1 Ottobre 2015, h. 12:54
STUDI – Nei prossimi quattro anni programmato un maggiore deficit per 63,9 miliardi di euro
Il quadro tendenziale della finanza pubblica italiana evidenziato nella Nota di Aggiornamento al DEF 2015 conferma l’orientamento restrittivo del bilancio pubblico, con un deficit tendenziale che si colloca al 2,6% del Pil nel 2015 per poi scendere al -1,4% nel 2016 e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017. La correzione al tendenziale definita dal Governo nel quadro programmatico della Nota di Aggiornamento del DEF delinea effetti espansivi che – secondo le valutazioni della Corte dei Conti – cumulano un aumento del deficit che nel totale del quadriennio 2016-2019 arriva a 63,9 miliardi; la stima del 2016 non include un ulteriore margine che potrebbe arrivare allo 0,2% del PIL in riconoscimento dei costi relativi all’accoglienza degli immigrati. Il raggiungimento del pareggio di bilancio è prossimo (-0,2%) nel 2018, mentre il bilancio pubblico torna in surplus (+0,3%) solo nel 2019.
La manovra porta un incremento del Pil dello 0,3% nel 2016 e nel 2017, di uno 0,2% nel 2018 e di uno 0,1% nel 2019. Questa maggiore crescita si concentra nel disinnesco delle clausole di salvaguardia su Iva e accise, pari allo 0,3% del Pil in media annua tra il 2016 e il 2019: ne consegue che, a fronte di una crescita programmatica media dello 0,2%, il resto della manovra sul quadro tendenziale rimane restrittiva per 0,1 punti di Pil all’anno. In valore assoluto, secondo le valutazioni del Ufficio Parlamentare del Bilancio, le clausole di salvaguardia nel triennio 2016-2018 valgono 72,0 miliardi di euro. Va peraltro segnalato che il documento del Governo – a pagina 4 della Nota di aggiornamento del DEF – esplicita l’intervento solo per il 2016: “Come programmato nel DEF 2015, nel 2016 sarà evitata l’entrata in vigore degli aumenti di imposta previsti dalle clausole di salvaguardia poste a garanzia dei saldi di finanza pubblica dalle Leggi di Stabilità 2014 e 2015.”
Nonostante la consistente correzione del deficit, le condizioni di elevato debito pubblico mantengono il saldo primario elevato e crescente nel tempo, confermando l’intonazione restrittiva del bilancio italiano. Nel 2016 il saldo primario programmatico del 2,0% è di 1,3 punti più ampio della media Uem e colloca l’Italia al 2° posto – insieme con la Germania – tra i 19 Paesi dell’Eurozona.
Anche nell’era della flessibilità – aperta dalla raccomandazione della Commissione europea dello scorso 13 gennaio con l’obiettivo di orientare maggiormente i bilanci pubblici al sostegno della crescita – il sentiero della conduzione della politica fiscale italiana si mantiene particolarmente stretto: correzioni attuate mediante minori entrate, se incrementano il deficit e allontanano l’obiettivo di riduzione del debito pubblico, non vengono ritenute permanenti e non manifestano a pieno gli effetti espansivi sulla domanda. Appare necessario, quindi, attuare adeguate riduzioni di spesa che diano la conferma ai cittadini – contribuenti e consumatori – e ai finanziatori del debito pubblico italiano circa la solidità del percorso di risanamento.
Il debito pubblico è previsto in discesa, passando dal 132,8% del Pil nel 2015 al 131,4% del 2016; va peraltro ricordato che l’indicazione della discesa del debito nel primo anno di previsione è stata frequente nei documenti di finanza pubblica italiana, ma in quasi tutti i casi a consuntivo la prevista riduzione non è stata confermata.
Va ricordato, infine, che persiste il sostegno alla crescita dell’economia italiana dato dalle condizioni favorevoli delle variabili esogene definite sui mercati internazionali: la crescita del commercio internazionale passa dal +3,0% del 2015 al +4,5% del 2016, il prezzo del petrolio rimane stabile dai 53,7 $/barile del 2015 ai 54,1 $/barile del 2016 e il cambio euro/dollaro passa da 1,118 nel 2015 a 1,125 nel 2016. A tal proposito va ricordato che l’Ufficio Parlamentare del Bilancio (Upb) indica che “la stima del commercio mondiale di beni adottata dal MEF per il 2016 (4,5%) è più elevata, in alcuni casi in una misura consistente, di quelle che (in settembre) assumono i previsori nazionali e internazionali” (Upb, lettera di validazione delle previsioni macroeconomiche tendenziali della Nota Agg. DEF 2015, 21 settembre 2015).
Il maggiore deficit: indebitamento netto tendenziale e programmatico 2015-2019
(% del Pil – dati da Nota aggiornamento del DEF 2015 – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Mef)
Vent’anni di indebitamento netto
(% del Pil – dati 2015-2019 da quadro programmatico Nota agg. DEF 2015 – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef)
Vent’anni di saldo primario
(% del Pil – dati 2015-2019 da quadro programmatico Nota agg. DEF 2015 – Elaborazioni Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat e Mef)
Saldo primario 2016 nell’Eurozona
(% PIL – previsioni in Spring European Economic Forecast del 5 maggio 2015; per Italia saldo programmatico Nota Agg. DEF 2015 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Commissione Europea e Mef)
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