29 Giugno 2015, h. 09:50
STUDI – Pensioni sostenibili? Sì, ma con crescita del Pil del 60% in 35 anni (+1,3% all’anno)
Una delle voci che maggiormente rendono poco manovrabile la spesa primaria è quella relativa alle pensioni. Secondo l’ultima comparazione internazionale l’Italia è il paese Ocse con la maggiore incidenza delle prestazioni pensionistiche sulla spesa pubblica, davanti alla Grecia e Portogallo.
Spesa pubblica per pensioni
(Anno 2011 – % della spesa pubblica -Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Ocse)
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Le previsioni al 2050 contenute nel Documento di Economia e Finanza del 10 aprile scorso – basate sul Modello di Previsione di Lungo Periodo della Ragioneria Generale dello Stato, i nuovi conti nazionali in SEC 2010 e le nuove proiezioni demografiche Eurostat di scenario base con il 2013 come anno di riferimento – evidenziano la sostenibilità della spesa pensionistica, che al 2050 sarà al 14,9% del Pil e quindi inferiore di 0,9 punti di Pil rispetto al 15,8% previsto per il 2015.
Questa sostenibilità in termini di finanza pubblica si registrerà, però, solo a condizione di una sensibile crescita economica. Tra il 2015 e il 2050 la popolazione dovrà salire del 9,8% mentre gli occupati tra 15 e 64 anni saliranno del 5,8%, grazie ad un tasso di occupazione che dovrà salire di 4,5 punti percentuali: in questo scenario è importante ricordare che la popolazione potenzialmente attiva, quella nella fascia di età tra i 20 e i 64 anni, scenderà nel periodo del 4,7% riflettendo l’invecchiamento delle popolazione ed il basso trend della fertilità. Nel frattempo il Pil in volume dovrà salire, a prezzi costanti, del 59,5%, un ritmo di crescita 10 volte la crescita degli occupati. Questo aumento si potrà ottenere quindi con una straordinaria crescita della produttività che, nei 35 anni esaminati, dovrà crescere dell’1,2%, quasi il doppio rispetto allo 0,7% medio registrato tra il 1995 e il 2007, prima dello scoppio della crisi.
Lo scenario della spesa pensionistica da oggi a metà secolo (2015-2050)
(Anni 2015-2050. Milioni di euro, incidenze, tassi % di crescita, tassi %, % su PIL, var. % e in punti %. Dati di contabilità in SEC 2010 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat, Governo Italiano e MEF-RGS)
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L’ultimo DEF indica per il 2015 un aumento del Pil reale dello 0,7%, ma, volendo seguire il percorso di crescita indicato dalle previsioni dell’Eurostat, per sostenere la spesa pensionistica al 2050 ci sarà bisogno di un aumento del Pil dell’1,3% medio annuo.
Appare evidente che senza un programma che combini riforme e una maggiore domanda per investimenti diventa difficilmente sostenibile la crescita del Pil per occupato richiesta per mantenere il pilastro previdenziale del nostro sistema di welfare, in uno scenario di aumento della popolazione anziana a fronte di un calo dei giovani occupati.
Alla dinamica della spesa per welfare contribuisce anche l’escalation della spesa per prestazioni di invalidità, il cui andamento ne fa sospettare un uso distorto: in dieci anni le prestazioni salgono del 51,7%, la spesa ad esse collegate sale dell’82,9%, con un maggiore costo per le casse pubbliche nel periodo di 6.836 milioni di euro, che porta nel 2013 la spesa per pensioni di invalidità a 15.081 milioni di euro, per 2.781.621 prestazioni complessiva.
A tal proposito va ricordato che la prova del reddito sull’indennità di accompagno e una stretta sugli abusi delle pensioni di invalidità, indicate nel documento “Proposte per una revisione della spesa pubblica (2014-16)” del Commissario Carlo Cottarelli del marzo 2014 individuavano un risparmio per 400 milioni di euro.
Osservando i dati regionali – non sono disponibili quelli del Trentino-Alto Adige e della Valle d’Aosta – si rileva che oltre la metà (53,7%) delle prestazioni agli invalidi civili si concentrano in cinque regioni: Lombardia con 351.955 prestazioni (12,7%), Campania con 328.154 (11,8%), Sicilia con 291.630 (10,5%), Lazio con 282.940 (10,2%), che sono le prime quattro regioni per popolazione, seguite dalle Puglia con 237.254 prestazioni (8,5%).
Misurando l’incidenza delle prestazioni agli invalidi civili sulla popolazione si rileva una ampia variabilità regionale: in Sardegna si registrano 675 prestazioni ogni 10.000 abitanti, il 44,5% in più rispetto alla media nazionale; troviamo poi la Calabria con 673 prestazioni/10.000 ab. (44,1% in più) e l’Umbria con 644 prestazioni/10.000 ab. (37,9% in più). All’opposto troviamo la Lombardia, la regione più popolosa d’Italia, con 353 prestazioni/10.000 ab., un valore quasi dimezzato rispetto a quello della Sardegna ed inferiore di un quarto rispetto alla media italiana (24,4% in meno).
Nel Mezzogiorno si concentra il 44,1% delle prestazioni agli invalidi civili, ma si contano 586 prestazioni ogni 10.000 abitanti, un quarto più della media (25,5%) mentre nel Centro-Nord si concentrano il 55,9% di queste prestazioni, ma si contano 402 prestazioni/10.000 ab., il 13,9% in meno della media.
Le prestazioni agli invalidi civili per regione di residenza del titolare
Anno 2013-pensioni per 10.000 ab. – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati
I dati di dettaglio all’interno del Rapporto annuale ‘Nutrire la piccola impresa, energia per la crescita”
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