26 Luglio 2016, h. 12:42

STUDI – In Italia sale al 36,6% la quota PMI innovatrici, 7,9 punti sopra alla media Ue. Italia rimane nel gruppo degli innovatori moderati, al 17° posto nell’Ue a 28

L’analisi del quadro europeo di valutazione dell’innovazione pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione Europea conferma la leadership dell’innovazione dei Paesi nord europei: la Svezia presenta il più alto livello dell’indice di innovazione, seguita da altri Paesi leader di innovazione quali Danimarca, Finlandia, Germania e Paesi Bassi. L’Italia si colloca al 17° posto tra i 28 Paesi dell’Unione europea, e si colloca al centro del raggruppamento dei 14 Paesi “moderati innovatori”, dietro ai 5 Paesi leader di innovazione sopra indicatori e ad altri 7 Paesi forti innovatori: Irlanda, Belgio, Regno Unito, Lussemburgo, Austria, Francia e Slovenia.

Come evidenziato nel comunicato stampa della Commissione, si osserva la presenza di poli innovativi regionali anche in paesi innovatori moderati e per l’Italia si tratta di Piemonte e Friuli-Venezia Giulia; le altre regioni italiane si inseriscono nel gruppo degli innovatori moderati, ad eccezione della Sardegna che si colloca nel gruppo dei modesti innovatori. L’analisi completa per tutte le regioni in “Regional profiles:Italy” pubblicati dalla Commissione europea.

La comparazione del quadro europeo di valutazione dell’innovazione si basa sull’analisi di 25 indicatori distribuiti su 8 ambiti; i Paesi Innovation leaders presentano una performance di innovazione relativa all’indicatore sintetico delle 25 varabili esaminate superiore al 20% della media europea, i Strong Innovators presentano una performance di innovazione compresa tra il 20% sopra la media europea e il 10% sotto, i Moderate innovators si collocano al di sotto della media europea tra il 10% e il 50% e i Modest innovators sono oltre il 50% al di sotto della media europea.

Nell’ambito “Collaborazioni e attività imprenditoriali” si osserva che l’Italia presenta nel 2015 un significativo aumento della quota di PMI innovative in-house – piccole e medie imprese che hanno introdotto internamente nuovi prodotti o processi internamente – che è del 36,6%, di 7,9 punti superiore al 28,7% dell’Ue; la quota dell’Italia è dietro di soli 2 punti al 38,6% registrato delle PMI tedesche e davanti al 28,8% della Francia, al 17,6% del Regno Unito e del 15,5% della Spagna. Per questo indicatore nel 2015 l’Italia sale al 6° posto nell’Ue a 28 migliorando sensibilmente la 10° posizione del 2014. Tra il 2014 e il 2015 l’Italia è l’unico tra i maggiori Paesi europei che presenta un aumento della propensione ad innovare delle PMI (+1,8 punti).

Le analisi della Commissione evidenzia che, nel complesso, il driver per l’innovazione per un territorio consiste in un mix di investimenti pubblici e privati e partnership efficaci per l’innovazione tra imprese e mondo accademico, una solida base di istruzione e la ricerca d’eccellenza. Le ricadute economiche dell’innovazione si devono concretizzarsi in vendite ed esportazioni di prodotti innovativi e creazione di occupazione. I processi di innovazione, inoltre, sono sostenuti dalla specializzazione in tecnologie abilitanti e in particolare “nel campo dei materiali avanzati, delle biotecnologie industriali, della fotonica e delle tecnologie di fabbricazione avanzate“.

 

 

 

Propensione PMI a innovazione in-house

(2015 – % totale Piccole e Medie imprese (PMI); variazione 2015-2014 in punti percentuali – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea)

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Summary Innovation Index

(2015 – Indice Ue =100; Innovation Leaders (>20% Ue); Strong Innovators (0-20% Ue), Moderate innovators (< 20-50% Ue), Modest innovators (<50% Ue) – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione europea)

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