30 Marzo 2015, h. 16:46
Da Bruxelles non c’è ancora il via libera allo split payment italiano
L’Italia non ha fatto i conti con l’Europa. E stavolta i conti ammontano a circa 900 milioni di euro e riguardano l’Iva che l’Erario prevede di incassare sulle fatture delle imprese che lavorano per la pubblica amministrazione. Stiamo parlando dello split payment, il meccanismo in vigore da gennaio, in base al quale gli Enti pubblici versano direttamente allo Stato l’imposta sugli acquisti di beni e servizi, e non alle aziende fornitrici. E così, queste ultime rimangono in credito di Iva e devono aspettare mesi prima di vedersela rimborsata. Fin da gennaio, con un’agguerrita campagna stampa (vedi ‘Il Sole 24 Ore’), Confartigianato e Rete Imprese Italia hanno fortemente contestato questa misura che, in nome della lotta all’evasione fiscale, priva le aziende oneste di un bel po’ di liquidità e consente allo Stato di fare cassa. La Confederazione ha calcolato che la norma sui crediti Iva costerà alle imprese 230 milioni di euro (leggi articolo sul ‘Corriere della Sera’). Da parte loro, i costruttori di Anaepa Confartigianato, una delle categorie più colpite, hanno lanciato una petizione on line contro lo split payment.
Grazie alla battaglia di Confartigianato, a febbraio l’impatto dello split payment è stato attenuato con una norma che prevede di anticipare alle imprese appaltatrici il 20% dell’importo dei lavori.
Ma l’azione confederale è arrivata anche a Bruxelles. In particolare, nel febbraio scorso, i costruttori di Aanepa Confartigianato, insieme con le altre sigle imprenditoriali del settore, hanno segnalato ai Commissari europei interessati alla materia l’impatto negativo della norma sulle imprese e la scelta dell’Italia di applicare lo split payment senza aspettare il parere positivo di Buxelles. Parere necessario visto che si tratta di una misura di deroga in materia di Iva.
La risposta europea al dossier inviato da Confartigianato non si è fatta attendere. L’11 marzo, dagli Uffici del Commissario Ue per gli affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane, Pierre Moscovici, è arrivato il chiarimento sulla vicenda: “Qualsiasi provvedimento di deroga in materia di Iva – si legge nella lettera di risposta ricevuta da Anaepa Confartigianato – può essere legittimamente applicato in uno Stato membro soltanto dopo che il Consiglio europeo ha adottato all’unanimità una proposta della Commissione a tale riguardo”. E, al momento, il Consiglio europeo non si è ancora espresso. Come dire, insomma, che sullo split payment l’Italia ha fatto il passo più lungo della gamba e che sulla legittimità della sua applicazione pende ancora il via libera dell’Europa.
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