28 Luglio 2016, h. 14:02

STUDI – Banche, crediti deteriorati al 16,6%, ma 212 miliardi € di garanzie reali e personali. In Italia alta quota di debito pubblico ma minore esposizione sui derivati

L’attuale fase di instabilità finanziaria, caratterizzata da incertezza ed alta volatilità, sta compromettendo la fragile crescita: le stime della scorsa settimana del Fondo Monetario Internazionale riportano la crescita dell’economia italiana in zona ‘zero virgola’ (+0,9% per il 2016), tendenza confermata martedì scorso dall’Ufficio parlamentare di bilancio. In tale contesto la Commissione europea sta valutando – anche alla luce dei risultati degli stress test che domani saranno pubblicati dall’Eba (European banking authority) – l’introduzione di elementi di flessibilità rispetto le politiche di bail in, e finalizzati a sostenere il sistema bancario. Il principio contenuto nell’art. 44 della comunicazione sul settore bancario della Commissione europea del 1 agosto 2013 prevede che gli aiuti di Stato possono essere concessi alle banche solo dopo che “capitale proprio, capitale ibrido e debito subordinato siano stati impiegati appieno per compensare eventuali perdite.” Ma successivamente, l’articolo 45 indica la possibilità di deroga “se l’attuazione di tali misure metterebbe in pericolo la stabilità finanziaria o determinerebbe risultati sproporzionati.”

Il sistema bancario italiano è appesantito dall’alto livello dei crediti deteriorati. Nel confronto europeo l’Italia registra una più elevata quota di prestiti deterioratiNon-performing loans (NPL) – pari al I trimestre 2016 al 16,6%, seguita a distanza da Spagna (6,3%), Francia (4,0%), Germania (3,1%) e Regno Unito (2,3%) ed il nostro Paese mostra un gap di 10,9 punti percentuali con l’Unione Europea (5,7%).

Va peraltro osservato che accantonamenti in bilancio e livelli delle garanzie rendono solido il sistema bancario italiano. In particolare si osserva che a fronte di 317 miliardi di crediti deteriorati, le esposizione nette scendono a 175 miliardi. Le garanzie reali e personali detenute dalla banche ammontano a 212 miliardi di euro, pari al 66,9% del totale dei crediti deteriorati. In particolare le garanzie reali per 160 miliardi sui prestiti in sofferenza sono superiori alle sofferenze nette, che rappresentano il valore di iscrizione in bilancio (vedi Rapporto sulla stabilità finanziaria di Banca d’Italia 1/2016, pag. 37). In relazione alle sofferenza bancarie va ricordato che una nostra precedente analisi ha evidenziato che nel 2015 la crescita delle sofferenze è stata pressoché interamente (91,8%) concentrata negli affidi superiori a 500.000 euro.

In attesa della definizione degli interventi sul sistema bancario, come abbiamo evidenziato nei giorni scorsi, prosegue il calo del credito alle piccole imprese che a maggio 2016 segnano un calo dei prestiti dell’1,6%.

Le criticità del sistema bancario si intrecciano quelle relative al debito sovrano: in Italia la quota di debito pubblico sottoscritto dalle banche è del 60,4% di 15,1 punti superiore alla media di 45,3% rilevato per 24 Paesi dell’Unione europea (che in particolare escludono Spagna e Regno Unito).

Mentre le banche italiane detengono una quota più elevata del debito pubblico, esse risultano meno esposte sul mercato dei derivati: in Italia la quota dei derivati sugli asset totali nel I trimestre 2016 è pari al 5,3% e più che dimezzata rispetto al 12,9% della media Ue.

Come è noto, la Germania ha una posizione rigorista sul fronte della flessibilità sulle regole del bail in. Va peraltro ricordato che nel periodo in cui le regole europee consentivano aiuti di stato alle banche, quelle tedesche hanno generato un impatto sul bilancio di stato per 233 miliardi di euro tra il 2008 e il 2014, il più alto nell’Eurozona. In parallelo gli attivi delle banche tedesche sono appesantiti da una più elevata quota di derivati: per 100 euro di prestiti all’economia una banca tedesca detiene 36 euro di derivati, una banca italiana solo 8.

La crisi delle banche e il mancato rilancio del credito alle piccole imprese avviene – paradossalmente – mentre i tassi di interesse sono ai minimi: a maggio 2016 i tassi sui prestiti alle sole società non finanziarie sono pari al 1,78%, in calo di 39 punti base rispetto ad un anno prima.

Una ampia analisi del quadro macroeconomico e del mercato del credito alle imprese è contenuta nell’11° Rapporto annuale “L’economia ibrida, valori artigiani e tecnologie digitali”. Clicca qui per scaricarlo.

 

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Crediti deteriorati verso la clientela e garanzie per settore di controparte

(Miliardi di euro e valori percentuali; dicembre 2015 – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Banca d’Italia)

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*comprese “Amministrazioni pubbliche”, “Società finanziarie e assicurative”, “Istituzioni senza scopo di lucro” e “Unità n.c.”

 

 

Quota di debito pubblico detenuta dalle banche dell’Unione europea

(Anno 2015. Valori %. Ue a 24: escluse Danimarca, Grecia, Regno Unito e Spagna. Debito lordo consolidato – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostar)

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Peso derivati su assets e prestiti delle banche: Italia, Germania e Ue

(Marzo 2016 – valori % – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Eba)

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