4 Luglio 2019, h. 14:50 Lavori pubblici
STUDIO – Calo investimenti pubblici e risorse idriche: gli acquedotti disperdono il 41,4% dell’acqua immessa, una perdita di 222 euro al secondo. Irregolarità fornitura acqua per 10,4% delle famiglie italiane, più del doppio (21,2%) nel Mezzogiorno
Le decisioni di investimento relative alla realizzazione di lavori pubblici delle Amministrazioni locali, come evidenziato in una nostra precedente analisi, sono scese del 30,2% tra il 2011 e il 2016. Il settore di intervento con il maggiore calo è quello dell’Ambiente ed energia – prevalentemente per opere dedicate alla gestione delle acque – in flessione del 39,7%.
Al calo dei lavori pubblici per la gestione delle acque si associano elevate perdite idriche degli acquedotti determinate dal deterioramento e le rotture delle tubazioni, giunzioni difettose ed inefficienze. Sulla base dei dati resi disponibili al 2015 dal censimento delle acque dell’Istat, la quota dell’acqua immessa che non arriva agli utenti finali per usi autorizzati è del 41,4%, ed equivale a 3,45 miliardi di metri cubi – flusso equivalente ad una perdita di 109.253 litri al secondo – con una particolare accentuazione nel Centro (48,2%) e nel Mezzogiorno (47,9%). Si rileva la perdita di almeno la metà dell’acqua immessa nelle reti idriche in Basilicata (56,3%), Sardegna (55,6%), Lazio (52,9%) e Sicilia (50,0%).
In cinque regioni si concentra oltre la metà (55,0%) delle perdite: Lazio con 514 milioni di metri cubi (14,9% del totale), Lombardia con 399 milioni di metri cubi (11,6%), Campania con 383 milioni di metri cubi (11,1%), Sicilia con 342 milioni di metri cubi (9,9%) e Veneto con 259 milioni di metri cubi (7,5%).
Prendendo a riferimento i prezzi medi al metro cubo rilevati per il 2017 su base ripartizionale pubblicati dall’Autorità di Regolazione per Energia reti e Ambiente, le perdite degli acquedotti italiani valgono 7.003 milioni di euro, pari a 222 euro al secondo.
Di conseguenza le regioni prima citate concentrano anche oltre la metà (55,4%) del valore delle perdite della rete idrica: Lazio con 1.250 milioni di euro (17,8 del totale e 40 euro al secondo), Campania con 769 milioni di euro (11,0% e 24 euro al secondo), Sicilia con 687 milioni di euro (9,8% e 22 euro al secondo), Lombardia con 654 milioni di euro (9,3% e 21 euro al secondo) e Veneto con 519 milioni di euro (7,4% e 16 euro al secondo). Il quadro per regione delle perdite di acqua del sistema idrico e le criticità conseguenti alla caduta degli investimenti pubblici sono disponibili nel 14° Rapporto ‘Ingegno, valore d’impresa’. Clicca qui per scaricarlo. Alcuni degli highlight del 14° Rapporto e l’infografica.
Le condizioni degli acquedotti possono concorrere alla qualità del servizio di fornitura dell’acqua potabile. Nel 2018 sono 2 milioni 685 mila le famiglie che segnalano irregolarità nella fornitura idrica, pari al 10,4% delle famiglie italiane. Il fenomeno dell’irregolarità della fornitura di acqua è in ascesa negli ultimi anni: la quota di famiglie con irregolarità nella fornitura di acqua era dell’8,7% nel 2014.
La maggiore irregolarità nella fornitura si registra in Calabria, fenomeno segnalato dal 39,6% delle famiglie della regione, seguita dalla Sicilia con 29,3%, Molise e Campania con 17,8%, Sardegna con 17,6%, Abruzzo con 16,2%, Lazio con 14,4%, Basilicata con 12,6% e Puglia con 11,0%. All’opposto quote più contenute per Veneto con 2,8%, Emilia-Romagna con 2,7%, Trento con 2,2%, Friuli-Venezia Giulia con 1,2% e Bolzano con 0,7%.
Quota delle perdite di acqua immessa nella rete idrica per regione
Anno 2015. Differenza tra acqua erogata per usi autorizzati e acqua immessa in % su acqua immessa – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Famiglie che segnalano irregolarità nell’erogazione dell’acqua tra 2010 e 2018
Italia, per 100 famiglie con le stesse caratteristiche – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Famiglie che segnalano irregolarità nell’erogazione dell’acqua per regione e ripartizione
2018, per 100 famiglie con le stesse caratteristiche – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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