20 Gennaio 2015, h. 19:00
JOBS ACT – Rete Imprese Italia: “Finalmente intervento di riforma strutturale”
“Rete Imprese Italia apprezza lo sforzo del Governo di riformare complessivamente il mercato del lavoro, cercando di conciliare la flessibilità del sistema produttivo, indispensabile per la competitività, e la massima protezione nel mercato del lavoro”. Lo ha dichiarato il presidente di Rete Imprese Italia, Daniele Vaccarino, nell’audizione tenuta oggi al Senato sul Jobs Act.
“Valutiamo positivamente – ha proseguito Vaccarino – l’eliminazione della reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Altrettanto positiva è la conferma dell’attuale sistema risarcitorio, senza aumenti di costi, per le imprese con meno di 16 dipendenti, mentre per le imprese più grandi andrebbe ridotta la misura massima dell’indennizzo in coerenza con la legislazione di altri paesi europei. In particolare, apprezziamo la principale finalità di sostenere le assunzioni stabili incentivando e rendendo più conveniente il contratto a tempo indeterminato e la discontinuità operata nei confronti della Legge n. 92/2012, la quale erroneamente riteneva di incentivare il ricorso al contratto a tempo indeterminato attraverso pesanti interventi di aumento del costo del lavoro del contratto a termine”.
Vaccarino ha chiesto che “il nuovo regime di tutela sia applicato anche ai lavoratori apprendisti, per continuare a valorizzare questo importante istituto”.
“Per salvaguardare e valorizzare la bilateralità del comparto artigiano – ha sottolineato – Rete Imprese Italia ritiene indispensabile rendere strutturale l’integrazione fra risorse pubbliche e risorse derivanti dai contratti collettivi, per garantire la piena operatività dei Fondi di solidarietà bilaterali, come quello costituito dall’artigianato, attraverso un incremento dello stanziamento finanziario”.
“Nel settore terziario, dove già trova applicazione la Cigs per il commercio sopra i 50 dipendenti – ha concluso Vaccarino – per le altre imprese è entrato recentemente in vigore il cosiddetto Fondo Residuale. Per queste realtà ferma la prospettiva di poter costituire presso l’Inps un Fondo bilaterale nazionale, c’è bisogno di completare il quadro applicativo riferito a questa tipologia di fondo, consentendo anche la portabilità dei contributi che oggi le aziende versano al Fondo residuale”.
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