi nella moda. La debole domanda internazionale e le tensioni geopolitiche si riverberano su un calo delle esportazioni dei prodotti tessili, di abbigliamento e pelle, che a novembre 2024 scendono del 9,0% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e nei primi undici mesi dell’anno cumulano una diminuzione del 4,7% su base annua. Più contenuto il calo sui mercati Ue (-1,8%) rispetto alla caduta sui mercati extra Ue (-7,1%), con le flessioni più ampie registrate sui mercati di Svizzera (-48,7%) e Russia (-9,2%).

In autunno del 2024 la produzione della moda segna due aumenti consecutivi in chiave congiunturale (+1,1% ad ottobre rispetto al mese precedente e +2,5% a novembre m/m), mentre a novembre si registra un calo del 2,7% su base annua e negli undici mesi del 2024 si cumula un calo della produzione nel tessile, abbigliamento e pelle che sfiora i dieci punti percentuali (-9,9%), facendo peggio della flessione del 6,4% della produzione del settore nell’Unione europea a 27.

In chiave settoriale, nei primi undici mesi del 2024 il calo della produzione nel tessile è del 6,3%, nell’abbigliamento del 7,0% mentre la situazione più critica per gli articoli in pelle con un calo del 16,6%, flessione che arriva al 18,2% per le calzature e al 22,8% per borse e pelletterie.

2024, il terzo annus horribilis per la moda dal 1990 – Il trend della produzione nella moda delinea nel 2024 la terza peggiore performance dal 1990, inizio della serie storica: una performance peggiore della produzione nel tessile, abbigliamento e pelli nei primi undici mesi dell’anno, infatti, si è registrata solo nel 2009 (-12,7%) a seguito della crisi finanziaria, e nel 2020 (-28,8%) con lo scoppio della pandemia da Covid-19.

A dicembre 2024 peggiorano le attese sugli ordini delle imprese della moda, con un saldo di -9,9 (era -7,3 a novembre).

Come evidenziato nel recente 32° Report congiunturale di Confartigianato, le vendite al dettaglio nei primi undici mesi del 2024 segnano un limitato aumento in valore (+0,9%) per i prodotti di abbigliamento mentre rimangono in territorio negativo (-0,8%) per le calzature, articoli in pelle e da viaggio.

L’analisi dei dati settoriali sul mercato del lavoro evidenzia che nei primi tre trimestri del 2024 l’occupazione nella moda scende del 2,1% su base annua. L’analisi delle previsioni del sistema Excelsior indicano che nel primo trimestre del 2025 cedono le previsioni di entrate di lavoratori nelle imprese della moda, che calano del 22,1% su base annua, passando da 35.480 nel primo trimestre del 2024 a 27.450 nel primo trimestre di quest’anno.

Le forti turbolenze che il comparto della moda ha dovuto affrontare nell’ultimo quinquennio hanno determinato una pesante selezione delle imprese, con perdite di know how, competenze e capitale fisico ed umano. Tra il 2019 e il 2024 – un quinquennio di grandi incertezze caratterizzato dalla pandemia e dalla crisi delle filiere globali, dalle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, da uno shock energetico, dalla stretta monetaria più pesante della storia dell’Euro, dalla caduta del commercio internazionale nel 2020 e nel 2023 e dalle incertezze derivante dalla crisi in Medio Oriente – le imprese registrate della moda sono passate da 95.210 a fine 2019 a 79.829 a fine 2024, con una perdita di 15.381 imprese, pari al 16,2% del totale. Si osserva un trend di diminuzione di analoga intensità (-15,9%) per le imprese artigiane, che sono passate da 48.178 a fine 2019 a 40.515 a fine 2024, con una perdita di 7.663 imprese. Nell’arco dei 1827 giorni del periodo in esame, la moda italiana ha perso più di 8 imprese al giorno, di cui 4 sono imprese artigiane.

Italia leader della moda europea – La crisi della moda si riverbera su un sistema di imprese ad alta vocazione artigiana e diffuso sul territorio: su 141 distretti manifatturieri italiani, 49 sono distretti specializzati nella moda, di cui 32 nel tessile e abbigliamento e 17 in pelli, cuoio e calzature.

Nella moda italiana operano 80 mila imprese registrate e nelle unità locali sono occupati 438 mila addetti che rappresentano più di un quarto (27,8%) della moda in Ue, posizionando l’Italia al primo posto tra i 27 paesi dell’Unione Europea per occupazione nella moda davanti, nell’ordine, a Portogallo, Polonia, Romania, Germania, Francia e Spagna. Il settore presenta una alta diffusione dell’artigianato: nella moda operano 41 mila imprese artigiane, il 50,8% del settore, con 139 mila addetti che rappresentano circa un terzo (31,1%) dell’occupazione della moda italiana.

La vivacità distrettuale colloca i territori italiani in posizione primaria tra le regioni della moda europea: una analisi dei dati Eurostat su 260 regioni nei 27 paesi dell’Ue evidenzia, infatti, la presenza di sei regioni italiane tra le prime dieci in Europa per occupati nel comparto della moda.

Il Nord del Portogallo (Norte) è la prima regione nell’Unione europea per occupati nella moda, con 152 mila addetti del settore (10,3% del totale occupati delle imprese della regione), seguita da Toscana (IT) con 107 mila addetti (8,8%), Lombardia (IT) con 83 mila addetti (2,2%), Veneto (IT) con 66 mila addetti (3,7%), Comunitat Valenciana (ES) con 37 mila addetti (2,3%), Campania (IT) con 34 mila addetti (2,8%), Marche (IT) con 33 mila addetti (6,8%), Łódzkie (PL) con 31 mila addetti (4,6%), Cataluña (ES) con 30 mila addetti (1%) ed Emilia-Romagna (IT) con 28 mila addetti (1,7%).

La Toscana, risultando la seconda regione europea dietro a Norte per occupati nell’abbigliamento e la terza regione nel tessile dietro a Norte e Lombardia, diventa la prima regione europea per gli articoli in pelle, davanti a Norte e Veneto. Una presenza di regioni italiane si riscontra anche nelle successive posizioni: in undicesima posizione troviamo la regione Centru (RO) con 25 mila addetti della moda (4,7% del totale occupati delle imprese della regione), seguita da Nord-Est (RO) anch’essa con 25 mila addetti (5,8%), Piemonte (IT) con 24 mila addetti (1,8%), Puglia (IT) anch’essa con 24 mila addetti (2,7%) e Yugozapaden (BG) con 23 mila addetti (2,6%).

Le sfide in atto – Il settore della moda rappresenta un perno della cultura e della storia economica dell’Italia. Le imprese del settore sono impegnate in una complessa trasformazione che integra la produzione artigianale con l’innovazione di tendenze e stili, affrontando le sfide della sostenibilità e della tutela dell’ambiente, nel contesto della Strategia europea per prodotti tessili sostenibili e circolari. L’offerta delle imprese della moda interagisce sul mercato con crescenti segmenti della domanda orientata a prodotti innovativi, con una vita prolungata e un minore impatto sull’ambiente.

Il monitoraggio della crisi – La crisi della moda, insieme con quella meccanica, è monitorata da frequenti analisi condotte dal Sistema Imprese e dall’Ufficio Studi di Confartigianato.

In particolare segnaliamo ‘Moda, le micro e piccole imprese perdono 9 milioni al giorno di ricavi’ contenuto nel 19° Rapporto annuale di Confartigianato ‘Italia, la grande officina delle piccole imprese’ e consultabile nell’estratto del Rapporto liberamente scaricabile.

Di seguito riepiloghiamo le analisi pubblicate nel corso dell’ultimo anno.

 

Dinamica della produzione della Moda dal 1991 al 2024

Primi 11 mesi dell’anno dal 1991 (inizio rilevazioni) al 2024. Var. % tendenziale dei dati corretti con gli effetti di calendario – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

 

Le prime venti regioni Ue della Moda

Anno 2022, addetti unità locali, 260 regioni Nuts 2, Nace C13-14-15 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

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