27 Marzo 2017, h. 12:45
CALZOLAIO – La riscoperta del calzolaio tra innovazione tecnologica e valore della riparazione
Il mestiere del lustrascarpe non è pronto per finire in un museo dell’artigianato o per restare ancorato al neorealismo cinematografico degli anni ’50. Se gli sciucià napoletani sono un ricordo che si perde nel tempo, il lustrascarpe sta vivendo una seconda giovinezza, fatta di formazione professionale, innovazione imprenditoriale e riscoperta del mercato della riparazione. I numeri parlano chiaro, il settore della riparazione dà lavoro a più di 145mila imprese e oltre 290mila lavoratori. Ogni anno, in media, una famiglia italiana spende 370 euro per riparazioni e manutenzione di beni.
Una riscoperta della cultura delle cose belle e di qualità che ha permesso di rivalorizzare tanti mestieri che si pensavano ormai in via di estinzione. Uno di questi è senza dubbio il calzolaio, il vecchio lustrascarpe. Un mestiere che il Sistema Confartigianato sta tutelando e valorizzando, dal Veneto alla Sicilia, passando per l’Emilia Romagna. Se ormai da anni l’associazione veneta Calzolai 2.0 sta tracciando la rotta del futuro di questo antico mestiere, il recente bando di Confartigianato Palermo per 15 posti da lustrascarpe ha riempito le pagine dei giornali e dei telegiornali di tutta Italia. A Imola, invece, lavora Angelo Gregorio, un artigiano che tiene vivo un mestiere ricco di tradizione. In guanti bianchi e farfallino, Gregorio è testimone della riscoperta del lustrascarpe da parte di tanti italiani. “Nel 2005 ho fatto il passaggio generazionale dell’attività trentennale di mio padre. Per promuovere questo ricambio ho organizzato un evento nella mia città, nel centro storico di Imola – spiega Angelo Gregorio – Per sei domeniche consecutive ho lustrato le scarpe alle persone che si trovavano in piazza, a bere il caffè, a fare una passeggiata o la tradizionale chiacchierata. Ho notato in queste persone una grandissima curiosità, un sentimento misto tra la nostalgia e lo stupore per una figura che molti non avevano più visto dal dopoguerra, dal film Sciucià”.
La crisi ha spinto i consumi verso la riparazione, il recupero e la manutenzione, con benefici notevoli anche per l’ambiente, oltre che per le tasche degli italiani. “Riparare è meglio che comprare” sembra essere il moto degli ultimi anni. A beneficiarne, per fortuna, sono le migliaia di imprese artigiane attive nel settore, che hanno visto crescere il fatturato e i guadagni.
“La storia del nostro associato è un ottimo esempio di come un mestiere, che ritenevamo superato dal tempo e dalla storia, possa essere attuale e diventare un’importante occasione di promozione e di valorizzazione del bello e della creatività artigiana – sottolinea Amilcare Renzi, segretario di Assimprese Confartigianato Bologna metropolitana – Riscoprire mestieri di un tempo, rivalorizzati in chiave moderna, può essere quell’ottima occasione di promozione del fare artigiano, della cultura del bello e della dimostrazione al mondo intero della fantasia e della creatività del nostro Paese”.
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