17 Maggio 2018, h. 18:02
STUDI – La riduzione della spesa per interessi finanzia l’87% della riduzione di pressione fiscale. Con +100 punti base sui tassi + 12,6% spesa interessi sul debito al terzo anno
Nei giorni in cui si registrano alcune tensioni sui mercati dei titoli di stato è di particolare interesse osservare i benefici per il bilancio pubblico derivante dalla discesa della spesa per interessi registrata negli ultimi anni.
Nel 2012 fu raggiunto il picco della pressione fiscale, che arrivo al 43,6% del PIL e nello stesso anno fu toccato il massimo della spesa per interessi che salì al 5,2% del PIL. Dal 2012 al 2018 la spesa per interessi, soprattutto grazie alla politica monetaria espansiva, è scesa di 1,7 punti arrivando al 3,5% del PIL secondo le previsioni contenute nel DEF 2018. Il contenimento del costo del debito pubblico ha di fatto finanziato quasi completamente (87,0%) la riduzione della pressione fiscale che – comprendendo anche il bonus degli 80 euro – nel periodo in esame è scesa di 1,9 punti arrivando nel 2018 al 41,7%.
Un basso livello dei tassi di interesse – e di un contenuto differenziale tra il rendimento dei titoli di stato italiani e il benchmark dei titoli di stato tedeschi – è la condizione necessaria per poter realizzare ulteriori interventi di riduzione della pressione fiscale, tenuto conto che nel 2018 tale indicatore in Italia rimane di un punto di PIL superiore alla media dell’Eurozona.
Le pressioni al rialzo sui tassi interesse – a causa dell’elevato debito pubblico – determinano effetti rilevanti sul bilancio pubblico italiano. Una analisi condotta dall’Autorità indipendente italiana – l’Ufficio Parlamentare di Bilancio – indica che un incremento omogeneo della curva dei tassi di 100 punti base determinerebbe un aumento di spesa che arriverebbe a 6,6 miliardi nel terzo anno (+12,6%, lo 0,4% del PIL); un aumento differenziato dei tassi per scadenza – uno scenario simile a quello del 2011, con incrementi maggiori per le scadenze da 1 anno a 5 anni – determinerebbe una maggiore spesa per interessi che nel terzo anno arriverebbe a 10,9 miliardi di euro (+20,6%).
Nel DEF 2018 è stata condotta una analisi di sensitività che indica che nel caso in cui il tasso di interesse si attestasse al 6% – 1 punto in più dello scenario base – il rapporto debito/PIL aumenterebbe esponenzialmente, risultando, in media, superiore di circa 48 punti di PIL rispetto allo scenario di base negli anni 2021-2070.
Le principali tendenze della politica fiscale nel report “Trilogia fiscale 2018. Clausole salvaguardia, pressione fiscale e fatturazione elettronica” presentato alla Convention servizi di Confartigianato “Digito Ergo Sum”. Clicca qui per scaricare il report.
Pressione fiscale
Anni 1999-2021 – in % del PIL – dal 2018 al 2021 da Quadro tendenziale finanza pubblica del DEF 2018 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e MEF
Spesa per interessi
Anni 1995-2017; previsioni 2018 DEF 2018 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e MEF
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