3 Giugno 2024, h. 12:57 Studi
STUDI – Il ritardo della ripresa dell’export alza i rischi sulla crescita. L’analisi su IlSussidario.net
Le previsioni di primavera della Commissione europea pubblicate il 15 maggio indicano una crescita del 2,6% del volume del commercio mondiale di beni, dopo la stagnazione (-0,3%) del 2023. Con il recupero della domanda internazionale, è previsto un aumento del 2,0% del volume delle esportazioni di beni dell’Italia, in miglioramento rispetto al più prudente +0,5% stimato ad aprile dal Fondo monetario internazionale.
Ma l’analisi dei dati statistici disponibili indica che questa ripresa è in ritardo, come evidenziato dall’analisi proposta nell’articolo ‘SCENARIO PIL/ I numeri dell’export frenano la crescita italiana’ a firma di Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato, pubblicato oggi su il Sussidiario.net.
Nel primo trimestre 2024 il commercio internazionale sale di un limitato +0,2% su base annua, mentre il volume dell’export dell’Italia risulta in discesa del 3,9% su base annua, equivalente ad una flessione del 2,8% in valore.
Persiste un ampio segno negativo (-23,6) per il saldo sul giudizio sugli ordini esteri delle imprese manifatturiere italiane. Sembra interrompersi il ciclo espansivo in cui le vendite del made in Italy in quattro anni hanno cumulato una crescita dell’8,6%, un ritmo quasi doppio del +4,5% della media Ue, un trend sottolineato anche nell’ultima Relazione annuale della Banca d’Italia, pubblicata venerdì scorso.
Una buona notizia per il made in Italy arriva dalla stima preliminare dell’export extra Ue che ad aprile segna un aumento su base annua del +3,4%, riportando in territorio positivo (+2,2%) l’andamento dei primi quattro mesi dell’anno. Anche la fiducia delle imprese manifatturiere tiene: a maggio l’indice del clima di fiducia sale, rimanendo leggermente al di sopra del livello di fine 2023.
Nel confronto internazionale proposto nell’ultimo report dell’Ocse, nel primo trimestre 2024 l’export nei paesi del G20, valutato in dollari Usa, scende dell’1,8% su base annua, mentre il made in Italy segna una flessione dell’1,6%. Nel complesso l’Ue a 27 registra un calo del 2,7% mentre tra le maggiori economie manifatturiere globali scende l’export della Cina (-2,0%), è più stabile (+0,7%) quello della Germania e cresce quello dell’India (+4,4%).
Sul ritardo della ripresa degli scambi internazionali incombono i rischi di natura geopolitica, il protrarsi della guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina e del conflitto in Medio Oriente. Nei primi cinque mesi del 2024 il volume mondiale di merci transitato attraverso Canale di Suez si è più che dimezzato (-60,0%) rispetto un anno prima, mentre è aumentato del 73,4% il traffico commerciale che circumnaviga l’Africa. Con l’allungamento delle rotte commerciali sale il costo del trasporto marittimo dalla Cina, più che raddoppiato dall’inizio dell’anno. Dopo sei cali consecutivi, nel primo trimestre 2024 torna a salire (7,5%) la quota di imprese esportatrici che sono ostacolate per tempi di consegna eccessivamente lunghi.
Molti dei settori del made in Italy sono in rosso: la farmaceutica segna un calo del 14%, la metallurgia e metalli del -12,8%, la chimica del -7,2%, legno, carta e stampa del -6,3%, moda del -5,5%, gomma, plastica, vetro, cemento, ceramica del -4,9%, apparecchiature elettriche del -2,3%. Più stabili macchinari e impianti (-0,4%) mentre rimangono in territorio positivo computer ed elettronica (+1,3%), raffinazione petrolio (+4,2%), mezzi trasporto (+7,2%), alimentare e bevande (+7,7%) e altre manifatture (+12,1%).
L’arretramento delle vendite made in Italy è diffuso sui maggiori mercati, mentre sono in controtendenza la Turchia (+25,9%, in deciso miglioramento rispetto +6,4% del 2023), Giappone (+9,6%) e Stati Uniti (+9,3%). Segno positivo anche per Polonia e Spagna. È in calo l’export verso India (-2,5%), Belgio (-2,7%), Paesi Bassi (-2,8%), Svizzera (-3,8%), Francia (-4,3%), Regno Unito (-5,1%) e Romania (-6,6%). Si osserva un calo più marcato in Germania (-8,7%) e Cina (-45,8%), in quest’ultimo caso interamente determinato dal settore farmaceutico, dopo il boom del 2023. Cali in doppia cifra anche per l’export in Repubblica ceca, Austria e Russia.
Il dinamismo del mercato statunitense e la debole domanda tedesca – Con la crescita del primo trimestre dell’anno, gli Stati Uniti si confermano il secondo mercato del made in Italy, dopo aver superato la Francia nell’autunno del 2022. Il dinamismo delle vendite negli Usa è sostenuta dalle elevate movimentazioni della cantieristica navale, che determinano un aumento del 48,2% dell’export dei mezzi di trasporto. Il made in Italy nel mercato statunitense segna tassi di crescita a doppia cifra anche per articoli farmaceutici (+28,2%), alimentari e bevande (+18,7%) e macchinari (+16,4%).
Dopo la recessione del 2023, prosegue il calo della domanda della Germania. Nel primo trimestre del 2024 le esportazioni sul primo mercato del made in Italy scendono dell’8,7% su base annua: le imprese italiane sul mercato tedesco perdono 19 milioni di euro al giorno di vendite. I cali sono più marcati della media per settori tipici del made in Italy come la moda (-9,1%) e il legno-arredo (-14,5%).
Le ricadute sui territori – Il ritardo nella ripresa delle esportazioni pesa in modo particolare nelle regioni che già dallo scorso anno erano in maggiore sofferenza: nel 2023 il calo dell’export più accentuato si osserva nel Nord Est (-1,1%), in particolare in Veneto e Friuli Venezia Giulia, e nel Centro (-4,4%), con un ampio segno negativo nel Lazio e nelle Marche.
Senza l’apporto della domanda estera, con un costo del denaro che rimane elevato e una politica fiscale che diventerà restrittiva, salgono i rischi per la crescita dell’economia italiana, che la Commissione europea ha stimato dello 0,9% nel 2024, in linea con lo 0,8% dell’Eurozona e migliore dello 0,7% di Francia e dello 0,1% di Germania. Il prossimo 6 giugno la BCE valuterà un taglio dei tassi – che potrebbe essere rinviato dopo che le stime preliminari di Eurostat indicano l’inflazione in Eurozona a maggio in risalita al 2,6% dal 2,4% di aprile – mentre una probabile apertura di procedura di infrazione per deficit eccessivo, che la Commissione europea ufficializzerà il prossimo 19 giugno, riaprirà un ciclo di politica fiscale restrittiva. L’Italia, lo ricordiamo, nel 2023 presenta il deficit di bilancio più ampio tra tutti i paesi dell’ l’Unione europea. Secondo le nuove regole europee, in uno scenario base di crescita, l’Ufficio parlamentare di bilancio stima un aggiustamento annuale del saldo primario strutturale di mezzo punto percentuale di PIL nei prossimi sette anni. Inoltre, la conferma nel 2025 di alcuni degli interventi finanziati solo per l’anno in corso dall’ultima manovra di bilancio richiederebbe ulteriori risorse di bilancio per 18,2 miliardi di euro.
A fronte di una domanda interna indebolita dalle politiche economiche, diventa vitale per l’economia italiana una rapida ripresa del commercio internazionale.