20 Aprile 2015, h. 13:32
Documento di economia e finanza: una cornice da riempire riducendo le tasse
“Non ci sono tasse nuove, anzi è finito il tempo delle tasse da aumentare”. Con queste parole, il 10 aprile, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha aperto la conferenza stampa per presentare il Documento di Economia e Finanza appena approvato dal Consiglio dei Ministri. Una dichiarazione, quella del Premier, che ha acceso speranze ma anche polemiche, perché se davvero non ci saranno nuove tasse, rimane prioritario ridurre quelle che oggi pesano sulle spalle degli imprenditori. E’ altrettanto vero che il Documento di economia e finanza non ha il compito di stabilire le misure per intervenire concretamente. Piuttosto fotografa la situazione del Paese, tracciando le prospettive dei prossimi tre anni. Con obiettivi più che ambiziosi: sostenere la ripresa economica evitando aumenti del prelievo fiscale e insieme rilanciando gli investimenti; avviare il debito pubblico (in rapporto al PIL) su un percorso di riduzione, consolidando così la fiducia del mercati e riducendo la spesa per interessi; favorire investimenti e iniziative per un deciso recupero dell’ occupazione nel prossimo triennio.
Una sorta di cornice, insomma, dentro la quale il Governo deve inserire gli interventi per rilanciare davvero e finalmente l’economia del Paese. E da fare ce n’è un bel po’. Confartigianato non risparmia le indicazioni: “Ci aspettiamo, di anno in anno – sostiene il Segretario Generale Cesare Fumagalli – una riduzione della pressione fiscale che, però, non è ancora all’orizzonte. Ci preoccupa che il mantenimento dichiarato della pressione fiscale, se fosse accompagnato dalla revisione delle tax expenditures, in particolare quelle che sostengono alcuni settori come ad esempio l’autotrasporto merci, rischierebbe davvero di determinare un ulteriore incremento della tassazione. E, dopo sei anni di crisi, le imprese non reggerebbero più”.
Insomma, secondo Confartigianato, la strada tracciata dal Governo con il Def deve avere una direzione obbligata, che è quella di diminuire il peso della tassazione sugli imprenditori. “La partita – aggiunge Fumagalli – è di quelle decisive per le imprese. Il cuore del problema è un livello di imposizione fiscale che, mantenuto alle attuali quantità, blocca la competitività. La mancata ripresa della domanda interna è direttamente legata a questo. L’export può dare una mano per le aziende che portano merci sui mercati globali, ma se non riprende la domanda interna, se la pressione fiscale non si allenta, à difficile che si possa innescare il circuito virtuoso della ripresa. Noi finora non l’abbiamo ancora vista avviarsi”.
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