24 Aprile 2024, h. 08:00 Notizie

STUDI – Maggiore crescita PIL (+7,4%) con tasso di occupazione femminile in linea con Ue. Italia leader europea per imprenditrici

© Francesco Vignali Photography

L’emancipazione femminile ha bisogno di politiche per combattere le disuguaglianze di genere e di maggiori risorse a sostegno della conciliazione vita-lavoro per aumentare la partecipazione delle donne al mondo del lavoro. Se il tasso di occupazione delle donne italiane crescesse allineandosi con quello dell’Ue si ipotizza un aumento di 2.344.000 occupate donne, di cui 355.000 le indipendenti, che permetterebbe al PIL italiano di crescere del 7,4%, pari a 154,7 miliardi di euro di maggior valore aggiunto: come se il nostro Paese potesse contare sull’apporto di un secondo Piemonte.

L’analisi controfattuale sulla maggiore crescita derivante dal lavoro femminile, insieme ad altri aspetti di forza ma anche criticità del mercato del lavoro femminile, è contenuta nel report ‘Imprese e lavoro delle donne nell’era dell’incertezza – Tra presente e futuro al femminile’ presentato ieri dall’Ufficio Studi in occasione di ‘Futuro al Femminile: Equità, Generatività, Sistema’, la Convention del Movimento Donne Impresa Confartigianato (leggi QUI) e predisposto in collaborazione con l’Osservatorio MPI Confartigianato Lombardia, che ha curato anche l’Appendice statistica ‘Imprese femminili, digitali, artigiane e donne indipendenti per territorio’. Clicca qui per scaricarla.

Il report interseca la vision dell’evento intrecciando il tema della equità di genere con un esteso esame del mercato del lavoro e della vocazione all’imprenditorialità, quello della generatività con il ruolo delle donne nella struttura imprenditoriale italiana e i caratteri della dinamica delle imprese e del lavoro delle donne e quello del sistema mediante l’offerta di alcuni elementi di valutazione delle politiche per ridurre il divario di genere e per la conciliazione.

Sulle prospettive del “Futuro al femminile” viene delineato il ruolo delle donne e dell’imprenditoria femminile nell’età dell’incertezza e nelle sfide della transizione demografica nei prossimi vent’anni posta al sistema di welfare.

Vengono analizzati vari aspetti dell’occupazione femminile valutando in particolare i dati sull’occupazione femminile nel periodo 2021-2023. Vengono discusse le tendenze dell’economia italiana, con un focus sulla ripresa del commercio internazionale, i rischi geopolitici e le ricadute della stretta monetaria e si analizzano le variazioni nel costo del credito alle imprese.

Vengono evidenziate criticità nel sostegno alle politiche di conciliazione e nella riduzione delle diseguaglianze di genere mentre il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) presenta dei ritardi sull’attuazione che interessano anche l’intervento per gli asili nido.

Sul fronte dell’imprenditoria femminile, l’Italia si conferma leader nell’Ue per il numero di imprenditrici e lavoratrici autonome che però scontano una persistente carenza di manodopera visto che sono di difficile reperimento il 46,0% delle entrate nelle MPI guidate da donne, con i, paradossale ‘grande spreco’ di risorse dato dall’alto numero di giovani donne inattive sul mercato del lavoro. Il recupero dell’occupazione indipendente tra il 2021 e il 2023 è stato trainato principalmente dalle donne.

Per quanto concerne l’imprenditorialità viene condotta una analisi strutturale delle imprese femminili in termini di età, nazionalità e territorio, con un approfondimento su regioni e province con la maggiore presenza di imprese femminili. Sono indicate le regioni italiane che si distinguono a livello europeo per l’imprenditoria femminile. Si discute anche della crescita dell’imprenditoria femminile nel periodo post-pandemico e della sua rilevanza nel mantenere la stabilità del sistema delle imprese.

Viene inoltre approfondito il profilo delle imprese gestite da donne e la loro distribuzione territoriale evidenziando il ruolo significativo dell’artigianato nell’imprenditoria femminile e confrontando la dimensione media delle imprese femminili con quella delle imprese gestite da uomini.


Key data del report ‘Imprese e lavoro delle donne nell’era dell’incertezza – Tra presente e futuro al femminile’ (in corsivo le evidenze di contesto e non relative alle donne)

  • Stretta monetaria, caro tassi e calo di prestiti e investimenti

5,44% costo del credito alle imprese in Italia a febbraio 2024 vs 5,12% Eurozona
+381 punti base costo del credito alle imprese in Italia a febbraio 2024 rispetto a giugno 2022, mese precedente all’avvio della stretta monetaria, vs +329 punti base Eurozona
+355 punti base costo del credito alle imprese biennio 2021-2023 (vs -39 punti base biennio 2019-2021)
+4,1% y/y prestiti alle imprese a febbraio 2024 vs +0,4% Eurozona
-6,3% y/y prestiti a famiglie produttrici guidate da donne (vs -5,6% y/y totale famiglie produttrici)
-7,7% y/y prestiti a famiglie produttrici artigiane guidate da donne (vs -5,6% y/y totale famiglie produttrici artigiane)
1.166 milioni di euro di maggiori oneri finanziari per le MPI guidate da donne nella stretta monetaria, tra giugno 2022 e febbraio 2024

 

  • Donne protagoniste nell’economia dell’incertezza/ il contesto

+1,3% variazione commercio internazionale nel biennio 2021-2023 (vs +4,8% 2019-2021)
+14,3% variazione prezzi al consumo nel biennio 2021-2023 (vs +1,7% biennio 2019-2021)
+76,2% variazione prezzi retail energia elettrica e gas nel biennio 2021-2023 (vs +6,4% biennio 2019-2021)
 

  • Donne protagoniste nell’economia dell’incertezza/ le performance

+2,4% punti percentuali tasso di occupazione femminile nei due anni di guerra 2022-2023 (III trimestre 2023 su III trimestre 2021) (vs +1,9 punti percentuali G7)
53,4% tasso di occupazione femminile 15-64 anni nel IV trimestre 2023, Italia ultima in Ue (media 66,1%)
+4,5% variazione totale occupati 15 anni ed oltre nel biennio 2021-2023, pari a +1.026.000 unità
+5,0% variazione donne occupate 15 anni ed oltre nel biennio 2021-2023, pari a +478mila unità
+4,2% variazione uomini occupati 15 anni ed oltre nel biennio 2021-2023, pari a +548mila unità
3 regioni italiane, Sicilia a +10,0%, Veneto a +8,2% e Puglia a +7,3%, trainano la crescita (+5,0%) dell’occupazione femminile italiana nei due anni di guerra (biennio 2022-2023) facendo meglio del 4,3% dell’Ue, del +7,2% della Spagna e del +5,2% dei Paesi Bassi 63 province in cui la crescita in valore assoluto delle donne occupate 15 anni ed oltre nel biennio 2021-2023 è superiore a quella degli uomini occupati
12 province in cui la crescita in valore assoluto dell’occupazione 15 anni ed oltre nel biennio 2021-2023 è imputabile alle donne occupate mentre gli uomini occupati diminuiscono: si tratta di Torino, Bologna, Viterbo, Forlì-Cesena, Teramo, Frosinone, Siracusa, L’Aquila, Isernia, Fermo, Reggio Calabria e Cuneo)

 

  • Imprenditoria femminile nell’era dell’Intelligenza Artigiana

+2,3% variazione totale indipendenti 15 anni ed oltre nel biennio 2021-2023, pari a +114mila unità
+4,8% variazione donne indipendenti 15 anni ed oltre nel biennio 2021-2023, pari a +73mila unità
+1,2% variazione uomini indipendenti 15 anni ed oltre nel biennio 2021-2023, pari a +41mila unità
1,6 milioni di donne indipendenti 15 anni ed oltre in Italia, 1° in Ue con una quota del 15,9% sul totale Ue
16,1% donne indipendenti 15 anni ed oltre su donne occupate in Italia, 1° tra paesi top 4 Ue (vs 10,7% Ue)
+0,9% imprese femminili attive, pari a +8.340 unità, in controtendenza rispetto al -0,3% delle restanti imprese (-11.507 unità) che determinano il -0,1% del totale imprese attive (-3.167 unità)
27.966  imprese femminili pioniere dell’IA, il 12,5% del totale
337.886 imprese femminili con progetti di innovazione, il 35,1% del totale imprese
57.883 imprese femminili in settori innovation intensive
21.728 imprese femminili in ambito digit, +13,4% tra 2018 e 2023 con il comparto artigiano che sale a +21,2%
 

  • Tra presente e futuro, alcuni nodi critici

35,1% donne imprenditrici, lavoratrici autonome e professioniste con dipendenti con almeno 55 anni nel 2023, più che raddoppiata (+19,6 punti percentuali) rispetto al 15,5% del 1998 – in 25 anni – (vs 39,0% degli uomini, quota quasi raddoppiata nel periodo con +18,2 punti)
266 mila lavoratori difficili da reperire per le MPI guidate da donne, pari al 46,0% delle loro entrate
938 mila giovani donne inattive di 25-34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro, pari al 31,3% delle giovani donne 25-34 anni, 3° quota in Ue dopo Romania e Repubblica Ceca (vs 19,0% Ue)
21,9% del PIL in spesa della Pubblica Amministrazione per Protezione sociale in Italia, 3° in Ue dietro a Francia e Finlandia
1,4% del PIL in spesa della Pubblica Amministrazione per Famiglia e giovani in Italia, 22° in Ue davanti a Lettonia, Grecia, Spagna, Malta e Irlanda
12,0 euro spesi in Italia in sanità a pensioni per anziani vs 1 euro per famiglie e giovani
0,41% delle spese delle amministrazioni centrali dello Stato destinato a ridurre le diseguaglianze di genere (tra cui i fondi per l’imprenditorialità femminile, gli incentivi all’occupazione femminile e le misure di conciliazione vita-lavoro) per cui si rileva una diminuzione del 25,6% nel 2022 (-1,4 miliardi di euro in meno) vs +4,1% della spesa totale. Rilevante recupero nel triennio 2024-2026 con la spesa per ridurre le diseguaglianze di genere in crescita del 25,6% rispetto al biennio 2021-2022

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