19 Giugno 2017, h. 14:19

STUDI – Tassazione ambientale al 3,4% PIL. Nel manifatturiero di MPI in Italia prelievo per addetto di 1.219 €, doppio vs 587 € in Francia e quasi triplo vs 436 € in Germania

L’Italia negli ultimi anni ha registrato un apprezzabile calo della pressione fiscale, ma nel 2017 persiste un gap rispetto alla media europea, condizione di normalità che fu abbandonata 12 anni fa.  Sul differenziale fiscale pesa una più elevata tassazione ambientale che, secondo gli ultimi dati disponibili provenienti dagli appositi conti satelliti della contabilità nazionale, nel 2015 in Italia pari al 3,4% del PIL, un punto superiore all’1,4% della media Uem e distante dal 2,2% della Francia, dall’1,9% della Germania e della Spagna. Dal 2008 il divario Italia-Eurozona si è ampliato, salendo da 0,4 punti di PIL fino al massimo di 1,2 punti nel 2014. E’ possibile sostenere che, come afferma il principio «chi inquina paga» previsto dai trattati europei (articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), la maggiore tassazione per l’Italia sia associata a maggiori emissioni di gas ad effetto serra? No. In Italia le emissioni di gas serra sono pari a 7,3 tonnellate di CO2 equivalente per abitante, inferiori ai 7,5 della Spagna e all’11,4 della Germania; solo la Francia presenta una performance migliore (7,1) dell’Italia, posizione agevolata dalla maggiore quota di produzione di energia nucleare.

Nel nostro Paese la tassazione ambientale ammonta a 55,7 miliardi di euro e per l’81,5% è determinata da imposte sull’energia, per il 17,4% da imposte sul trasporto e per un residuale 1,1% da tassazione legata all’inquinamento. In cinque anni la tassazione ambientale è salita del 24,3%, pari a 10,9 miliardi di maggiore gettito, trainata dal +28,4% della tassazione energetica; nello specifico il driver dell’aumento delle entrate ambientali è rappresentato dalle imposte sull’energia elettrica e gli oneri di sistema per fonti rinnovabili che nel periodo in esame crescono di 9,7 miliardi di euro, pari all’88,6% dell’intero incremento. Più contenuto (+8,2%, pari a 0,7 miliardi di euro) l’incremento delle imposte sul trasporto.

Chi paga le imposte su energia e ambiente? L’analisi dei dati Eurostat evidenzia che in Italia la quota di imposizione ambientale pagata dalle imprese non produttrici di energia in Italia è pari al 48,4% del totale, superiore al 45,8% della Francia, e di circa dieci punti superiore al 39,1% della Germania e al 37,1% della Spagna. In Italia è inferiore la quota di prelievo delle imprese produttrici di energia – Produzione di energia elettrica e gas (Ateco 2007 D) e Prodotti petroliferi raffinati (C19) – pari al 2% dell’intero prelievo ambientale, contro il 4,7% della Germania, il 9,6% della Francia e l’11,6% della Spagna. Va peraltro evidenziato che queste imposte indirette applicate al settore produttivo di energia rappresentano costi che, in condizioni normali, sono traslati sui prezzi di vendita a famiglie e imprese non energetiche.

La quota di tassazione ambientale in capo alle famiglie in Italia è del 49,6%, superiore al 44,6% della Francia ma inferiore al 51,3% della Spagna e al 56,2% della Germania.

Focalizzando l’analisi del pagamento delle imposte per energia, trasporti e inquinamento nei settori manifatturieri di Micro e Piccola Impresa (MPI) – comparti aperti alla concorrenza internazionale e dove l’occupazione nelle piccole imprese italiane supera il 60% del totale – si osserva che in Italia la tassazione ambientale pesa il 2,6% del valore aggiunto, più del doppio rispetto ai competitor europei: in Francia il prelievo per imposte ambientale nei settori di MPI è dell’1,0% del valore aggiunto mentre scende allo 0,9% per Germania e Spagna. Nei settori di MPI il prelievo medio ammonta a 8.316 euro per impresa che equivale ad una pressione fiscale ambientale per occupato di 1.219 euro, il 78,6% superiore alla media dei quattro maggiori Paesi dell’Eurozona. Ed è proprio l’Italia ad alzare questo valore medio: il carico fiscale ambientale per occupato nei settori a maggiore incidenza di MPI per l’economia italiana, infatti, è più che doppio (+107,7%) dei 587 euro pagati in Francia e quasi il triplo dei 436 euro (+179,2%) pagati in Germania e dei 409 euro (+198,0%) pagati in Spagna.

L’analisi della tassazione ambientale nella rubrica ‘Imprese ed Energia” di QE-Quotidiano Energia.

 

 

Tassazione ambientale in UE 28

Anno 2015. % PIL – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

Tassazione ambientale in Italia e Uem in dieci anni

2010-2015. % PIL – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat


 

 

Emissioni di gas serra pro capite nei maggiori Paesi UEM

Anno 2015 – tonnellate CO2 per abitante – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

 

 

Tassazione ambientale nei settori di MPI esposti alla concorrenza internazionale nei 4 maggiori paesi UEM

Anno 2015 – euro per addetto e % val. agg; Ateco 2007 C10-C12, C13-C15, C16, C25, C31-C32, con quota addetti MPI > 60% – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

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