19 Luglio 2021, h. 15:42
STUDI – La forza delle MPMI e dei territori dietro ai successi del made in Italy – L’analisi dell’Ufficio Studi su IlSussidiario.net
Il mainstream secondo il quale alle radici della scarsa crescita dell’economia italiana vi sia un’alta presenza di piccole imprese si è rafforzato negli ultimi tempi. Sulle cause della stagnazione il caso della manifattura, ci racconta una storia diversa: infatti proprio l’Italia, con una più bassa dimensione media delle imprese registra una performance migliore del valore aggiunto manifatturiero rispetto a Francia e Germania. Tale crescita è stata sorretta da un maggiore dinamismo della produttività.
L’analisi dei punti di forza delle piccole imprese e dei territori dietro ai successi del made in Italy è proposta dall’Ufficio Studi Confartigianato nell’articolo L’Italia cresce poco?/ I falsi miti sulle Pmi smontate dai numeri del Made in Italy a firma di Enrico Quintavalle, pubblicato su IlSussidiario.net.
La chiave di lettura proposta dall’analisi dell’Ufficio Studi sviluppa i precedenti interventi di Confartigianato contro i pregiudizi su piccole imprese e sul ‘falso problema’ della dimensione aziendale come limite della crescita.
L’Italia è leader nell’Unione europea per export diretto delle micro e piccole imprese manifatturiere generando un surplus che saldo del commercio estero che paga oltre i tre quarti della bolletta energetica. Il successo della produzione italiana sui mercati esteri si fonda sulla vocazione all’ innovazione e alla qualità e il maggiore dinamismo della spesa in ricerca e sviluppo rispetto alle medie e grandi imprese.
I sistemi di piccola impresa diffusi sul territorio sono alla radice dei successi del made in Italy nel mondo. Nell’arco degli ultimi sei anni l’export dell’Italia sale più di quello tedesco, trainata dalla migliore performance di Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Nei quattro anni precedenti allo scoppio della crisi Covid-19, nove tra la maggiori regioni esportatrici crescono il valore aggiunto più di quello della Germania e di queste tre – Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Puglia – evidenziano un ritmo di crescita doppio della prima economia europea. Nelle nove regioni in esame la quota di addetti nelle micro e piccole imprese manifatturiere è più del doppio di quella della manifattura tedesca.
Le tre province leader della manifattura italiana – Modena, Vicenza e Reggio Emilia – realizzano, in media, un valore aggiunto della manifattura per abitante del 45% superiore a quello della Germania.
Nell’articolo sono proposti i quattro casi – esaminati in collaborazione con Licia Redolfi dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia – del ‘quadrilatero manifatturiero’ di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, delle prime otto province italiane esportatrici di prodotti della moda, delle dodici province sull’‘asse dei mobili’ della pianura padana e del ‘triangolo dei macchinari’ di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.
Nell’articolo, infine, viene evidenziato come le condizioni di habitat poco favorevole all’attività di impresa siano alla radice della bassa crescita dell’economia italiana.
Dinamica valore aggiunto manifatturiero: principali paesi Ue e 10 maggiori regioni manifatturiere italiane
Anno 2019, variazione % cumulata su 2015, prezzi costanti, totale industria (sezioni B,C,D ed E) – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat ed Eurostat
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