17 Gennaio 2018, h. 12:15
STUDI – Investimenti digitali delle imprese: più diffusi per sicurezza informatica (44,9%), app e web (27,9%) e social media (18,4%). Leva fiscale è fattore chiave per lo sviluppo digitale: per maggiorazione ammortamenti risorse per 3,5 miliardi di euro all’anno
L’analisi dei dati recentemente pubblicati dall’Istat sulla presenza dell’Ict nell’economia italiana consente di delineare le preferenze delle imprese nelle scelte di investimento in beni e servizi digitali effettuate nel triennio 2014-2016.
Nel dettaglio poco meno della metà (44,9%) delle imprese con almeno 10 addetti ha adottato tecnologie relative alla sicurezza informatica, il 27,9% delle imprese ha investito per gli acquisti in beni e servizi legati a applicazioni web o app, il 18,4% per i social media, il 16,1% per il cloud computing, l’11,4% per le vendite online e il 9,9% nell’area internet delle cose. Più selettivi gli investimenti in tecnologie relative ai big data (4,9%), robotica (3,5%), stampa 3D (2,7%) e realtà aumentata e realtà virtuale (1,3%).
Va peraltro osservato che sulle vendite on line emerge una marcata prospettiva positiva: circa una impresa su quattro (23,9%) riconosce le vendite online come fattore di miglioramento della propria competitività.
In relazione alle diverse tecnologie si osservano le seguenti accentuazioni:
– sicurezza informatica: agenzie di viaggio (71,9%), Telecomunicazioni (66,5%), informatica (65,3%) e fabbricazione computer e prodotti elettronica (64,4%);
– applicazioni web e app: attività editoriali (67,2%), agenzie di viaggio (58,7%), informatica (56,7%), telecomunicazioni (55,6%);
– internet delle cose: telecomunicazioni (28,1%), imprese multimediali (Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore), produzione di computer e prodotti di elettronica (24,2%) e informatica (18,6%);
– social media: alloggio (52,1%), attività editoriali (49,4%), agenzie di viaggio (48,4%);
– cloud computing: telecomunicazioni (59,7%), informatica (55,9%), attività editoriali (50,1%);
– vendite on line: attività editoriali (57,3%), alloggio (56,5%), agenzie di viaggio (36,8%);
– internet delle cose: telecomunicazioni (28,1%), imprese multimediali (24,2%), computer e prodotti elettronica (23,2%);
– big data: telecomunicazioni (23,2%), attività editoriali (21,0%), informatica (17,0%), trasporto (10,0%);
– robotica: in generale nel manifatturiero si osserva un sostanziale raddoppio (7,1%) rispetto alla media della quota imprese che investono in robot, con quote più elevate per Mezzi trasporto (20,3%), Petrolchimica (11,8%), Metallurgia e prodotti metallo (9,8%) e apparecchiature elettriche (9,4%) e computer e prodotti di elettronica (8,6%).
– stampa 3D: anche per questa tecnologia nel manifatturiero raddoppia (5,0%) rispetto alla media la quota di imprese che investono, con una maggiore accentuazione per computer e prodotti elettrica (19,5%), apparecchiature elettriche (9,5%), mezzi di trasporto (8,9%) e altre manifatturiere (6,3%);
– realtà aumentata e virtuale: tecnologia più diffusa tra imprese multimediali (12%), informatica (6,1%) e telecomunicazioni (4,9%).
Tra i fattori di impulso alla digitalizzazione le imprese pongono al primo posto le agevolazioni, finanziamenti e incentivi fiscali, indicato dal 45,8% degli intervistati. A tal proposito si conferma la bontà della politica fiscale centrata su super ed iper ammortamento che – anche grazie all’azione di Confartigianato – ha ricevuto un rifinanziamento nella Legge di Bilancio 2018. Complessivamente nel triennio 2018-2020 per la maggiorazione degli ammortamenti le ultime tre manovre di bilancio hanno stanziato cumulativamente 10.417 milioni di euro, pari a 3.472 milioni di euro all’anno di riduzione della pressione fiscale sulle imprese che investono.
Un ulteriore importante agevolazione è rappresentata dai voucher per la digitalizzazione dei processi aziendali e per l’ammodernamento tecnologico per i quali gli imprenditori possono presentare domanda dal prossimo 30 gennaio; il tema è stato oggetto di un servizio dell’ultimo TG@ Confartigianato.
Il secondo fattore di sviluppo indicato dalle imprese riguarda infrastrutture e le connessioni in banda ultra larga (indicato dal 33,4%). Su questo fronte preoccupa il gap di banda larga ultra veloce, tecnologia che in Italia copre il 15,2% delle imprese, meno della metà del 31,7% delle imprese dell’Unione europea.
Tra gli altri fattori seguono la strategia aziendale di digitalizzazione (indicato dal 16,6% delle imprese), l’inserimento o sviluppo di nuove competenze digitali (12,6%), una maggiore capacità della Pubblica Amministrazione di promuovere iniziative digitali (10,6%) e la capacità delle imprese di fare rete (8,4%).
Il focus sul settore energetico è proposto dall’Ufficio Studi nella rubrica settimanale su QE-Quotidiano energia
Imprese che hanno investito in tecnologia digitale per area tecnologica per macro settore
Anno 2017 – % imprese con almeno 10 addetti – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
Fattori di digitalizzazione per la competitività delle imprese per il 2017-2018 per macro settore
Anno 2017 – % imprese con almeno 10 addetti – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat
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