21 Marzo 2019, h. 16:41
STUDI – Sul mercato cinese crescita a doppia cifra export nei settori di MPI (+10,8%), in controtendenza rispetto gli altri settori (-6,9%). Trainano abbigliamento e calzature
L’economia italiana è entrata in recessione: il PIL nel quarto trimestre del 2018 segna la seconda flessione congiunturale consecutiva. Sul 2019 incombono i rischi di un rallentamento del commercio internazionale e di un inasprimento della guerra commerciale tra Usa e Cina. In Europa domina l’incertezza legata alla Brexit: un’uscita disordinata (no deal) aumenterebbe i costi per le economie europee, in modo più intenso per quelle maggiormente esposte sui mercati internazionali. Preoccupa il rallentamento della Cina. L’Ocse nell’ultimo Interim Economic Outlook di marzo prevede che la crescita globale si ridurrà, passando dal 3,6% del 2018 al 3,3% nel 2019 e al 3,4% nel 2020. La crescita in Cina si riduce progressivamente fino al 6% entro il 2020; un rallentamento più netto colpirebbe la crescita e le prospettive commerciali in tutto il mondo.
Nel 2018 l’export verso la Cina – da oggi la visita di Stato in Italia del Presidente della Repubblica Popolare Cinese – ha segnato un arretramento del 2,4%, con la componente del made in Italy nei settori di micro e piccola impresa in aumento del 10,8%.
Tra i settori di MPI si rileva un forte dinamismo per Abbigliamento (+37,1%), Pelle (+8,4%, al cui interno le Calzature segnano un +16,8%), Tessile (+5,6%) e Mobili (+5,1%). In salita anche Prodotti delle altre industrie manifatturiere (+3,2%).
Tra gli altri settori del made in Italy in Cina si registra un forte aumento dei Prodotti farmaceutici (+38%), Prodotti chimici (+11,1%) e Computer e prodotti elettronica (+10,2%). Ristagnano (-0,2%) le vendite di Macchinari, il settore con le maggiori vendite sul mercato cinese, mentre segna un ampio calo il settore degli Autoveicoli (-53,9%).
Nel 2018 l’export di beni in Cina vale 13.169 milioni di euro a cui fa fronte un import di 30.780 milioni di euro, con un saldo commerciale negativo di 17.611 milioni di euro, in peggioramento di 2.640 milioni di euro. Il saldo nei settori di MPI migliora di 324 milioni di euro, mentre il peggioramento è tutto determinato dagli Altri settori che aumentano il deficit di 2.964 milioni di euro.
Nel confronto internazionale l’Italia presenta un saldo negativo del commercio estero con la Cina vale 1 punto di PIL, più ampio del – 0,4% della Francia e più contenuto dell’1,8% del Belgio e dell’1,3% della Spagna. In controtendenza la Germania che presenta un surplus di mezzo punto di PIL. Ampio deficit per i Paesi Bassi, pari a -9,6% del PIL. La quota relativamente elevata registrata dai Paesi Bassi può, almeno in parte, essere spiegata con i notevoli quantitativi di merci che entrano nell’UE transitando da Rotterdam, il maggiore porto marittimo dell’UE (c.d. effetto Rotterdam); una gran parte di queste merci è destinata alla Germania. Al di fuori dell’euro zona si rileva un deficit dell’1,3% nel Regno Unito e del 3,2% in Polonia.
La Cina è il primo paese extra UE fornitore dell’Unione europea (19,9% dell’import extra UE), davanti agli Stati Uniti (13,5%) e Russia (8,5%). Tra tutti i paesi del mondo, la Cina è il primo fornitore dell’Olanda, il secondo fornitore di Germania, Ungheria e Polonia e il terzo fornitore di Repubblica Ceca, Spagna, Italia e Regno Unito.
Il 69% dell’import-export tra Cina e Italia viene trasportato via mare, il 26% via aereo mentre è limitato (4,8%) il trasporto su gomma e rimane residuale (0,3%) quello su ferrovia. Nel dettaglio il 73% dell’import dalla Cina all’Italia viene trasportato via mare e il 22% via aereo mentre per le esportazioni acquista peso, salendo al 36%, il trasporto aereo mentre scende al 59% il trasporto via mare.
L’analisi dei dati Eurostat evidenzia che nel 2017 il primo porto italiano per traffico merci con la Cina è La Spezia con 2.479 migliaia di tonnellate, seguito da Genova con 1.993 migliaia di tonnellate, Trieste con 1.489 migliaia di tonnellate, Ravenna con 525 migliaia di tonnellate, Napoli con 497 migliaia di tonnellate, Gioia Tauro con 211 migliaia di tonnellate, Salerno con 170 migliaia di tonnellate e Venezia con 109 migliaia di tonnellate. I primi tre porti gestiscono l’89% del traffico merci marittimo con la Cina.
L’approfondimento nel report pubblicato dall’Ufficio Studi “Trend del made in Italy nei settori di MPI nel 2018 per territorio”. Clicca qui per scaricarlo.
Import, export e saldo commerciale con la Cina: settori MPI e altri settori
Anno 2018 – milioni di euro – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Dinamica export in Cina: settori MPI e altri settori
Var. % 2018 rispetto 2017 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Import, export e saldo commerciale con la Cina dei maggiori paesi UE
Anno 2018 – % del PIL – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Traffico merci con la Cina dei porti italiani
Anno 2017 – migliaia di tonnellate – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat
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