24 Agosto 2024, h. 15:30 Comunicati stampa

LAVORO – Imprese cercano 699mila esperti digitali. Introvabile il 51,8%. Sui media il focus Confartigianato

La transizione digitale delle imprese italiane rischia di rallentare a causa della crescente difficoltà nel reperire personale qualificato. Secondo una rilevazione di Confartigianato, le aziende hanno necessità di 699mila lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0, ma non riescono a trovarne più della metà (51,8%). Si tratta di 362mila lavoratori che devono essere capaci di gestire tecnologie come l’intelligenza artificiale, il cloud computing, l’Industrial Internet of Things (IoT), la data analytics, i big data, la realtà virtuale e aumentata e la blockchain.

La rilevazione di Confartigianato ha avuto ampia eco sui media: il 21 agosto i principali quotidiani nazionali (tra cui Corriere della sera, Il Giornale, Libero, Il Messaggero), le testate locali, i portali di informazione come IlSole24ore.com hanno dedicato approfondimenti e servizi sull’argomento sono stati trasmessi nelle edizioni del 20 e 21 agosto di Tg5, Tgcom24, nell’edizione del 22 agosto del Tg1, nell’edizione del 24 agosto del Tg2, e nella rubrica Focus Economia di Radio24.

Inoltre, il  22 agosto Presidente di Confartigianato Marco Granelli ha rilasciato un’ampia intervista a Tgcom24


Guarda l’intervista al Presidente Granelli su Tgcom24
Guarda il servizio su Tg1
Guarda il servizio su Tg2
Guarda il servizio su Tg5
Guarda la rassegna stampa dei quotidiani (QUI solo i titoli)


Confartigianato ha stilato anche la classifica delle regioni e delle province in cui il problema del personale introvabile è più acuto e supera la media nazionale.
A livello regionale è in testa il Trentino-Alto Adige, dove il 65,8% dei posti di lavoro con e-skills offerti dalle imprese (pari a 12.070) rimane vacante. Seguono il Friuli-Venezia Giulia (7.350 le figure professionali introvabili, pari al 62,6% del totale richiesto dalle imprese della regione), l’Umbria (3.750, pari al 60,3%), le Marche (9.030, pari al 57,1%), il Veneto (31.720, pari al 56,3%) e l’Emilia-Romagna (29.760, pari al 55,8%). Mostrano percentuali superiori alla media nazionale anche la Toscana (22.550, pari al 54%), la Liguria (7.900, equivalente al 53,1%), il Piemonte (25.860, pari al 53%), la Lombardia (80.250, vale a dire il 52,3%) e l’Abruzzo (6.930, pari al 52%).

Il problema è ancora più evidente su scale provinciale. Bolzano guida la classifica delle province con il più alto mismatch tra domanda e offerta di manodopera qualificata, con il 69,2% dei posti di lavoro altamente qualificati difficili da coprire, pari a 7.110. Seguono Trieste (1.390, pari al 68,3%), Terni (880, pari al 67,5%), Udine (3.420, pari al 66,5%) e Cuneo (4.030, pari al 66%). Anche province come Lucca (64,2%), Lodi (63,6%), Gorizia (61,9%) e Trento (61,4%) riscontrano gravi difficoltà nel trovare lavoratori con competenze digitali avanzate.

“Le nostre aziende – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – devono poter contare su lavoratori in grado di padroneggiare le nuove tecnologie. Serve un’adeguata politica formativa e un dialogo sempre più stretto tra la scuola, il sistema dell’istruzione professionale e le imprese”.

Imprese che, secondo il rapporto di Confartigianato, per reagire alla carenza di personale, attrarre giovani talenti e trattenere i lavoratori con più elevate skills ed esperienza, hanno adottato una serie di strategie. In particolare, il 32,6% dei piccoli imprenditori punta su aumenti salariali, il 28,5% su flessibilità degli orari di lavoro e il 24,9% sulla collaborazione con le scuole, soprattutto quelle ad indirizzo tecnico e professionale. Secondo Confartigianato, infatti, per il 72% dei lavoratori necessari alle piccole imprese è richiesto un titolo secondario tecnico o con qualifica o diploma professionale o una laurea in materie scientifiche, tecnologiche ed ingegneristiche (STEM).


Approfondisci la rilevazione dell’Ufficio studi di Confartigianato

 

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