1 Giugno 2015, h. 11:25
La scure di Bruxelles su reverse charge e split payment
Il verdetto tanto atteso è arrivato il 22 maggio. Da Bruxelles, la Commissione europea ha bocciato l’estensione del meccanismo di ‘reverse charge’ alla grande distribuzione. Una doccia fredda su una delle due misure varate dal Governo Renzi in materia di Iva, l’altra è lo split payment, che colpiscono la liquidità delle imprese e sulle quali Confartigianato da mesi sta dando battaglia.
Il no di Bruxelles conferma le ragioni di Confartigianato: le deroghe al sistema di riscossione frazionato dell’IVA possono essere concesse solo quando sono l’unica alternativa agli ordinari controlli per combattere l’evasione del tributo. E, nel caso del reverse charge, secondo l’Europa, non può essere usato sistematicamente per mascherare la sorveglianza inadeguata delle autorità fiscali di uno Stato.
Una motivazione che, secondo Confartigianato, si adatta perfettamente anche al caso dello split payment, il meccanismo in vigore da gennaio, in base al quale gli Enti pubblici versano direttamente allo Stato, e non alle aziende fornitrici, l’imposta sugli acquisti di beni e servizi. E così, le aziende rimangono in credito di Iva e devono aspettare mesi prima di vedersela rimborsata.
Ora, dopo la bocciatura del reverse charge, anche sullo split payment pende il giudizio della Commissione europea.
Proprio a Bruxelles Confartigianato si era rivolta per contestare questa misura che, in nome della lotta all’evasione fiscale, priva le aziende oneste di un bel po’ di liquidità e consente allo Stato di fare cassa. La Confederazione ha calcolato che la norma sui crediti Iva costa alle imprese 230 milioni di euro. In particolare, nel febbraio scorso, i costruttori di Anaepa Confartigianato hanno segnalato ai Commissari europei interessati alla materia l’impatto negativo sulle imprese e la scelta dell’Italia di applicare lo split payment senza aspettare il parere positivo di Bruxelles. Parere necessario visto che si tratta di una misura di deroga in materia di Iva. Per Confartigianato lo split payment non rispetta i principi che giustificherebbero la deroga: non è una misura temporanea e non è necessaria per combattere l’evasione fiscale, visto che coinvolge imprenditori che già emettono fattura elettronica. E, dulcis in fundo, non c’è proporzione tra i vantaggi per lo Stato e i costi a carico delle imprese.
Insomma, sullo split payment l’Italia ha fatto il passo più lungo della gamba e, ora, sulla legittimità della sua applicazione, non resta che attendere il giudizio dell’Europa.
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