9 Febbraio 2021, h. 18:04
STUDI – Le vendite dettaglio nel 2020: +35% e-commerce, tiene food di prossimità (+4%), forte crisi (24%) prodotti moda
Il 2020, oltre all’anno della pandemia, sarà ricordato come quello del boom del commercio elettronico. Le misure di distanziamento sociale, le restrizioni alla mobilità e la chiusura delle attività commerciali per contrastare la pandemia, hanno generato una straordinaria crisi di domanda, con un calo delle vendite al dettaglio del 5,4%, combinazione di un aumento del 3,7% delle vendite di beni alimentari e di una caduta del 12,2% dei prodotti non alimentari. L’analisi dei dati dell’Istat pubblicati venerdì scorso mettono in luce alcune tendenze della spesa per consumi nell’anno della crisi da Covid-19.
Boom e-commerce – Nell’ultimo anno le vendite di commercio elettronico sono salite del 34,6%, arrivando a raddoppiare nell’arco degli ultimi quattro anni: nel 2020 l’indice del valore delle vendite di e-commerce è aumentato del 104,8% rispetto al livello del 2016, con una accelerazione della crescita nell’ultimo triennio: con il tasso di incremento che passa dal +12,1% del 2018 al 18,3% del 2019 fino al 34,6% dello scorso anno. Qui una nostra analisi sull’e-commerce per territorio.
Raddoppiano le MPI che vendono in Rete, le evidenze di Confartigianato – L’escalation dell’e-commerce, se da un lato ha determinato lo spiazzamento di vendite sui canali tradizionali, dall’altro ha stimolato la reattività di un’ampia quota di piccole imprese che hanno diversificato i canali di vendita e intensificato le vendite in Rete. Le nostre recenti analisi evidenziano che raddoppiano sia le MPI che fanno vendite di e-commerce tramite il proprio sito web (dal 9% prima dell’emergenza all’attuale 17,2%, +8,2 punti percentuali) sia quelle che vendono in Rete mediante comunicazioni dirette come e-mail, moduli online e social network, (che salgono dal 15,6% pre emergenza, al 27,8%).
Una analisi delle evidenze della trasformazione digitale delle imprese nel corso del 2020 nelle regioni italiane sono contenute nel report ‘Accelerazione della transizione digitale delle imprese durante l’emergenza Covid-19’, – clicca qui per scaricarlo – presentato nei giorni scorsi dall’Ufficio Studi all’evento di apertura di Open Week 2021, promosso dal Digital Innovation Hub di Confartigianato Imprese Marche. E’ inoltre disponibile un approfondimento su piccole imprese e domanda di lavoro nella trasformazione digitale nel recente articolo su Innovation Post di Paolo Manfredi ed Enrico Quintavalle e nell’Elaborazione Flash ‘Lavoro e MPI, skills, trasformazione digitale e green ai tempi di Covid-19’ (clicca qui per scaricarla).
Per vendite no food 2020 peggio delle due precedenti recessioni (2007-2014) – Le perdite di vendite al dettaglio di prodotti non alimentari nel 2020 (-12,1%) sono superiori al calo delle vendite cumulato nell’arco delle due precedenti recessioni: tra il 2007 e il 2014 l’indice delle vendite al dettaglio no food, infatti, scende del 10,1%. Per i prodotti della prodotti della moda l’intensità del calo registrato nel 2020 è addirittura doppia del calo cumulato nelle due precedenti recessioni, tra il 2007 e il 2014: nell’arco di sette anni le vendite cumularono un calo del 12,4% per abbigliamento e dell’11,1% per le calzature e articoli in pelle.
Tenuta dei negozi alimentari di prossimità – Tornando all’esame dei dati sul commercio al dettaglio, nel 2020 le vendite alimentari delle imprese operanti su piccole superfici sono salite del 4,1%, registrando un aumento pressoché in linea con quello della grande distribuzione (+4,4%).
Più penalizzati i prodotti della moda – Nel 2020 le vendite al dettaglio registrano le flessioni più intense della media per foto-ottica, pellicole, compact-disc, cassette audio-video e strumenti musicali (-14,0%), prodotti di cartoleria, libri, giornali e riviste (-14,1%), giochi, giocattoli, articoli per lo sport ed il campeggio (-15,2%); i cali diventano drammatici per abbigliamento e pellicce (-24,2%) e calzature, articoli in pelle e da viaggio (-24,5%). Nel caso dei prodotti della moda il calo di vendite del 2020 è più del doppio della perdita accumulata nella successione delle due precedenti recessioni, tra il 2007 e il 2014: nell’arco di sette anni, in infatti, le vendite scesero del 12,4% per abbigliamento e dell’11,1% per le calzature e articoli in pelle. La caduta della domanda finale si ripercuote pesantemente sui produttori della moda, il comparto manifatturiero più colpito dalla crisi, come evidenziato nella nostra analisi pubblicata ieri.
‘Dicembre nero’ delle vendite no food – La seconda ondata di contagi, le restrizioni alla mobilità e la recessione in atto ha determinato a dicembre 2020 un calo del 3,1% delle vendite al dettaglio rispetto a dicembre dell’anno precedente; tale andamento è la combinazione di un aumento del 6,6% delle vendite di prodotti alimentari e una severa flessione del 9,4% di quelle dei prodotti non alimentari., la caduta più accentuata nell’arco dell’ultimo ventennio. Le flessioni più marcate per Abbigliamento e pellicceria (-23,4%) e Calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-14,6%), che si confermano i segmenti merceologici maggiormente penalizzati dalla crisi Covid-19.
Trend valore totale vendite al dettaglio e con commercio elettronico
2016-2020, var. % rispetto anno precedente – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Trend valore vendite al dettaglio non alimentare
2000-2020, var. % rispetto anno precedente – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Trend valore vendite al dettaglio per gruppo merceologico
2020, var. % rispetto anno precedente – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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