4 Ottobre 2017, h. 13:05
LAVORO – ‘Siamo fritti’: Massimo Gramellini e il lavoro dei giovani tra multinazionali e artigianato
Massimo Gramellini, vice direttore ed editorialista del Corriere della sera, nella sua rubrica ‘Il Caffè’, che oggi ha il titolo ‘Siamo fritti’, scatta un’istantanea sulle scelte dei giovani. Che sembrano preferire un’esperienza di alternanza scuola lavoro da McDonald’s piuttosto che apprendere i segreti del mestiere in un laboratorio artigiano.
Di seguito l’editoriale di Gramellini.
Tra vari progetti di alternanza scuola lavoro a disposizione, dieci studenti di un liceo scientifico di Ravenna hanno scelto di servire ai tavoli di McDonald’s per sei ore al giorno. Non ho nulla contro la nobile mansione del cameriere e riesco persino a digerire, con l’ausilio di tre flaconi di Alka-Seltzer, l’idea che il lavoro di un apprendista non venga retribuito. Mi sfugge il nesso tra gli studi scientifici e la cottura di un hamburger, però non mi permetterei mai di sindacarlo. Probabilmente la storia è piena di matematici che a sedici anni friggevano patatine per portare a casa un po’ di soldi (anche se qui non portano a casa un bel niente) e per imparare un mestiere. Ma è proprio questo il punto di rottura. Se quei dieci potenziali ingegneri lavorassero gratis presso un falegname, un cuoco o un barbiere, penserei che stanno impiegando il loro tempo libero per apprendere i segreti dell’artigianato italiano. Saperli invece entusiasti di regalare le loro energie a una multinazionale che, date le sue dimensioni planetarie, non può che offrire dei lavori standardizzati e considerare i dipendenti dei numeri intercambiabili, mi fa capire che quei ragazzi ragionano in modo diverso. Che certi onnipotenti marchi globali, verso i quali nutro una spontanea diffidenza, a loro, che ci sono cresciuti insieme, danno al contrario molta sicurezza. Considerano più gratificante servire ai tavoli di un ristorante seriale di McDonald’s piuttosto che a quelli della trattoria a conduzione familiare sotto casa. Sono pragmatici, loro. O forse sono vecchio io.
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