1 Marzo 2016, h. 15:47
ASCENSORISTI – Nuove norme per la sicurezza, il sì dei manutentori di Confartigianato
Il Ministero dello Sviluppo economico adegua gli standard di sicurezza dei nostri ascensori alle normative europee e si scatena un vespaio di polemiche. C’è chi ha gridato all’introduzione di una e vera e propria tassa e chi ha denunciato l’introduzione di verifiche straordinarie agli impianti italiani.
Niente di tutto questo, però. Il Dpr che presto arriverà all’esame del Consiglio dei Ministri, infatti, adegua la sicurezza degli ascensori italiani alle norme europee, con un colpevole ritardo di 20 anni da parte del nostro Paese. Ad oggi, manca soltanto l’Italia che però, al tempo stesso, è il primo paese europeo per diffusione e numero di corse giornaliere degli ascensori. I primi per utilizzo, quindi, gli ultimi per gli standard di sicurezza imposti dalla legge.
“Una tassa è qualcosa che, una volta stabilita, deve essere pagata tutti gli anni. Qui non stiamo parlando di tasse, stiamo parlando di un importo finalizzato alla messa in sicurezza degli ascensori”, spiega Bruno Venditti, Presidente di Confartigianato Ascensoristi.
Per capire la vicenda, però, è necessario fare un passo indietro. Nel 1995, l’Unione europea raccomanda a tutti i paesi membri di adeguare gli standard di sicurezza degli ascensori. L’Italia aveva provato a rivedere il quadro normativo nel 2009, con il cosiddetto “decreto Scajola”, ma la mancanza del parere del Consiglio di Stato aveva di fatto annullato il decreto ministeriale che avrebbe introdotto le nuove norme. Nel 2014, l’Europa emana una nuova direttiva sugli ascensori, che l’Italia ha l’obbligo di recepire entro il 19 aprile di quest’anno.
In particolare, il Dpr del Ministero dello Sviluppo economico introduce l’obbligo di dotare gli ascensori italiani di questi standard minimi di sicurezza, causa, statistiche alla mano, del maggior numero di incidenti sugli impianti italiani. “Le novità più importanti sono la precisione di fermata al piano indipendentemente dal carico, intervento che consiste nell’installazione di un inverter sull’ascensore, e l’obbligo di installare un dispositivo bidirezionale all’interno della cabina, un telefono che permette alla persona eventualmente intrappolata nell’ascensore di comunicare con un call center attivo 24 ore su 24 ore”, ha spiegato ancora Venditti. Oltre a questo, il Dpr pensato dallo Sviluppo economico introduce l’obbligo di dotare gli ascensori di un sistema di riapertura automatica delle porte, della presenza della porta d’emergenza nella cabina dell’ascensore e dell’illuminazione nel locale macchine e nella cabina stessa.
Anche sul fronte della tempistica di intervento, il Ministero ha lasciato tempo e modo ai condomini italiani per adeguarsi. Quattro anni per effettuare i lavori di messa in sicurezza, a partire dalla prima verifica periodica fissata dopo l’entrata in vigore della norma. Buona parte di questi interventi, per giunta, sono già stati fatti durante gli anni.
Nessuna tassa e nessun allarmismo, quindi. Il Ministero dello Sviluppo economico non vuole introdurre l’ennesima tassa sui proprietari degli immobili italiani, ma una serie di interventi di sicurezza che l’Italia avrebbe dovuto introdurre già venti anni fa.
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