3 Aprile 2017, h. 17:59
DONNE IMPRESA – Le imprenditrici di Confartigianato a lezione di futuro
L’economia cambia a ritmi velocissimi. La rappresentanza delle imprese non può essere da meno. E le imprenditrici di Confartigianato vogliono stare al passo con i tempi. Allora, dal 25 al 27 marzo, si sono trovate a Roma e si sono gettate a capofitto nel meeting formativo organizzato da Donne Impresa per studiare come cambia la gestione delle aziende, imparare i segreti per competere in Italia e all’estero, scoprire le nuove tendenze di come si guida un’Associazione di imprese.
Daniela Rader, Presidente di Donne Impresa Confartigianato, non ha dubbi. Non si può riposare sugli allori del passato. Bisogna aggiornarsi. Perché c’è in gioco il futuro delle piccole imprese e del made in Italy. “I temi trattati al Meeting – spiega – hanno riguardato la gestione dell’impresa a 360 gradi. Abbiamo condiviso con i docenti dell’Università Sda Bocconi le regole e i comportamenti che deve avere un imprenditore perché la sua azienda possa definirsi ‘forte’. Le imprenditrici hanno ricevuto una serie di indicazioni che, messe in pratica, come obiettivi, strategie e organizzazione, possono permettere loro di guardare al futuro con strumenti innovativi e capacità di affrontare un mercato che non è più soltanto locale ma è anche globale. Abbiamo 4 caratteristiche importanti: siamo imprenditori, siamo piccoli, siamo persone che sanno far bene il loro lavoro, abbiamo caratteristiche uniche per i prodotti che sappiamo creare. Quindi, a chi dice che piccolo non è bello, noi rispondiamo che grande non è necessario. Sosteniamo che il modello italiano del fare impresa è importante e deve essere aiutato ad essere gestito nel migliore dei modi. Con questa nostra formazione, le nostre imprenditrici sapranno affrontare il loro futuro imprenditoriale in modo concreto e con obiettivi di risultato che non sono solo il fatturato ma anche gli utili dell’impresa”.
Per il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti la formazione è una specie di mantra che deve guidare l’attività degli imprenditori. “Nella vita ci vuole sempre formazione, formazione e ancora formazione. A maggior ragione in questo periodo storico. Ci sono nuovi strumenti di lavoro e nuove macchine. E allora servono nuove competenze, da coniugare con il bagaglio culturale del proprio lavoro”.
Più donne in ruoli di dirigente associativo chiede Rosa Gentile, Delegata di Confartigianato ai Movimenti. “Riteniamo che le donne debbano continuare a qualificarsi perché va stimolata la crescita delle donne nel Sistema Confartigianato, a livello dirigenziale locale ma anche nazionale”.
A guidare le imprenditrici nel futuro della rappresentanza associativa è stato il Professor Paolo Feltrin, docente di scienza politica all’Università di Trieste. “L’esigenza di competenza associativa, di capacità di parlare, di elaborare una linea e di individuare obiettivi, o entra nel bagaglio conoscitivo del dirigente o non può essere lasciato alla buona stella”.
Paolo Preti, docente dell’Università Bocconi di Milano, ha demolito alcuni luoghi comuni sul fare impresa. “La differenza – sostiene – non la fanno ne’ il settore, né la zona del Paese, né il momento storico che si vive che può essere più o meno facilitante. La differenza la fa l’imprenditore, la fa l’imprenditrice. Quindi noi dobbiamo sostenere l’attività delle piccole imprese, proponendola al Paese come quella che tiene in piedi l’economia della nostra collettività. Laddove c’è capacità di fare impresa, non conta la distinzione tra uomo e donna. Sicuramente per una donna è più difficile da molti punti di vista ed è su questo che bisogna intervenire: la donna va aiutata a fare impresa, ma nel momento in cui è una brava imprenditrice. Perché ciò che conta è saper fare impresa”.
E Marina Puricelli, docente dell’Università Bocconi di Milano, ha dettato le parole d’ordine per l’impresa forte: “Orientamento di lungo periodo: una piccola impresa artigiana deve trovare momenti come questi di meeting formativo per pensare al futuro. Perché non si può vivere soltanto di emergenze. Un altro aspetto fondamentale a livello strategico consiste nel concentrarsi, cioè la specializzazione, fare sempre meglio quello che si sa fare, senza inseguire le chimere della diversificazione che portano solo a inutili distrazioni. Basta con l’idea che bisogna per forza crescere, va superata anche l’idea che piccolo sia sempre bello, occorre lavorare sulla dimensione per trovare quella coerente”.
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