19 Febbraio 2015, h. 14:07
Banche popolari: Rete Imprese Italia boccia la riforma
Un provvedimento al di sotto delle aspettative e ancora lontano dallo scatto che permetta di agganciare la ripresa. Così i rappresentanti di Rete Imprese Italia hanno commentato le disposizioni contenute nel DL 3/2015 (il cosiddetto ‘Investment Compact) nel corso di un’Audizione parlamentare svoltasi il 18 febbraio presso le Commissioni riunite X e VI della Camera dei Deputati.
Per quanto riguarda gli investimenti, le misure sono giudicate poco rilevanti e orientate ad imprese di grandi dimensioni, mentre sono necessari interventi capaci di intercettare le potenzialità dei piccoli imprenditori con strumenti semplici e facilmente accessibili. A questo proposito le complessità messe in campo con la “Nuova Sabatini” dimostrano quanto si sia ancora lontani dall’obbiettivo.
Rete Imprese Italia ha sottolineato la necessità di interventi per favorire la patrimonializzazione delle piccole imprese, favorendo la detassazione degli utili reinvestiti in azienda e una revisione dei tempi di ammortamento degli investimenti.
A proposito di credito, Rete Imprese Italia auspica un intervento finalizzato a razionalizzare funzioni e modalità di intervento del Fondo Centrale di Garanzia per le Pmi, uno strumento istituito “allo scopo di offrire una parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di credito a favore delle piccole e medie imprese” (Legge n. 662/96, art. 2, comma 100, lettera a), diventato ormai strumento di sostegno degli intermediari finanziari.
Negativo il giudizio sulla riforma delle banche popolari che, secondo Rete Imprese Italia, sottende la rinuncia alle banche in forma cooperativa in favore di un modello di industria bancaria ‘a taglia unica’. In questo modo, ci si priverebbe di una modalità peculiare di erogare il credito alle imprese a partire dalla organizzazione di una forma virtuosa di ‘finanza di territorio’ che fa perno su un’idea forte di coesione territoriale, un modello che organizza raccolta ed impieghi valorizzando la ricerca di una forma virtuosa dell’incontro tra domanda ed offerta di credito.
Secondo Rete Imprese Italia, con la trasformazione in società per azioni delle banche popolari di maggiori dimensioni, c’è il rischio che venga snaturato il loro ruolo di attenzione e di sostegno ai territori nei quali sono insediate, allontanandole dai bisogni delle imprese. Il valore delle banche maggiormente ancorate al territorio sta soprattutto nella loro capacità e sensibilità non solo nel raccogliere numeri, ma anche informazioni qualitative sull’impresa e sull’imprenditore, sul suo excursus professionale e personale. Un Paese con milioni di piccole imprese e con grandi differenze tra territori, ha sempre più bisogno di una pluralità di soggetti creditizi solidi che abbiano vocazione e interesse a partecipare attivamente allo sviluppo di tutte le sue componenti.
Due i rischi derivanti dalla riforma indicati da Rete Imprese Italia: da una parte, è prevedibile una riduzione delle risorse destinate all’imprenditoria locale, così come avvenuto con l’introduzione dei Sistemi Interni di Rating nelle Banche; dall’altra, la riforma renderebbe le banche popolari trasformate in SpA contendibili, quindi acquistabili anche, e soprattutto, da operatori esteri, ossia da soggetti che perseguono ben altre finalità, essendo orientati alla massimizzazione degli utili da distribuire.
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