27 Novembre 2017, h. 17:28

DONNE IMPRESA – Lavoro, welfare e impresa al femminile, i temi della Convention nazionale di Donne Impresa Confartigianato

Due giorni per affrontare i temi caldi dell’imprenditoria femminile, tra numeri da record europeo per numero di imprese in rosa e un contesto normativo fatto di un welfare carente e lacunoso, che non riesce ad abbracciare le esigenze di imprenditrici e lavoratrici. A Roma, il 20 e 21 novembre scorsi, il Movimento Donne Impresa di Confartigianato Imprese si è dato appuntamento al The Church Palace di via Aurelia per affrontare i tanti argomenti che oggi frenano lo sviluppo dell’imprenditoria femminile. In Italia abbiamo il più alto numero di imprenditrici di tutta Europa, oltre 1,6 milioni le donne a capo di un’impresa, ma, di contro, è agli ultimi posti per l’occupazione delle mamme lavoratrici e per le condizioni di conciliazione del lavoro e della famiglia. “Le imprenditrici italiane sono lavoratrici che hanno gli stessi problemi di tutte le donne ma, in più, sono a capo di piccole imprese con tutta una serie di problemi, come i rapporti con le banche e le assicurazioni. Non si riesce a capire perché debbano pagare di più soltanto per il loro essere donna – ha denunciato il Presidente di Confartigianato Imprese, Giorgio Merletti durante la Convention di Donne Impresa Confartigianato – Si dovrebbe pagare più o meno se si è un bravo imprenditore o una brava imprenditrice, ma non ci può essere questa discriminazione di genere alla base. La politica dovrebbe intervenire pesantemente su queste situazioni. A volte si ha la sensazione che il pensiero nobile di fare politica, che sarebbe quello di occuparsi della collettività, non sia proprio di questo Paese”.
Un’Italia che continua ad essere poco attenta alle opportunità legate allo sviluppo e alla definitiva emancipazione dell’occupazione femminile, possibilità economiche e sociali che farebbero bene a tutto il Paese. “Sappiamo che il nostro è un paese sbilanciato verso gli anziani e non certo adatto ai giovani e alle famiglie. In questo contesto, alle donne spetta il carico maggiore tra la cura dei figli, degli anziani e del lavoro. Questo riduce tantissimo il tasso di partecipazione femminile – ha spiegato Leonardo Becchetti, ordinario di Politica economica all’Università Tor Vergata di RomaQuesto problema, purtroppo, ci priva di una valore economico e sociale enorme. Gli studi scientifici dimostrano come alcune caratteristiche tipiche del mondo femminile, come la fiducia, la capacità di creare relazioni, la sostenibilità e la propensione moderata al rischio, sono fondamentali per la creazione d’impresa e di valore sostenibile che è l’imperativo che oggi il sistema economico ha per conciliare crescita e sostenibilità ambientale e sociale”. Tante, forse anche troppe possibilità di cui l’Italia si sta privando, frenando l’occupazione e l’imprenditoria femminile. Liberare le imprese in rosa, aiutare le imprenditrici e le donne in generale a lavorare e ad affermarsi, a conciliare lavoro e famiglia, attiverebbe un circuito virtuoso capace di aumentare di qualche punto percentuale il Pil italiano. Serve un piano nazionale, però, fatto di strategie ed obiettivi da raggiungere. “Gli incentivi non possono essere la soluzione strutturale di cui necessita l’impresa e le famiglie. Di conseguenza, proprio riprendendo il tema del piano welfare, riteniamo che vadano fissati obiettivi e interventi strutturali perché lo Stato non può pretendere di richiedere questo volume di risorse economiche a imprese e cittadini senza restituirle in servizi per le famiglie, per il welfare e per la conciliazione di lavoro e famiglia”, ha detto la Presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato, Daniela Rader.

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