3 Agosto 2015, h. 17:31

Tassa sul bancomat e anatocismo: la riforma fiscale fa due passi indietro

Agenzia entrateAltro che fisco più equo, semplice e orientato alla crescita! La riforma fiscale varata il 26 giugno dal Governo e ora all’esame del Parlamento sta rivelando sorprese insidiose per gli imprenditori. A cominciare da quella che è stata ribattezzata ‘tassa sul bancomat’. Locuzione sbrigativa ma efficace per descrivere il meccanismo che colpisce i prelievi effettuati dai conti correnti aziendali. In pratica, in caso di controlli da parte del Fisco, se l’imprenditore non è in grado di giustificare la destinazione o il beneficiario delle somme prelevate, subirà una sanzione che va dal 10 al 50% della somma stessa, graduata in base al comportamento del contribuente. Una misura che nasce con il nobile scopo di scoraggiare i pagamenti in nero e di colpire l’evasione fiscale, ma con il sicuro effetto di moltiplicare le complicazioni burocratiche a danno degli imprenditori.
Confartigianato e Rete Imprese Italia lo hanno denunciato senza mezzi termini proprio al Direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, lo scorso 27 luglio, durante un seminario istituzionale organizzato dalle Commissioni Finanze e Giustizia della Camera sui decreti attuativi della delega fiscale. La Orlandi ha voluto gettare acqua sul fuoco, chiarendo che la sanzione sostituisce la precedente misura che considerava ricavi i prelievi non giustificati colpendoli con una multa. In più, la responsabile dell’Agenzia delle Entrate ha segnalato che la nuova misura riguarda gli imprenditori e non i professionisti.
Chiarimenti che però non sono serviti a tranquillizzare i rappresentanti di Confartigianato e di Rete Imprese Italia, preoccupati anche per un’altra norma che definiscono ‘sconcertante’. Si tratta dell’anatocismo, vale a dire l’imposizione di interessi di mora sugli interessi e sulle sanzioni già applicate per tasse non pagate. Eliminato nel 2011, l’anatocismo rispunta ora nella delega fiscale e viene considerato dagli imprenditori un accanimento inspiegabile se non con la motivazione di rastrellare risorse per le casse dell’Erario.
Netta quindi la richiesta di Confartigianato e di Rete Imprese Italia: le due misure vanno eliminate.
Una sollecitazione che ha incassato la condivisione di Enrico Zanetti, Sottosegretario al Ministro dell’Economia, il quale ha confermato l’impegno per cancellare dai testi definitivi dei decreti quelli che ha definito ‘autentici accanimenti burocratici’. Non resta che attendere che alle parole del rappresentante del Governo seguano i fatti. E che, davvero e finalmente, trovino attuazione i principi ispiratori della delega che avrebbero dovuto rendere il fisco italiano più equo, semplice, trasparente e orientato alla crescita.

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