9 Aprile 2018, h. 13:58
RASSEGNA STAMPA – Crediti deteriorati e insoluti: il Presidente Merletti su ‘la Repubblica’ e ‘Italia Oggi’
Il tema del credito è al centro di due interventi del Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti oggi su ‘la Repubblica – Affari&Finanza’ e su ‘ItaliaOggi’. Da una parte il credito bancario che rischia di diventare ancora più scarso a causa delle misure della BCE sui crediti deteriorati. Su Italia Oggi il Presidente Merletti segnala il “rischio di pesanti ripercussioni a danno delle piccole imprese in termini di minore disponibilità di finanziamenti e di maggiore costo del credito”. “Esattamente il contrario – sostiene – di ciò che serve ai nostri imprenditori impegnati negli sforzi per riagganciare la ripresa economica. Non dimentichiamo che gli artigiani e le piccole imprese sono quelli che già soffrono maggiormente il razionamento del credito e l’alto costo del denaro. Basti dire che una piccola impresa, in media nazionale, paga un tasso di interesse effettivo pari al 7,07%, superiore di 301 punti base rispetto al 4,06% pagato da un’impresa medio-grande. Inoltre, in un anno i prestiti all’artigianato hanno subito un calo di 2,5 miliardi di euro. Continuiamo a chiedere alle istituzioni finanziarie posizioni più coerenti con l’esigenza di garantire adeguati flussi di credito all’economia reale”.
Ancora crediti, ma questa volta quelli che artigiani e piccoli imprenditori fornitori di prodotti e servizi non riescono ad incassare dalla Pubblica amministrazione e dai committenti privati. E’ l’argomento di un’inchiesta di ‘Affari&Finanza’ de la Repubblica. Intervistato dal quotidiano, il Presidente Merletti sottolinea: “Dove ci sono rapporti di dipendenza finanziaria tra piccoli fornitori e grandi committenti/acquirenti, miglioramenti non se ne vedono“. Il vulnus risale al recepimento della direttiva europea sui tempi di pagamento, che lascia margine alle parti di accordarsi oltre il termine di 30 giorni. “Chi ha maggior potere contrattuale, si prende tutto il margine”, dice Merletti. Ci sono situazioni paradossali. “Spesso le grandi imprese ci offrono tempi di pagamento molto lunghi e senza garanzie, ma chiedono in cambio le fidejussioni bancarie a garanzia della esatta esecuzione delle opere”, lamenta Sauro Vignoni, imprenditore associato a Confartigianato Ancona e titolare di un’azienda di impianti termoidraulici della provincia di Ancona.
Altre criticità riguardano le situazioni-limite. Se è vero che il quadro è generalmente migliorato per l’esclusione dal mercato dei soggetti meno solidi, resta un sottobosco di imprese che usa la leva dei pagamenti in modo grigio, distorcendo i rapporti commerciali. Atteggiamenti che, come il lavoro nero e l’evasione, sfuggono alla statistica. “Purtroppo sono molti gli espedienti per non pagare, dal sollevare vizi nelle forniture ai casi clamorosi dei concordati fittizi”, ricorda Merletti. Condizioni aggravate “dal perenne ritardo della giustizia civile, che non permette di risolvere in tempi ragionevoli questi contenziosi”. La tecnologia può essere un driver per fare passi avanti, ma gli addetti ai lavori non si aspettano miracoli. Nei prossimi mesi la fatturazione elettronica sarà d’obbligo gradualmente per le transazioni tra privati, mentre i nuovi strumenti di pagamento permettono di liquidare una fattura in pochi istanti, senza attendere che il contabile di turno passi dalla banca per pagare i fornitori. “Agevolano il compito per la parte sana del sistema”, dice Merletti, “ma possono poco laddove non c’è una cultura della puntualità”. Un’etica dei rapporti commerciali che ci vede in ritardo in Europa: i dati di bilancio dicono che in Germania si paga in 21 giorni, in Francia 42 e Spagna 48. Sfruttare la finestra della crescita per affrontare questo problema è, un po’ come per il debito pubblico, un obbligo per evitare di ritrovarsi alla prossima recessione nel corto-circuito di mancati incassi, crisi di liquidità e perdita di affidabilità presso le banche. Un fattore che è stato alla radice di molte crisi delle nostre piccole imprese.
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