16 Novembre 2017, h. 22:20
CREDITO – Al via Convention Fedart Fidi: la ripresa c’è, il credito alle Pmi no
Si è svolta oggi a Torino la prima delle tre giornate di lavoro della Convention del sistema dei Confidi di Fedart Fidi. La Convention si è aperta con il saluto istituzionale dell’Assessore delle Attività Produttive della Regione Piemonte, Giuseppina De Santis, che ha rimarcato il fondamentale ruolo dei Confidi, ma al contempo la necessità di rivederne il modello operativo in un confronto aperto tra Istituzioni, banche e sistema di rappresentanza. Ha poi brevemente illustrato le misure che la Regione Piemonte intente mettere in campo per supportare l’accesso al credito delle mPMI anche attraverso i Confidi stessi. I saluti istituzionali sono stati poi completati dal Presidente di Confartigianato Imprese Giorgio Merletti, che ha sottolineato l’importanza del tessuto delle MPMI quale fondamento della economia nazionale e quindi la necessità che le politiche siano finalizzate a sostenere specificatamente questa tipologia di imprese, ad iniziare da quelle relative all’accesso al credito.
I lavori hanno preso avvio con la relazione introduttiva del Presidente di Fedart Fidi, Adelio Giorgio Ferrari, che ha ripercorso le tappe fondamentali del suo mandato. Negli ultimi tre anni il sistema dei Confidi ha affrontato alcune tra le principali sfide dell’ultimo periodo, ottenendo risultati di grande rilevanza strategica. Ma molto rimane ancora da fare per valorizzare realmente il ruolo dei Confidi a sostegno dell’accesso al credito delle mPI. Come lui stesso afferma: “I segnali di ripresa dell’economia ci sono, mentre le piccole e micro imprese continuano a soffrire di un difficile accesso al credito”. Ha poi richiamato in sintesi i principali temi su cui la Federazione si è più volte soffermata elencando: “Le politiche del credito delle banche, che non erogano più finanziamenti di importo più contenuto. Ci attendiamo un atteggiamento più consapevole da parte loro, considerate le ripercussioni negative sul sistema produttivo di minori dimensioni; l’incapacità delle politiche pubbliche, anche europee, di intercettare le esigenze delle mPI: le banche preferiscono impiegare le risorse per gli investimenti finanziari delle imprese di maggiori dimensioni, invece che per sostenere il credito delle imprese minori, distogliendole dalle loro reali finalità di politica economica; l’equiparazione indistinta di tutti gli intermediari finanziari alle banche, con l’applicazione delle medesime regole a soggetti con caratteristiche, mission, finalità, profilo di rischio profondamente diversi anziché attivare il principio di proporzionalità sui confidi; la disintermediazione operata dalle banche nei confronti dei Confidi mediante la riduzione del credito concesso alle mPI; l’accesso al Fondo Centrale in garanzia diretta invece che in controgaranzia; il rinnovo delle convenzioni a condizioni penalizzanti; i nuovi adempimenti previsti in materia di aiuti di Stato, che rendono ancora più gravosa per i Confidi la concessione della garanzia a valere sulle risorse pubbliche; le nuove regole europee per la gestione delle posizioni deteriorate (NPL), in vigore dal 2018, che riconosceranno alle banche una minore discrezionalità nella gestione dei crediti deteriorati. Le conseguenze sarebbero molto gravi, soprattutto a danno delle imprese minori; concludo con una nota positiva: l’estensione dell’ambito di applicazione dello SME Supporting Factor a tutte le operazioni, oltre alla conferma della misura sui finanziamenti fino a 1,5 milioni di euro. A nostro parere questo rappresenta uno degli interventi con le maggiori potenzialità di sostegno all’accesso al credito per le mPI”.
Paolo Finaldi Russo della Banca d’Italia ha analizzato il contesto macroeconomico in cui operano le mPMI, evidenziando come il sistema produttivo registri una redditività in ripresa che gli consente di autofinanziare gli investimenti. Di conseguenza la domanda di credito complessiva risulta molto debole in ragione di un tasso di copertura degli investimenti con risorse interne molto elevato. A loro volta le banche in generale accolgono più facilmente la domanda di credito, in quanto la capacità di restituzione da parte delle imprese sta migliorando. Tuttavia un approfondimento dell’analisi rileva una forte eterogeneità all’interno del sistema produttivo. Sono le medie e grandi imprese a finanziare gli investimenti con risorse proprie, mentre le micro imprese avanzano una significativa domanda di credito, ma continuano a soffrire di un marcato credit crunch che non accenna a riassorbirsi. Per le imprese con meno di 20 addetti i flussi di credito seguono un trend negativo e con un costo molto elevato, che comportano un basso livello di investimenti.
Nella prima giornata dei lavori, dedicata ad approfondire i “fallimenti di mercato”, il credit crunch sulle mPI e la risposta dei Confidi per far ripartire il credito all’economia reale, la Federazione ha presentato i dati della 21° edizione della Ricerca annuale, come sempre accolta con interesse da parte dei principali interlocutori istituzionali, che la riconoscono un importante strumento di conoscenza del sistema e un valido punto di avvio per delineare le strategie a sostegno dell’accesso al credito delle mPI valorizzando il ruolo dei Confidi. La convention nazionale di Torino si concluderà sabato 18 novembre con il rinnovo delle cariche direttive di Fedart Fidi.
Il contesto – rilevano i primi dati della 21° edizione della ricerca annuale che verrà poi presentata a dicembre – vede ancora il credito alle imprese artigiane, pari a 41 miliardi di euro nel 2016, proseguire con un trend negativo rilevato già a partire dal 2008, anno di inizio della crisi (-15,7 miliardi di euro pari a -28% del credito all’artigianato). Il credito al totale delle imprese, pari a 838 miliardi di euro nel 2016, ha registrato un trend negativo meno consistente (-148 miliardi di euro, pari a -15%). “Il Paese – sottolinea Adelio Giorgio Ferrari, presidente di Fedart Fidi – conferma i primi segni di ripresa economica, ma per le piccole e micro imprese il difficile accesso al credito non mostra un andamento in controtendenza. Le prime evidenze della Ricerca annuale Fedart confermano queste criticità, ma anche il fondamentale contributo che il sistema dei Confidi può fornire per alleviare queste tensioni”. Per ciò che riguarda il sistema dei Confidi, infatti, nel 2016 i 115 Confidi aderenti a Fedart Fidi hanno garantito finanziamenti bancari per circa 4 miliardi di euro, un valore stabile rispetto all’anno precedente dopo una fase di forte riduzione avviato fin dal manifestarsi dei primi segnali della crisi. Coerentemente anche il volume di finanziamenti in essere con la garanzia dei Confidi risulta in linea con quello del 2015 e pari a oltre 10 miliardi di euro, grazie anche al processo di aggregazione che ha caratterizzato quest’ultimo periodo attraverso aggregazioni con Confidi di altri settori che sono stati incorporati dai Confidi aderenti al Sistema Fedart. Il portafoglio di garanzie detenuto dai Confidi Fedart si attesta a 5 miliardi di euro a favore di poco meno di 700 mila imprese, per i due terzi operanti nel comparto artigiano, ma con una presenza via via più rilevante di realtà appartenenti agli altri settori. Il sistema presenta una situazione di sostanziale sostenibilità economica, nonostante il consistente sforzo al fianco dell’economia reale. Il patrimonio si riconferma intorno a circa 770 milioni di euro, composto per i due terzi (500 milioni di euro) dal capitale sociale apportato dalle imprese socie. Il coefficiente di solvibilità, che mette in relazione il patrimonio e il volume di garanzie in essere, è pari al 16,0%, in leggera crescita nell’ultimo triennio. Il sistema Fedart risulterebbe in equilibrio grazie a ricavi in grado di coprire ampiamente i costi, ma il consistente volume di sofferenze a cui deve far fronte e che incide in modo pesante sul bilancio determina un risultato economico leggermente positivo, ma ancora fragile, dopo lunghi anni di risultati negativi. Il tasso di sofferenza continua a crescere, ormai ininterrottamente dal 2009, avvicinandosi per la prima volta a valori prossimi al 20%, ma riconfermandosi di nuovo al di sotto di oltre due punti percentuali rispetto al corrispondente valore registrato dal comparto artigiano secondo le rilevazioni della Banca d’Italia. Ciò conferma l’elevata capacità dei Confidi di selezionare le imprese meritevoli di credito, supportata dalla conoscenza diretta del tessuto produttivo e dalla logica di prossimità che ne contraddistingue l’intervento, pur essendo al fianco delle imprese più fragili.
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