16 Ottobre 2017, h. 18:09

PAGAMENTI PA – Si accorciano i tempi di pagamento degli enti pubblici. Ma il debito verso le imprese resta alto

58 giorni: è il tempo medio impiegato nel 2016 dalla Pubblica amministrazione per pagare le imprese che forniscono beni e servizi. Le cose, anche grazie al pressing costante di Confartigianato, sono migliorate rispetto ai tempi biblici di qualche anno fa.

Ma dietro la media nazionale, si nascondono situazioni ancora allarmanti. A rivelarle è un’analisi di Confartigianato che ha messo in luce i ritardi con cui in molte zone del Paese gli enti pubblici pagano gli imprenditori. Si scopre così che due terzi delle amministrazioni non salda le fatture entro i termini fissati dalla legge sui tempi di pagamento in vigore dal 2013. Che sono di 30 giorni, con l’eccezione di 60 giorni per gli enti del sistema sanitario nazionale.

Le attese più lunghe le devono sopportare gli imprenditori del Molise dove gli enti pubblici pagano in 107 giorni. Decisamente più fortunate le aziende della Provincia autonoma di Bolzano che devono aspettare soltanto 36 giorni.

Nella classifica delle province il primato negativo va a Catanzaro dove la pubblica amministrazione salda le fatture in 111 giorni. Bisogna salire a Mantova e a Sondrio per trovare la situazione ideale: nelle due province lombarde, infatti, gli imprenditori vengono pagati in 25 giorni.

Tra enti virtuosi e cattivi pagatori, l’Italia rimane comunque tristemente in vetta alla classifica europea per il maggiore debito commerciale della pubblica amministrazione verso le imprese: parliamo di una somma che tocca i 3 punti di Pil, vale a dire il doppio della media del vecchio continente.

Insomma, ce n‘è di strada da fare.

E dire che la soluzione sarebbe a portata di mano. Il Presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, insiste a riproporla da anni. Per rispettare il diritto delle imprese ad essere pagate in tempi certi basterebbe applicare la compensazione diretta e universale tra i debiti e i crediti degli imprenditori nei confronti dello Stato.

Ma, forse, è una soluzione troppo semplice per un Paese così complicato come l’Italia!

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